Pensare meno.. agire di piu'.

Aperto da maxcavezzi, 04 Agosto 2010, 15:31:13

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n00b

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Si pensa anche per razionalizzare il contesto.. la razionalità che abbiao è limitata, ci sono troppe variabili che incidono e non abbiamo le necessarie capacità per prevederle tutte.. però pensare non è solo paura ma anche far aumentare le probabilità di successo confrontando situazioni problematiche con altre in cui siamo stati vincenti, non funzionerà al 100% ma magari all'80 si. :coolsmiley:

The Legend

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Però a volte si agisce e si fa una figura di cacca...
se non hai un pò di "coglioni" poi non ti butti più, devi avere un forte "stimolo".

Come già detto il "blocco" è determinato spesso da uno o più fattori profondi e intensi, che devono essere o riscritti o evitati.
E ognuno di noi ha il SUO blocco e il SUO modo... per quanto consigli-valori-convinzioni siano spesso comuni.
L'attrazione non è una scelta.

Il gioco non è uno schema ma nasce e si evolve.

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Citazione di: kant il 09 Agosto 2010, 21:37:44
E' ovvio che la mia non è una critica assoluta verso il pensiero, anche perchè è grazie a quello che l'uomo è ciò che è diventato.
E' una critica relativa a quel pensare che blocca l'azione.
Il valore evolutivamente vincente è l'azione, è grazie a questa che l'uomo cambia il mondo circostante. Anche se sconsiderata e pazza. Anche se contraria alla logica (del momento), anzi, proprio quella rivoluzionaria e ribaltatrice dello status quo è evolutivamente vincente ed è quindi una valore che attrae le donne.

Il pensiero di per sè, indipendente dall'agire, è proprio di chi il mondo lo guarda e quindi è proprio dei perdenti.

La prima cosa che una donna valuta in un uomo è la predisposizione all'azione e il grado di paura che si di fronte a questa. Poi valuta la sua capacità di pensare.
Confondi la causa con l'effetto.
Chi agisce senza pensare (o aver prima pensato) è l'incoscente, colui che ignora le conseguenze, o colui che non ricorda il dolore, la sofferenza o la punizione. Insomma, un uomo patologico.
L'agire senza pensare, parte dall'aver già pensato, e quindi dall'aver metabolizzato che l'azione che si va ad intraprendere comporta rischi superabili.
Citazione
E' per questo che i secchioni, i filosofi, gli introversi (con un bel mondo dentro di loro fatto di idee superiori alla massa) si fanno tante seghe. Ed e' per questo che i tamarri strafottenti della matrice sociale e pronti ad agire anche solo in maniera anticonformistica scopano di più.
Anche qui, confondi la causa con l'effetto: secchioni filosofi ed introversi non scopano più dei tamarri perchè si trincerano in un mondo di nicchia per non essersi dimostrati adatti ad affrontare un mondo più "selvaggio".
Denotano quindi carenze a livello di fondamentali, e di alcuni valori adattativi.

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Kant

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Citazione di: TermYnator il 02 Ottobre 2010, 21:21:27
Confondi la causa con l'effetto.
Chi agisce senza pensare (o aver prima pensato) è l'incoscente,



Concordi con me nel ritenere propria nella natura di ogni essere maschile la predisposizione all'incoscienza nell'età adolescenziale?
Ovvero concordi nel concludere, dopo averli osservati, che gli adolescenti hanno una attitudine a compiere atti incoscenti per spiccare nel gruppo e attirare l'attenzione delle femmine? Oppure per essere più sicuri di avvicinarci al vero sostituiamo il termine incoscente con anticonformista.
I giovani maschi tendono a raggiungere uno status superiore compiendo atti che vanno contro la matrice culturale al fine di dimostrare il proprio coraggio e la propria personalità per apparire più attraenti agli occhi delle giovani donne.
Boh non so di esempi ne avrei tantissimi, eppure ognuno di voi ne ha se ripensa a quegli anni.
Quella voglia di dimostrarsi superiori alle imposizioni sociali, di ribaltare l'ordine delle cose e di fare le "bravate" serve a dimostrare di non aver paura e di essere capaci di prendersi le responsabilità del proprio agire, ma ancor prima è metafora della capacita di agire in se e per sè. Di saper agire davanti ad un avversità, di saper agire contro gli altri, e di saper agire per conquistarsi un ruolo e difendere le proprie partner.
E' una tendenza, che come del resto ogni comportamento umano, ha carattere filogenetico e difatti è presente in tutte le culture umane.
Nelle tribù primitive o che vivono ancor oggi a quel livello l'entrata nel novero degli uomini avviene per esempio dopo il supermento di prove di coraggio, come per esempio partire nella giungla in solitaria e tornare dopo 3 settimane con 5 scalpi di gorilla.
Nella nostra società queste prove non esistono più, eppure le donne valutano gli uomini attraverso gli stessi criteri.

Ora, la domanda è: quegli atti, anticonformistici e incoscienti alle volte, quelle "bravate", sono fatte dopo un attenta valutazione razionale delle conseguenze, o sotto una spinta istintiva ed emotiva che esula da un pensiero propedeutico atto a valutare i rischi?
Io credo che la risposta stia nella seconda opzione.
Tra l'altro non posso documentarlo adesso, ma è stato dimostrato che al momento in cui un uomo vede una bella donna, scatta un meccanismo di produzione di certi ormoni che aumentano il livello di adrenalina e cose simili che lo inducono a fare cose stupide (in generale). In realtà è una predisposizione filogenetica innata che trova ragion dell'essere nel dimostrare il proprio valore tramite il coraggio.

Ogni uomo sente questa spinta rivoluzionaria e trasgressiva in età giovanile, ma alcuni (la maggior parte) non riesce a trovare la forza di agire senza pensare, ovvero di "buttarsi" e sfidare la regole e le imposizioni. Forse a causa di uno sviluppo che ha leso la sua autostima in qualche modo,o forse (chissà) per una "forza" genetica inferiore.
Fattostà che non trova questa forza. E allora pensa.
Pensa ai perchè e ai percome, cerca di valutare i rischi e la possibilità di aggirarli qualora si presentino. Ovvero, si fa le cosidette "seghe mentali".
Ed ecco che i giovani maschi coraggiosi attirano le attenzioni delle donne, mentre gli altri no. Anzi, iniziano ad interrogarsi ancor di più su questo, ed iniziano a pensare ancor di più a ciò che manca. Da qui entrano in una spirale di pensieri ossessivi che portano solo ad aumentare le variabili e quindi le paure. Ovvero: si fanno ancor più seghe mentali e diventano dei seghimentalosi. Ovvero, ciò che le giovani donne ripudiano.
L'agire senza pensare parte dalla fiducia presa di volta in volta, ma non certo da un pensiero a monte.
In seduzione per esempio, è ciò che fanno i natural: non pensano per nulla, e non lo hanno mai fatto. Non lo hanno fatto la prima volta, e nemmeno la 30esima. Anzi più vanno avanti e più tutto viene ancor piu naturale.
Invece chi non lo ha fatto la prima volta, ma è tornato a casa pensando a come avrebbe potuto fare, e a perchè non lo ha fatto, la seconda volta crederà di dover pensarci ancor meglio, e via via, fino a che il pensiero paralizza l'azione, perchè il tentativo di eviscerare tutti i potenziali rischi (poichè c'è la paura di agire senza pensare, ovvero buttarsi), causa la nascita per forza di cose di nuove variabili e quindi di nuove paure.






Kant

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Tra l'altro proprio adesso ho letto quel che ha postato Ex. su Gigi Rizzi e che conferma quanto ho scritto sopra:

http://seduzioneitaliana.com/forum/generale/psycho-seduction-il-lato-folle-della-seduzione/75/?topicseen

TermYnator

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Citazione di: kant il 03 Ottobre 2010, 03:39:33
Concordi con me nel ritenere propria nella natura di ogni essere maschile la predisposizione
all'incoscienza nell'età adolescenziale?
Ovvero concordi nel concludere, dopo averli osservati, che gli adolescenti hanno una attitudine a
compiere atti incoscenti per spiccare nel gruppo e attirare l'attenzione delle femmine? ...(cut)...

Riassumendo, tu teorizzi che la spinta a fare cose senza pensare degli adolescenti, sia la dimostrazione
dell'esistenza di una pulsione primordiale all'agire, per domostrare coraggio, padronanza etc, e che
questa tendenza abbia una valenza seduttiva. Chi pensa, posticipando l'azione al pensiero, perderebbe
questo aspetto seduttivo.
Il ragionamento potrebbe anche filare, se non fosse che il contesto che usi per trarre la tua tesi, è
viziato (tornando alla diatriba sulla scientificità dello studio dei comportamenti seduttivi).
Per dimostrarti perchè sostengo questo, cominciamo con il definire cosa sia un adolescente.
L'adolescenza, è un difficile periodo della vita umana, nel quale dallo stato di bambino, l'essere umano
passa a quello di adulto. In questa fase critica, il bambino subisce l'amplificazione di alcuni
comportamenti (aggressività, ed atteggiamenti sessuali), ma non possiede ancora gli strumenti per
controllarli come fa invece un adulto.
La "novità" rispetto allo stadio infantile, non viene vissuta solo a livello di sensazioni, ma anche a
livello di possibilità; un adolescente, in genere è gia cresciuto, e pensa (vedendosi) di poter fare
tutto ciò che fanno gli adulti. Ed il più delle volte, se ne ritiene capace.
Un adolescente, quindi, è generalmente una persona con le possibilità e le pulsioni degli adulti, ma
completamente privo dell'esperienza di questi ultimi.
Il lato che più colpisce dell'adolescenza, è il tentativo di dimostrare di appartenere al'età adulta,
spesso esagerandone i comportamenti: le sbornie adolescenziali, il fatto di cominciare a fumare o il
lanciarsi in folle corse con la macchina, sono manifestazioni tese a dimostrare di essere dei veri
adulti. Alla base di questi comportamenti, però, spesso c'è la convinzione infantile di uscirne indenne,
di potercela fare: e questa è la causa dei frequenti insuccessi di queste bravate.
Non è un caso, che la mortalità maschile in quel periodo sia piuttosto elevata: colpa del testosterone
malgovernato...
In sintesi, l'adolescenza non può essere usata come contesto sperimentale, in quanto rappresenta
un'eccezione del comportamento umano.

Ma è facile dimostrare le falle della tua tesi, anche procedendo per assurdo: ovvero considerando la fase
adolescenziale come un momento normale.
Quale adolescente trae vantaggio dalla bravata? Di sicuro non quello che muore dopo un incidente
automobilistico, o quello che si aggira mezzo fatto perchè ha bevuto troppo: trae vantaggio dalla
"bravata" colui che in realtà dimostra una capacità.
Ti ricorderai senz'altro del concetto di  "Indicatore di efficienza", riferendomi a comportamenti come la
sicurezza in se stessi, o al social proof.
Ripeto il concetto ad uso di tutti: un indicatore di secondo livello, è un atteggiamento, o una
peculiarità del soggetto, che testimoniano il possesso di determinate qualità.

Fai l'esempio del ragazzo primitivo al quale viene chiesto di riportare la testa del gorilla.
IL test, è una imposizione sociale per scartare dal gruppo chi non ha i requisiti per la caccia o il
combattimento (nel caso la testa, sia quella di un nemico). Se il ragazzo non ha forza, o non è abile,
non basterà certo il suo coraggio per fargli affrontare il gorilla (o il nemico) e sottometterlo: perirà
nell'azione.
Se il ragazzo sa di non essere abbastanza forte, non si lancerà nell'impresa, e verrà emarginato dal
gruppo. Se è stupido invece, si farà condizionare, si butterà (cosciente di non potercela fare) e perirà.
Se il ragazzo ce la fa, e torna con la testa, avrà dimostrato il possesso delle qualità evolutivamente
vincenti, e verrà additato come "coraggioso".
Una volta noto come "coraggioso", gli si attribuiranno automaticamente doti di forza e abilità, e verrà
rispettato. Ma non è il "coraggio" cio che gli consente di ottenere rispetto, quanto il messaggio
contenuto nel titolo di "coraggioso": ovvero il fatto che egli è stato in grado di affrontare e vincere.
Cosa che dimostra il possesso di forza e abilità, che sono invece i valori vincenti a livello evolutivo.
Citazione
L'agire senza pensare parte dalla fiducia presa di volta in volta, ma non certo da un pensiero a monte.
Non necessariamente: l'approccio che descrivi, è tipico della fase infantile. Ma non di quella adulta.
L'adulto, sopravvissuto alla pericolosissima fase adolescenziale, ha acquisito esperienza, e soprattutto

fiducia nelle proprie capacità cerebrali. Va da se, che di fronte ad una situazione nuova, tenda ad
usarle, e quindi a pensare.
Se uno arriva morto di pippe a 25/30 anni, non è facendolo buttare che risolverai i suoi problemi.
A meno che non sia uno scimmione completamente idiota, dovrai sfruttare i suoi canali d'accesso: ovvero
il pensiero.
Dovrai quindi fornigli i giusti presupposti per agire (non li possiede da solo), fargli vedere che non
rischia nulla, e solo una volta che l'impalcatura razionale giustifica il fatto di andare da una
sconosciuta, eliminare l'ultima titubanza dandogli una "spintarella".
Un esempio di spintarella, è l'infilare un ragazzo bloccato in un set, per poi sparire :)
Citazione
In seduzione per esempio, è ciò che fanno i natural: non pensano per nulla, e non lo hanno mai fatto. Non
lo hanno fatto la prima volta, e nemmeno la 30esima. Anzi più vanno avanti e più tutto viene ancor piu
naturale.
Gia. Ma i natural hanno perso i freni inibitori da adolescenti, non da adulti...
Citazione
Invece chi non lo ha fatto la prima volta, ma è tornato a casa pensando a come avrebbe potuto fare, e a
perchè non lo ha fatto, la seconda volta crederà di dover pensarci ancor meglio, e via via, fino a che il
pensiero paralizza l'azione, perchè il tentativo di eviscerare tutti i potenziali rischi (poichè c'è la
paura di agire senza pensare, ovvero buttarsi), causa la nascita per forza di cose di nuove variabili e
quindi di nuove paure.
Determinato che è del tutto inutile agire senza pensare (non è una caratteristica evolutivamente
vincente, mentre lo sono il pensare ed il creare), rimane da affrontare quest'ultima questione:
cosa si fa dopo un palo?
Semplice: si analizza il proprio comportamento, e si tenta di modificarlo.
E questa, è un'attività riservata a chi usa il cervello.

Update sull'istinto.
L'istinto, è in estrema sintesi un algoritmo scritto nel dna. Come tale, è un qualcosa di estremamente
rigido. Se l'istinto ha degli ambiti nei quali risulta efficiente, a maggior ragione deve esserlo il
pensiero una volta conosciuto l'algoritmo istintivo.
Ecco perchè la seduzione può e deve essere affrontata con un approccio scientifico:
se non riconosciamo che l'istinto è un algoritmo semplice e meccanico rispetto alla flessibilità del
pensiero, dobbiamo considerare che Lucy, era più evoluta di noi.
Il che, è un paradosso evoluzionistico evidente.

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n00b

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Citazione di: TermYnator il 04 Ottobre 2010, 03:38:24
Determinato che è del tutto inutile agire senza pensare (non è una caratteristica evolutivamente
vincente, mentre lo sono il pensare ed il creare)

Quoto in pieno, infatti chi si costruisce uno status lo fa usando il cervello io faccio sempre due esempi: berlusconi e brunetta.. mi dite quando mai scoperebbero se non si fossero creati (col pensiero) uno status sociale vincente?

Citazione di: TermYnator il 04 Ottobre 2010, 03:38:24
Update sull'istinto.
L'istinto, è in estrema sintesi un algoritmo scritto nel dna. Come tale, è un qualcosa di estremamente
rigido. Se l'istinto ha degli ambiti nei quali risulta efficiente, a maggior ragione deve esserlo il
pensiero una volta conosciuto l'algoritmo istintivo.

secondo te che ruolo gioca l'istinto?
io ho provato su di me che il pensare per come sono tarato io serva a non sbagliare, ma non mi dà dei vantaggi seduttivi nel senso che il pathos lo raggiungo più con atteggiamenti istintivi e fisici tipo prendere la mano, abbracci, baci
e ti dirò... spesso mi capita di avvertire, istintivamente credo, uno scambio; una sensazione come le famose "farfalle nello stomaco" ma più lieve quasi imperecettibile e ogni volta che l'avverto so che posso baciare la HB ed è matematico che ci stia.
Invece quando quell' "indicatore" non c'è può essere si o può essere no

Kant

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#22
Citazione di: TermYnator il 04 Ottobre 2010, 03:38:24
Riassumendo, tu teorizzi che la spinta a fare cose senza pensare degli adolescenti, sia la dimostrazione
dell'esistenza di una pulsione primordiale all'agire, per domostrare coraggio, padronanza etc, e che
questa tendenza abbia una valenza seduttiva.


E' la tendenza all'azione che ha una valenza evolutiva, e di conseguenza è un "programma innato" in ogni uomo che inizia ad essere operativo da subito, i bambini (maschi) giocano con le costruzioni e si picchiano all'asilo, ma esplode nel momento della maturità sessuale, quando il giovane uomo deve essere valutato dalle donne.


Citazione di: TermYnator il 04 Ottobre 2010, 03:38:24

Chi pensa, posticipando l'azione al pensiero, perderebbe
questo aspetto seduttivo.


Si lo perde di regola, ma non perchè il pensiero non apporti qualità all'azione di per sè. Anzi, è ovvio che il pensiero in valore assoluto può solo migliorare l'azione.
Lo perde perchè il pensiero blocca l'azione e ne riduce la limpidezza, qualora sia stato elucubrato da chi ha paura di agire e usa il pensiero propedeutico come appiglio per trovare il coraggio.


Citazione di: TermYnator il 04 Ottobre 2010, 03:38:24
In sintesi, l'adolescenza non può essere usata come contesto sperimentale, in quanto rappresenta
un'eccezione del comportamento umano.

L'adolescenza non è un'eccezione del comportamento umano. E' un momento.
Se tutti i momenti fossero eccezioni allora non sarebbe possibile studiare il comportamento (o per essere più precisi, le cause del comportamento).
Non c'è un momento nella vita di un uomo in cui qualcosa sia uguale ad un altro.
Ma comunque.... la mia non è mai stata una discussione circa lo sviluppo ontogenetico di un individuo maschio, ma circa il suo sviluppo filogenetico. E' ovvio che le due cose siano correlate e di molto, però qua si sta parlando di come l'attitudine all'azione sia un adattamento evolutivamente vincente e come tale sia stato perpertrato dalla selezione naturale attraverso una linea filogenetica nella specie umana. E di come siano i maschi ad esserne rappresentanti, e di come siano le donne a trovare attraente questa caratteristica.
Anzi, di come sia la primaria caratteristica che una donna cerchi in un uomo.
Senza azione non si cambia il mondo. L'azione viene prima del pensiero.
E c'è una dimostrazione evolutiva anche a questa tesi, poichè la mente (ovvero cioè che crea il pensiero) è un insieme di moduli computazionali dominio-specifici costruiti (o meglio selezionati) dall'evoluzione per risolvere problemi. Ma questo significa che tali moduli siano nati successivamente all'azione.

Ora sto calcando la mano con questa storia dell'azione vs pensiero solo perchè ritengo che alla base di tutto ci sia la prima. Non perchè il secondo non abbia secondo me valenza evolutiva. Certo che lo ha. Tra chi agisce, colui che si riproduce di più è il più creativo, ed è grazie a lui che la mente si è evoluta.


Dunque hai ragione nel sostenere che attraverso l'azione si possa discernere tra chi possiede altre abilità e chi no. Ma è solo dopo aver agito che questo è possibile. Quindi l'attitudine ad agira sta a monte.


Citazione di: TermYnator il 04 Ottobre 2010, 03:38:24
Se il ragazzo sa di non essere abbastanza forte, non si lancerà nell'impresa, e verrà emarginato dal
gruppo. Se è stupido invece, si farà condizionare, si butterà (cosciente di non potercela fare) e perirà.




Ecco. E' quello che volevo dire. In entrambi i casi per quel ragazzo saranno seghe.
Se non si è abbastanza forti o stupidi si è destinati a morire o comunque a non riprodursi.
Ma cos'è la forza? solo la forza fisica? No...
Quel ragazzo potrebbe essere anche molto forte fisicamente, ma cagarsi addosso e non partire per la giungla.
Dunque avrebbe di sicuro delle qualità evolutivamente vincenti ( è grosso, robusto, forte, quindi sano), ma gli manca la principale: l'attitudine al fare. Ovvero, i coglioni.

Citazione di: TermYnator il 04 Ottobre 2010, 03:38:24
Se il ragazzo ce la fa, e torna con la testa, avrà dimostrato il possesso delle qualità evolutivamente
vincenti, e verrà additato come "coraggioso".


Esatto... ma a monte avrà dimostrato di non aver paura di fare.
E guarda.. quel ragazzo parte per la giungla non dopo un attenta valutazione del percorso che dovrà fare. Quel ragazzo poichè è adolescente, è inesperto della vita. Non sa bene cosa gli aspetterà nella giungla. Eppure gli è richiesto di partire, ma non dopo mesi di studio con i vecchi, non dopo un pensiero teso a eviscerare tutti i dubbi e rischi. Gli è richiesto di partire cosi, subito, su due piedi.
Anzi, se farà troppe domande circa la prova che lo aspetta dimostrerà di cagarsi addosso. Il vero uomo è colui che parte nella giungla.


Infine... per ribadire come l'attitudine all'azione sia l'adattamento evolutivo primario, e come le donne lo valutino tale, ti cito:

L'hai detto tu stesso quando ti è stato chiesto di riassumere in una frase il senso della seduzione:

La seduzione è l'arte di osare.

Non hai scritto la seduzione è l'arte della tattica, non hai scritto la seduzione è l'arte del pensiero.
Hai scritto la seduzione è l'arte di osare.
Osare = agire alla terza.
Inoltre.. osare = Avere il coraggio di fare qlco. di audace, di rischioso. (dizionario).


Infine, che cos'è il genio? Pensiero o azione?

Faccio sempre ciò che non so fare, per imparare come va fatto.
Vincent Van Gogh


Ultima modifica: 04 Ottobre 2010, 11:15:34 di kant

Acqua

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Bella la discussione tra Kant e TermY, faccio da libra.


PENSIERO vs. AZIONE

Il pensiero può essere spiegato come anticipazione mentale di un'azione e delle sue conseguenze, per capirci una specie di simulazione di ciò che potrebbe essere. L'azione invece è la concreta attuazione di schemi motori (incluso il parlare).
Lo sviluppo dell'individuo può avvenire anticipando il pensiero all'azione, come sostiene TermY (ossia valuto un ventaglio di possibilità che ho, scelgo la migliore in base alle possibili conseguenze e la metto in atto); può avvenire anche (Kant) agendo prima di pensare e correggendo il tiro (apprendimento per rinforzo).
Se volete referenze trovate la prima versione nella psicologia europea e la seconda nella psicologia americana. La terza via sta nel considerare i due processi come concomitanti, anche perchè dovuti ad aree diverse del cervello che possono lavorare in sinergia (rispettivamente la neocorteccia e il tronco - da notare che rispecchiano due fasi diverse dell'evoluzione).

Osservazioni:

1 - Non esiste differenza netta tra azione e pensiero. Molti processi sono una via di mezzo (fare prove di recitazione a voce alta davanti allo specchio cos'è?).

2 - Azione e pensiero non avvengono in fasi del tutto distinte.

3 - L'azione sostenuta da pensiero vale quanto il pensiero sostenuto da azione, in rapporto circolare e non lineare.


IL CORAGGIO

IMHO esistono due forme di coraggio, anche qui non del tutto distinguibili. Queste due forme ricalcano la discussione di cui sopra. La prima è del coraggio calcolato, ossia agire dopo aver ponderato bene i rischi che ci si prende. La seconda del coraggio incosciente, ossia buttarsi a pesce per poi valutare le conseguenze. Mi pare che entrambe giochino un ruolo fondamentale nel comportamento del seduttore. Ci saranno personalità che tendono più a una che all'altra, ma dire che una è migliore o più utile è solo a difesa della propria autostima. Personalmente sono un calcolatore e manco di coraggio incosciente, per cui ci sto lavorando.


Acqua
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Citazione di: Acqua il 04 Ottobre 2010, 11:44:41
Bella la discussione tra Kant e TermY, faccio da libra.

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Citazione di: Acqua il 04 Ottobre 2010, 11:44:41

PENSIERO vs. AZIONE

Il pensiero può essere spiegato come anticipazione mentale di un'azione e delle sue conseguenze, per capirci una specie di simulazione di ciò che potrebbe essere.

Quoto. il pensiero serve a spianare il campo costrendo un modello realisticamente vincente "simulando" ma nulla va come pianificato ed è lì che entra in gioco il savoir faire (azione)  Azn

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#26
Citazione di: kant il 04 Ottobre 2010, 11:11:39
E' la tendenza all'azione che ha una valenza evolutiva, e di conseguenza è un "programma innato" in ogni uomo che inizia ad essere operativo da subito, i bambini (maschi) giocano con le costruzioni e si picchiano all'asilo, ma esplode nel momento della maturità sessuale, quando il giovane uomo deve essere valutato dalle donne.

Valore seduttivo/valore evolutivo
Kant, qui il punto non è tanto stabilire cosa prescriva l'evoluzione per sopravvivere, ma cosa sia evolutivamente riconoscibile come valore seduttivo.
Quello che tu definisci "spinta all'azione", in realtà è la spinta a competere. Che si realizza in individui non formati con azioni di tipo primitivo. Esempio classico è il picchiarsi dei bambini.
Anche il cagare poco o troppo sono fondamentali alla sopravvivenza. Nessuno si sognerebbe però di pensare a far DHV sostenendo che caga duro una volta al giorno.
Citazione
L'adolescenza non è un'eccezione del comportamento umano. E' un momento.
Se tutti i momenti fossero eccezioni allora non sarebbe possibile studiare il comportamento (o per essere più precisi, le cause del comportamento).
C'è una pecca in questo ragionamento, dovuta alla misura del fenomeno in oggetto.
L'uomo vive 9 mesi da feto, circa 12 anni da bambino, un paio di anni da adolescente, e POI, arriva allo stadio adulto. Ovvero allo stadio nel quale si riproduce.
Lo studio del comportamento seduttivo non può partire da fasi transitorie o anomale come l'adolescenza:
se vuoi un modello serio, devi rifarti quindi all'età adulta. Ecco perchè, sebbene l'adolescenza sia un momento importante dal punto di vista della genesi del comportamento del singolo adulto, essa sia poco significativa dal punto di vista della modellizazione del comportamento adulto come tale.
Mi spiego. Se un ragazzo subisce violenze sessuali, ci sono buone probabilità che egli veda il suo comportamento da adulto modificato. Ma non sono le modifiche che quel ragazzo subise, a definire il modello comportamentale standard.

Citazione
... però qua si sta parlando di come l'attitudine all'azione sia un adattamento evolutivamente vincente e come tale sia stato perpertrato dalla selezione naturale attraverso una linea filogenetica nella specie umana. E di come siano i maschi ad esserne rappresentanti, e di come siano le donne a trovare attraente questa caratteristica.
Anzi, di come sia la primaria caratteristica che una donna cerchi in un uomo.
Senza azione non si cambia il mondo. L'azione viene prima del pensiero.
E c'è una dimostrazione evolutiva anche a questa tesi, poichè la mente (ovvero cioè che crea il pensiero) è un insieme di moduli computazionali dominio-specifici costruiti (o meglio selezionati) dall'evoluzione per risolvere problemi. Ma questo significa che tali moduli siano nati successivamente all'azione.
L'assunto che hai appena fatto, implica che se accettiamo che l'evoluzione seleziona elementi che forniscono il massimo adattamento, e la massima capacità di sopravvivenza, se in una specie troviamo una componente che prima non c'era, dobbiamo accettare che la nuova caratteristica abbia fornito un adattamento superiore.
Quindi, se siamo partiti come essere d'azione, e ci siamo evoluti come esserei pensanti, quest'ultima caratteristica è un valore evolutivamente vincente, e come late seduttivamente superiore.
Cosa che ho scritto nel post precedente con il paradosso di Lucy.

Citazione
Ecco. E' quello che volevo dire. In entrambi i casi per quel ragazzo saranno seghe.
Se non si è abbastanza forti o stupidi si è destinati a morire o comunque a non riprodursi.
Ma cos'è la forza? solo la forza fisica? No...
Quel ragazzo potrebbe essere anche molto forte fisicamente, ma cagarsi addosso e non partire per la giungla.
Dunque avrebbe di sicuro delle qualità evolutivamente vincenti ( è grosso, robusto, forte, quindi sano), ma gli manca la principale: l'attitudine al fare. Ovvero, i coglioni.
NeIN! Ma in questo passo, c'è il dato mancante che ti porta a pensare che l'azione sia l'arma dimostrativa, e quindi l'arma seduttiva.

Appurato che se il ragazzo non possiede le qualità necessarie, non agirà, e se agisce soccombe.
Per quale motivo un ragazzo cosciente delle proprie capacità non dovrebbe agire?
Introduciamo una piccola nozione: il Tote.
Cosa è un tote?
Un tote è un processo automatizzato che sottende all'azione. L'esempio più tradizionale, è costituito da un ambiente, nel quale è inserito un uomo che legge, con uno stereo acceso. E supponiamo che l'uomo non abbia mai visto uno stereo.
Bene, supponiamo che la musica sia troppo forte. Nell'uomo, si crea una situazione di bisogno (dovuta al fatidio per la musica alta), e quindi la spinta ad agire per riportare la situazione in equilibrio.
Non avendo mai visto uno stereo, si troverà nell'impossibilità di agire. Questo genera una nuova situazione di disequilibrio, che attiverà un altro tote: "chiedere informazioni".
Se non c'è nessuno, l'uomo attiverà un ulteriore tote elementare: allontanarsi (fuga).
Se invece c'è qualcuno, gli verrà spiegato come agire sul potenziometro del volume.
L'uomo proverà, ma non avendo esperienza di potenziometri, non saprà esattamente di quanto girare la manopola. Farà quindi alcuni esperimenti, finchè non stabilisce una correlazione fra sensazione uditiva e immagine del potenziometro. Da questo momento in poi, ogni volta che egli percepirà un disequilibrio dovuto al volume, agirà istintivamente, allungando la mano verso il potenziometro.

Questo è quello che avviene in una persona che ha una corretta educazione all'apprendimento.
Supponiamo ora, di avere una persona con una storia diversa: ad esempio un ragazzo che fin da piccolo, è stato represso ad ogni sua mossa, con la scusa "sei una frana, fai casino, rompi tutto".
Non appena il ragazzo si rende conto che il volume eccessivo, si attiva il primo tote, e sentirà la necessità di agire. Ma lui, a differenza del primo ragazzo, possiede un tote in più: "se agisci sarai punito". Quindi, invece di chiedere info per risolvere il problema, chiederà a qualcuno di abbassare il volume.
Come vedi, entrambi agiscono, ma in modo diverso. Il primo è figo, il secondo è sfigato.
Il ragazzo forte che non va nella giungla, possiede un tote anomalo, che gli impedisce di compiere l'azione prescritta, imponendogli di compierne un'altra, pur cosciente delle conseguenze: essere preso per il culo.
Non è quindi l'azione il valore seduttivo, ma le qualità che dimostri che dimostri con l'azione.
Il ragazzo apparentemente forte, non andando nella giungla, dimostra di sapere di non possedere i requisiti richiesti. Indipendentemente dal fatto che oggettivamente li possegga.
Ecco perchè non seduce.

Citazione
Infine... per ribadire come l'attitudine all'azione sia l'adattamento evolutivo primario, e come le donne lo valutino tale, ti cito:
L'hai detto tu stesso quando ti è stato chiesto di riassumere in una frase il senso della seduzione:
La seduzione è l'arte di osare.

Non hai scritto la seduzione è l'arte della tattica, non hai scritto la seduzione è l'arte del pensiero.
Hai scritto la seduzione è l'arte di osare.
Osare = agire alla terza.
Inoltre.. osare = Avere il coraggio di fare qlco. di audace, di rischioso. (dizionario).

Nessuna contraddizione: e l'ho anche scritto definendo l'osare.
Osare in realtà, è la dimostrazione di possedere capacità superiori, nel fare ciò che gli altri ritengono impossibile. Ma attenzione: la valenza seduttiva dell'osare, è nel successo dell'operazione, non nell'intraprenderla.
Se vai da una che sai ti rifiuterà, e gli pianti una mano nelle tette, non avrai valenza seduttiva.
La valenza seduttiva, l'avrai piantando la mano nelle tette ad una che vorrebbe tu lo facessi, sapendo perfettamente che per timore di uno schiaffo non lo farà nessuno. Puoi anche bluffare, ma deve poi dirti culo.
Una bella differenza...

T
Ultima modifica: 04 Ottobre 2010, 15:23:31 di TermYnator
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Kant

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In una forma più coincisa, poichè temo si stia scappando dal nucleo centrale:


Sostengo che sia stata la spinta ad agire per cambiare la realtà a far nascere il pensiero.
Il quale si configura come un adattamento evoluzionistico di tipo computazionale e modulare volto a risolvere i problemi adattativi. Il pensiero è un mezzo della spinta ad agire. Ovvero la mente è un mezzo della natura umana.

Dunque riconosco pienamente valore al pensiero in sè, sia dal punto di vista evoluzionistico, sia, come conseguenza, dal punto di vista seduttivo.
Solo che viene dopo.
Il pensiero è una conseguenza dell'azione.
Ed è così tutt'ora.
E' la spinta ad agire che provoca il pensiero, e contribuisce alla sua evoluzione, e quindi all'evoluzione umana.
Quindi: il valore evolutivamente primario è l'azione, poichè è questa che crea il pensiero.
E' l'azione il motore dell'evoluzione.
Ed è questa la prima cosa che valuta una donna. La predisposizione all'azione.
Dopo valuta la sua capacità di pensare.

L'azione sconsiderata e incosciente è stata il responsabile primario dell'evoluzione. Senza atti pazzi che ribaltano lo status quo non c'è variabilità e quindi c'è stasi.
E' quello che accade nella musica e nell'arte, che sono due perfette metafore, due perfetti specchi dell'essere umano nel suo profondo.
Le innovazioni in questi campi non sono state pensate. Il genio in questi campi non è un calcolatore.

Sostengo infine che il pensiero addirittura può ritorcersi contro l'azione e bloccarla; nel caso della paura.
Davanti alla necessità di agire, ci sono due tipi di uomini, l'uomo che agisce, con coraggio, osando, accollandosi il pericolo di rischi che non può conoscere nella sua totalità; e l'uomo che ha paura, non agisce, e pensa. Quel tipo di pensiero, scisso dall'azione è sterile e dannoso, proprio perchè non è conseguenza dell'azione.
Il primo tipo di uomo è portatore del carburante per innescare il motore dell'evoluzione. Il secondo no.





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#28
Citazione di: kant il 04 Ottobre 2010, 16:12:35
In una forma più coincisa, poichè temo si stia scappando dal nucleo centrale:
Sostengo che sia stata la spinta ad agire per cambiare la realtà a far nascere il pensiero.
Il quale si configura come un adattamento evoluzionistico di tipo computazionale e modulare volto a risolvere i problemi adattativi. Il pensiero è un mezzo della spinta ad agire. Ovvero la mente è un mezzo della natura umana.
Ma questo lo so perfettamente: e se ti ricordi quello che ho detto sul lungo excursus sulla genesi dei valori cerebrali come risposta adattativa alla fissità dei comportamenti fissati nei geni, non dovresti neanche dirmelo :)
Citazione
Dunque riconosco pienamente valore al pensiero in sè, sia dal punto di vista evoluzionistico, sia, come conseguenza, dal punto di vista seduttivo.
Solo che viene dopo.
Il pensiero è una conseguenza dell'azione.
Ed è così tutt'ora.
E' la spinta ad agire che provoca il pensiero, e contribuisce alla sua evoluzione, e quindi all'evoluzione umana.
Quindi: il valore evolutivamente primario è l'azione, poichè è questa che crea il pensiero.
E' l'azione il motore dell'evoluzione.
Ed è questa la prima cosa che valuta una donna. La predisposizione all'azione.
Dopo valuta la sua capacità di pensare.
Ma perchè non vai oltre la scorza?
a) L'uomo è schiavo della scelta. (Proust)
Concetto che implica il fatto che qualsiasi cosa faccia, tu stai compiendo un'azione.
Se vedi una e la apri, compi un'azione.
Se la vedi e ti ci piazzi davanti senza parlarci, ne compi un'altra.
Entrambi hanno agito, ma perchè uno ha delle opportunità e l'altro no?

Chi va ad aprire, non mostra "coraggio": mostra la sicurezza di andare a parlare.
Ad un livello più profondo, mostra la consapevolezza di poter trattare con le donne.
Ad un livello ancora più profondo, il fatto di avere gia a vuto donne, quindi, indirettamente, di possedere le qualità evolutive atte a sedurle. (Indicatore di II° livello).
Quello che non parla, mostra di non saper cosa dire, ovvero di essere carente di argomenti, vita vissuta e quant'altro. Dimostra cioè di non possedere caratteristiche evolutivamente vincenti!
E' peraltro estremamente facile dimostrare per assurdo che non è l'azione il principio funzionante: altrimenti, violentare una tizia, avrebbe una valenza seduttiva.

Citazione
L'azione sconsiderata e incosciente è stata il responsabile primario dell'evoluzione. Senza atti pazzi che ribaltano lo status quo non c'è variabilità e quindi c'è stasi.
E' quello che accade nella musica e nell'arte, che sono due perfette metafore, due perfetti specchi dell'essere umano nel suo profondo.
Le innovazioni in questi campi non sono state pensate. Il genio in questi campi non è un calcolatore.
Ma quando?
Le rivoluzioni partono tutte da una ideologia. ovvero la somma espressione del pensiero.
L'evoluzione parte dalla mutazione casuale dei geni (quindi l'opposto dell'azione, che è voluta).
La musica, oltre che espressione del pensiero, è addirittura esprimibile tramite criteri matematici.
L'arte, nelle sue espressioni rivoluzionarie, è partita da un pensiero di matrice filosofica, non dal caso:
ti ricordo ad esempio il passaggio dal figurativo al cubismo di Picasso, Braque, gli impressionisti, e din ultimo l'arte concettuale, che persino nel nome lascia ad intendere da dove trae origine...
Citazione
Sostengo infine che il pensiero addirittura può ritorcersi contro l'azione e bloccarla; nel caso della paura.
Davanti alla necessità di agire, ci sono due tipi di uomini, l'uomo che agisce, con coraggio, osando, accollandosi il pericolo di rischi che non può conoscere nella sua totalità; e l'uomo che ha paura, non agisce, e pensa. Quel tipo di pensiero, scisso dall'azione è sterile e dannoso, proprio perchè non è conseguenza dell'azione.
Il primo tipo di uomo è portatore del carburante per innescare il motore dell'evoluzione. Il secondo no.
Il primo tipo di uomo, è una persona priva di condizionamenti negativi, non il portatore di una qualità vincente evolutivamente. Il problema è che tu rifiuti a priori questa realtà, continuando a vedere il pensiero in una ottica distorta.

Se tutti i cro-magnon si fossero comportatio come dici tu, ovvero avessero tentato di prendere a pisellate gli smilodon, non saremmo qui a disquisire.
I cro-magnon ci hanno consentito di scrivere, perchè invece di agire irrazionalmente e come dei pazzi, hanno scoperto che le frecce ammazzavano a distanza. Quello che gli ha consentito di uccidere senza senza esporsi, è quindi un concetto. E questo ha consentito all'uomo di arrivare fino ad oggi.
L'azione, è una necessità, non un fine. Ed alla base dell'azione di successo, non c'è un impeto romantico e suicida, ma un'attenta valutazione degli eventi.

T
Ultima modifica: 04 Ottobre 2010, 18:02:42 di TermYnator
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