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Messaggi recenti

#11
Approccio / Re: Viaggi di gruppo
Ultimo messaggio di BongoStè - 05 Settembre 2025, 14:13:32
Per l'ultima frase concordo con te.
Per quanto detto sopra non tanto,  mi spiego:
Prendiamo uno discretamente bravo a rimorchiare,  in un contesto di gruppo come da te citato, ha 1 possibilità,  si porta a letto una ragazza e basta, poi dovrà condividere il viaggio con lei. È improbabile che vada con altre. Mentre invece uno mediamente bravo in un contesto di movida potrebbe senza grossi problemi andare a letto con 7 donne diverse in 7 giorni. Ti differenzi in tutti i contesti se sai giocare, ma in uno vinci molto di più.
#12
Approccio / Re: Viaggi di gruppo
Ultimo messaggio di Elvis - 05 Settembre 2025, 13:21:27
Ci sono dei pro e dei contro.

Movida: hanno tantissima scelta sia uomini che donne, ciò vuol dire pure che se una non è assai attizzata è difficile portarla fuori da lì. Tante possibilità ok, ma anche difficoltà.

Viaggi organizzati: si ha poca scelta ma si viene accoppiati quasi per inerzia. Ed è facile andare a letto. Poca scelta però non vuol dire scadente, anzi, mi è sembrato che comunque il livello medio sia quello di persone single che vogliono rimorchiare.


Ciò detto è anche chiaro che se uno confida di fare conoscenze su dei viaggi che può fare solo 1-2 volte all'anno c'è qualche problema di fondo...
#13
Approccio / Re: Viaggi di gruppo
Ultimo messaggio di BongoStè - 05 Settembre 2025, 08:29:40
Mmmh.... sni.
Sicuramente è un posto dove si può rimorchiare come però molti altri, ma non lo consiglierei a uno che vuole rimorchiare.
Li sei obbligato a stare con delle persone per un tot di giorni, non è meglio andare in una località piena di movida con molteplici possibilità diverse ogni sera? ;)
#14
Presentazioni / Saluti
Ultimo messaggio di Pjsma - 03 Settembre 2025, 19:11:22
Saluti a tutti,

Anni addietro ho letto molti articoli di questo forum quando mi trovavo a vivere una interazione disfunzionale. Avevo trovato qui spunti positivi.
Sono passati da allora tre anni di nulla, tre anni di distacco e ritiro voluto dalle relazioni, perdendo anche di vista questo forum.
Ora mi trovo a vivere una nuova frequentazione ma riemergono problematiche identiche a prima che mi autolimitano.
Credevo un distacco potesse aiutarmi ma così non è stato, e mi sono accorto di aver già fatto "danni" in tempi recenti in relazioni potenzialmente nascenti, ma se non altro rispetto al passato ho una consapevolezza maggiore di determinati modus operandi miei.
Vorrei riuscire a liberarmi da determinati meccanismi mentali che mi autolimitano e potrei nel caso anche pagare per una consulenza privata.

36M.
Grazie
#15
Approccio / Viaggi di gruppo
Ultimo messaggio di Elvis - 01 Settembre 2025, 12:51:32
Quest'estate ho fatto un viaggio da solo con WeRoad, ma ero già fidanzato, quindi nulla che sia da "Lay reports"  ;D

Apro questo thread più che altro perché quando 2 annetti fa cercavo occasioni per rimorchiare non avevo trovato nulla di simile.

Allora che dire... A mio avviso in questi viaggi di gruppo si rimorchia molto facilmente, specialmente perché si è quasi costretti a socializzare solo tra membri del gruppo. Ho visto ragazze interessarsi a tipi che probabilmente in Italia non avrebbero mai preso in considerazione, e sono pure intraprendenti nel muoversi.

Nel mio gruppo si è creata una dinamica in cui essenzialmente c'erano due maschi single che cercavano di approcciare due ragazze single. Uno dei due era navigato e ci sapeva fare, l'altro invece era uno che flirtava zero, emotivamente distaccato, parlava solo di argomenti tecnici -> Ha comunque rimorchiato per esclusione, grazie ad uno scambio di stanze organizzato dal suo compagno in cui è finito che entrambi si sono trovati in camera con una ragazza.

Se fossi stato single avrei avuto un'ottima possibilità di giocata, visto che piacevo alla tipa che è finita col ragazzo che "ci sapeva fare" (e che a sua volta era visto quasi come un amico, di certo non l'avrebbe sedotta nel quotidiano).
#16
Generale / Re: 2025 la seduzione più diff...
Ultimo messaggio di TermYnator - 31 Agosto 2025, 01:33:50
Citazione di: sona il 29 Agosto 2025, 15:51:51In realtà c'è molta meno competizione dal vivo di 20 anni fa, ad oggi nessuno piú approccia e sa corteggiare...
Assolutamente d'accordo. E saper corteggiare è cosa ben diversa dal fare un'apertura per poi darsela a gambe alla prima difficoltà come fanno in molti.
#17
Generale / Re: 2025 la seduzione più diff...
Ultimo messaggio di sona - 29 Agosto 2025, 15:51:51
Citazione di: Pain il 02 Agosto 2025, 14:22:56Ormai le robe in io 2000 nel 2025 non funzionano più
Le tipe sono cambiate
I social hanno cambiato tutto
Sopratutto Instagram e tik tok
Non è più il 2014-2015 dove sargiare era bello , ma oggi la seduzione è difficile più che mai

ho capito che questo è il periodo storico peggiore per essere uomo, e quello migliore per essere donna.

In realtà c'è molta meno competizione dal vivo di 20 anni fa, ad oggi nessuno piú approccia e sa corteggiare, se sai conversare un minimo rimorchi anche al supermercato.
#18
Generale / Analisi tipa cosa capite su di...
Ultimo messaggio di Itachi uchica - 08 Agosto 2025, 17:47:58
Lei scrisse confidenzialmente ciò , dice di essere infp come personalità , per il resto sembra ego femmina se scoprite altro su di lei ditemelo, una sua analisi psicologica se ha qualche bisogno insoddisfatto


Radici
A volte mi capita di provare una sensazione strana, non saprei definirla, forse una sorta di smarrimento, di malinconia radicata che mi attanaglia. Inizio a sentirmi sola davanti alla mia vita, come buttata a caso in una qualunque esistenza che sento estranea ma allo stesso tempo mi caratterizza e mi marchia come un segno inconsapevolmente indelebile.
Mi sono sentita esattamente oggi pomeriggio, quando siamo usciti dalla strettoia tra la porta e il muro e mio padre ha chiuso il cancello del giardino tirandolo con fatica verso il muro inghiottito dall'edera. "Ecco!" ha detto, come fa sempre quando sente il bisogno di riempire un vuoto che non si è mai creato. L'ho seguito fino alla macchina e mi sono seduta davanti, mentre cacciavo il sacchetto di plastica a tema natalizio sotto il sedile. Spuntava un cappello di paglia intrecciata, lavorato a mano e una cravatta di seta a tema floreale che avevo preso, non so per quale motivo, forse mi sentivo in colpa a non aver trovato nulla di interessante e mi ero costretta a pensare che mi sarebbero serviti a qualcosa. In realtà quello della cravatta era un fatto moralmente estetico, nel senso che non avevo avuto cuore a buttarla nel cassonetto dove avevo riversato tutto il resto. Pensai ai contenitori per la spazzatura in fondo alla strada, alla montagna di vestiti che giacevano alla rinfusa nel secco residuo -avevo mica sbagliato cassonetto? Ci tenevo alla differenziata- erano così enormi che avrebbero potuto starci comode almeno due persone. Chissà se qualcuno ci aveva mai pensato. Mia nonna ci si era arrampicata dentro, una volta, e si era poi procurata un taglio sulla fronte, dove le era scivolato il coperchio. Era stata mia madre a raccontarmelo, con un tono misto tra il serio e il faceto come tutte le volte in cui riferiva aneddoti relativi a "Quella parte della famiglia". Ora mia nonna non era più in grado di saltare dentro i cassonetti, secondo mio padre nemmeno di alzarsi dal letto, anche se vari testimoni sostenevano di averla avvistata di recente durante alcuni dei suoi Grand Tour tra le spazzature migliori della città.
Mentre salivamo in macchina ho chiesto a mio padre come fosse possibile che la roba fosse sempre così tanta, se la nonna non usciva più di casa.
"Ma non so, è talmente tanta che sai, si rimescola e ne esce sempre della nuova".
Tutti i fine settimana lui e mia zia andavano a ripulire e a buttare via quello che potevano, avevano ideato uno stratagemma: si passavano i sacchi dalla finestra del bagno per far sì che la madre non se ne accorgesse. Dopo aver passato l'intero pomeriggio nelle massive pulizie di primavera che si svolgevano in tutti i periodi dell'anno, mio padre tornava a casa euforico, in uno dei suoi rari stati d'animo diversi dalla solita apatia; si sentiva soddisfatto, certo di aver fatto il possibile per occuparsi di sua madre.
Il discorso era costato a mia madre così tante liti che ormai nessuno aveva più voglia di dire nulla. Ascoltavamo impassibili i suoi "eh, ormai è così", "in fondo che ci vuoi fare", "mica la possiamo costringere" con lo sguardo fisso nel piatto, finché lei non si alzava mimando parole sofferenti e tornava in cucina scuotendo la testa.
Più volte avevo manifestato l'intenzione di voler partecipare a questi interventi di repulisti.
Il virtù di un egoismo ostinato, amante del rovistare nei negozi dell'usato, ero sicura che avrei trovato qualcosa di interessante. A detta di mio padre era tutto sporco e rotto, nonostante mia zia si portasse a casa abiti di seta e maglioni di cachemire tutte le volte che usciva da lì.
Ad ogni modo, nessuno dei due voleva che io ci andassi e il motivo era attribuito a mia nonna, che a malapena tollerava la loro presenza e non doveva sapere delle pulizia clandestina.
Oggi, quando mio padre a pranzo mi ha detto che sarebbe uscito alle due per andare da mia nonna chiedendomi se volevo venire, sono rimasta interdetta. Ero così interdetta che sulle prime ho risposto di no, temendo che ci fosse qualcosa sotto. Poi la curiosità ha avuto la meglio.
"Non ti spaventare" mi ha detto mentre spingeva una porta invisibile nel muro coperto di rampicante: ha aperto una fessura di circa venti centimetri ed è sgusciato dentro.
Il giardino era in condizioni migliori di quanto mi aspettassi, cataste di legna ovunque, rami, arbusti e foglie secche, una sorta di inverno perenne che sfidava orgoglioso le temperature di maggio. L'unico verde che permaneva era il rampicante, una calotta che stritolava il gazebo sotto il quale seguii mio padre. L'edera aveva avvolto il ferro battuto diventando parte integrante della copertura, tanto che il cielo sembrava scomparso; nella penombra erano sparse ferraglie varie: un tavolino arrugginito giaceva riverso a terra, tra i pezzi di vetro e i rami accatastati, qualche paiolo di rame e un sacchetto di attrezzi ossidati. Mentre faticavo a figurarmi in mente cosa avrebbe potuto farci una vecchia ultraottantenne con una sega arrugginita, mio padre mi mise in mano un sacchetto di vestiti pieni di terra e si avviò verso la strettoia dell'entrata con altri due sacchetti. Altri giacevano alla rinfusa in un sottoscala alle mie spalle, una montagna di brandelli di stoffa e plastica, ma anche cornici di legno spezzato e impolverato, tele sfondate e ceramiche in pezzi: ogni cosa era seminata, dispersa in un groviglio di altri frammenti abbandonati, non c'era nulla di integro. In quella totale scompostezza, seppure disturbante, non riuscivo a immaginare un ordine, un ipotetica realtà speculare in cui tutte le cose erano al loro posto: da troppo tempo l'unione aveva lasciato quel luogo per dare spazio ad una casualità tagliente che vi si abbatteva senza rimpianti.
Mi avviai con il mio sacchetto e volsi lo sguardo verso la casa che si erigeva inconsapevolmente stabile, l'intonaco immacolato, in quel campo di desolazione. Scorsi un movimento di tenda al di là del vetro sudicio, preceduto da due occhi spaventati che attribuii a mio zio. Viveva ancora con mia nonna, stipato nell'appartamento come le altre cianfrusaglie.
Io e padre svuotammo tutto il sottoscala, dividendoci le borse senza dire nulla. Ogni volta che uscivo dal cancello mi guardavo intorno con fare circospetto, temendo di incrociare qualcuno che conoscevo o che conosceva mia nonna anche solo di vista e sapeva dove abitava. Mi sentivo complice di un misfatto per cui non avevo colpe, aiutante di carnefici ingenui la cui facoltà di ragione poteva solo arrendersi e assecondarne il guasto operato.
Finii il lavoro solo perché non vedevo l'ora di andarmene, pur sentendo di non aver fatto nulla. Quando tornai dall'ultimo tragitto al cassonetto, scorsi mio padre che bussava al vetro, muovendo le labbra con fare concitato: sembrava arrabbiato, aggrottava le sopracciglia e agitava una mano. La porta finestra lo inghiottì e rimase dentro qualche minuto, per poi essere risputato fuori. Mi fece un cenno e mi avvicinai salendo le scale, giunsi fin davanti all'ingresso. Attraverso il vetro impolverato non si vedeva nulla, solo lo scuro, un infinito antro buio che sembrava non portare da nessuna parte. Misi un piede dentro, nella penombra e poi l'altro. La prima cosa che vidi fu una flebile luce azzurrina, lontana, sul fondo della stanza, davanti ad una sagoma nera. Quando gli occhi si furono abituati all'oscurità riconobbi i lunghi capelli neri di mio zio, che digitava febbrilmente al computer; stava seduto ad un tavolo, su cui si alternavano pile di riviste e cos'erano quelli? Lenzuoli? Pile di stoffe non meglio identificate che avvolgevano anche la sua poltrona. L'unico a non essere coperto era lui, con quello schermo luminoso che sembrava provenire da un'altra epoca.
Ai lati della scrivania altre cataste, più alte, non distinguevo da cosa fossero formate, ma continuavano per tutta la stanza, fino ai miei lati. Pur essendo vicini riuscivo a malapena a distinguere la parti singole di quegli agglomerati, colonne da cui spuntavano maniche, ombrelli e paralumi, scarpe, libri, quadri e cianfrusaglie di ogni tipo, rotte, macchiate o intere, alte fino al soffitto. Al centro delle due schiere si apriva un passaggio, un vicolo stretto e tortuoso a metà del quale stava mio padre, chino su una cornice nella quale erano incastrati dei libri mangiucchiati dalle tarme. L'odore di vecchio si imponeva con forza alle narici.
"Ce lo abbiamo Omero?" mi chiese.
"Abbiamo tutto" risposi e subito fui distratta da una figura che si faceva largo a fatica fra le cataste, una sagoma sottile e nodosa. Il volto esangue di mia nonna emerse dalla penombra reggendosi a malapena. Gli occhi grigie e vuoti, un'espressione sparuta; una lanugine bianca sul capo le incorniciava il viso scarno e giallognolo, raggrinzito nella bocca senza un dente.
Portava una vestaglia verde e infeltrita, dalla quale uscivano due polpacci ossuti che terminavano in un paio di pantofole spelacchiate.
"Claudiooo...chi c'èèèè" si rivolse al figlio. Sbiascicava.
"Guarda, è venuta la Giulia, ecco!" mio padre mi indicò.
"aaah...mmh...comee staiii?"
Cercai di ricordarmi se assumesse degli psicofarmaci, ma non mi veniva in mente nulla.
"Tutto bene" dissi e le rivolsi un sorriso incoraggiante.
Mi risposero due occhi vitrei.
"Allora noi andiamo" disse mio padre, che si era tirato su in piedi e pareva avere una gran fretta.
"Perchèè sei venutoo...dieci minuti?"
"Per farti salutare la Giulia, ma ora ce ne andiamo"
Imbracciò il libro e si avviò verso la porta.
"Dovevamoo...mettere a postoo...ma poii..." il malriuscito tono di scusa rimase ancora sospeso nell'aria impolverata, mentre lei voltava le spalle, inghiottita dall'antro buio dal quale aveva fatto la sua apparizione.
Un cappello di paglia intrecciata in modo grossolano era appoggiato su una pila di vasi incrinati e tappeti persiani arrotolati.
"Ciao" dissi rivolta a mio zio. Mi rispose un suono gutturale appena percettibile.
Afferrai il cappello e uscii alla luce della vita.
#19
Generale / Re: 2025 la seduzione più diff...
Ultimo messaggio di TermYnator - 08 Agosto 2025, 12:37:54
Citazione di: AlterEgo il 07 Agosto 2025, 14:39:46Il malessere deriva anche dal voler fare cose che in quel momento sono troppo difficili per noi.

Ottimo spunto ed eccellente consiglio. + :up: virtuale
#20
Generale / Re: 2025 la seduzione più diff...
Ultimo messaggio di AlterEgo - 07 Agosto 2025, 14:39:46
Citazione di: Itachi uchica il 07 Agosto 2025, 13:21:40Appena vedono un comportamento da malessere diventa una red flag e ti palano secco

Ma a questo punto occorre fare in modo che non ci sia del malessere da parte tua. Un primo inizio potrebbe essere quello di approcciare una ragazza con il solo obiettivo di parlarci per pochi minuti senza puntare a rimorchiala. Il malessere deriva anche dal voler fare cose che in quel momento sono troppo difficili per noi.