Contano più la teoria o la pratica nella seduzione?

Aperto da TermYnator, 29 Marzo 2018, 17:20:26

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TermYnator

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Da me arrivano tre tipologie di persone a chiedere corsi di seduzione: quelli che pensano occorra andare subito sul campo, quelli che pensano che prima bisogna studiarsi le analisi del sangue di un vasto campione di donne per riuscire a capirle, e quelli che non hanno nessun tipo di indirizzo.
Quale è l'approccio giusto per diventare una persona che riesce a sedurre al massimo delle proprie possibilità?

I praticoni della seduzione
I praticoni se ti sentono fare un'apertura, la rifanno immediatamente dopo sulla prima che passa. Non si chiedono perchè hai usato quell'apertura piuttosto che un'altra però. Quindi non hanno idea del perchè una cposa funzioni ed un'altra no. Il risultato di questo approccio piuttosto rozzo è quello di far sempre le stesse cose aprendo a caso, ed ovviamente riscuotendo successo a caso.
Questo modo di fare è prettamente statistico: il successo della persona quindi è spesso legato al proprio insieme di QEV che rimane fisso nel tempo. In sintesi, la crescita dell'individuo è minima ed il suo successo seduttivo è di fatto legato solo al numero di donne che riesce a conoscere. Nei loro reports si parla di fatti, di cosa hanno fatto, ma raramente vi si trovano tracce di dialogo. Spesso pensano che sia necessario "creare contatto fisico il prima possibile". Gli ambienti prediletti sono ovviamente quelli dove ci sono molte donne e l'energia è alta: street e discoteche. Il loro mito è il "diretto" e ambiscono ad avere molte storie anche se brevi o brevissime.
I praticoni della seduzione dovrebbero imparare a chiedersi il perchè delle cose. Il punto è che loro non hanno alcuna voglia di mettersi a studiare: lo ritengono una perdta di tempo. Preferiscono buttarsi nella mischia e divertirsi a prendere pali. In genereb finiscono con il perdere interesse per la seduzione e mettere le pantofole non appena trovano una ragazza abbastanza carina e smaliziata che si interessi di loro senza cedere subito.

I filosofi della seduzione
Il filosofo della seduzione è vittima del suo pensare. Egli quando vede una donna comincia a porsi millanta interrogativi che non trovano risposta, aspetta ore per decidersi a dire qualcosa, ed alla fine vede la bella andarsene con qualcun altro... I loro reports sono molto descrittivi, ci sono tracce di dialogo, ma spesso risultano di una noia mortale. Gli ambienti prediletti sono quelli a bassa energia dove si discorre con calma: comitive, "muretti", piazze con gruppi stanziali e riunioni nei pubs. Tendono alla relazione di lungo corso piuttosto che all'avventura. Anche i filosofi della seduzione finiscono presto pantofolati. La loro inettitudine a trovare il bandolo della matassa gli fa presto pensare che l'universo feminile sia incomprensibile. Se quindi trovano una che ci sta, e che riesca a ragionare con loro, indossano felici la pantofola e si abbandonano al loro letargico metabolismo ...

La chiave di volta.
Se sei un praticone della seduzione, prima di aprire chiediti chi hai davanti e cosa potrebbe piacerle. Se lei non sta fumando, chiediti se l'apertura che tuo bisnonno trasmise a tuo nonno e che costui insegnò a tuo padre: "scusa hai da accendere", non sia un pelo fuoriluogo. E pensa pure che se fai una apertura sbagliata, dovrai farne un'altra. Non sarebbe meglio partire direttamente con quella giusta?
Non potendo provare tutte le aperture, non ti rimane che cercare di fidarti dell'esperienza degli altri, chiedendo ai tuoi amici o qui sul forum, su che tipo di persone ha funzionato tale o tale apertura.

Se sei invece un filosofo della seduzione, ho un solo consiglio per te: devi fare un po' d'esperienza. La tua mente funziona, si sa. Ma le tue relazioni sociali languono perchè non ti muovi mai per tempo oberato dai tuoi dubbi.
Devi quindi imparare a fare cose dove prendi l'abitudine di decidere al volo. Attaccare bottone per strada con sconosciute ad esempio, può aiutare molto. Anche cose come giocare a tennis, a ping pong, o qualsiasi gioco dove sei costretto a prendere decisioni in tempi brevi aiuta. Considera comunque che i tempi per cambiare sono sempre molto lenti.

<3




Un'altra visione del problema si trova qui: ascoltoni e misuroni




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Shark72

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#1
Mi piace questo dualismo. Io per anni, fin dall' adolescenza, sono stato un soggetto assimilabile al "filosofo" qui descritto. In particolare, mi ponevo in maniera pressoché assillante, questa domanda : "Rimorchiare costituisce il vero problema dell' esistenza. Se hai fame, vai al supermercato, fai la spesa e mangi; se hai sete, apri il rubinetto della fontane e bevi. Ma se vuoi rimorchiare, che fai? Qualunque cosa tu faccia, non hai la certezza matematica di riuscire nell' intento, diversamente dai primi due casi" . Ho cominciato a liberarmi da questo condizionamento solo verso metà anni '90, ai tempi delle mie prime operazioni di borsa : prendendo atto che le perdite erano un fenomeno ineliminabile, e che non fosse nemmeno importante non perdere mai, ma solamente che i profitti superassero le perdite. Parimenti, nel rimorchio, i pali sono un fenomeno ineliminabile, di conseguenza che l' unica cosa fattibile fosse minimizzarli con un processo di miglioramento, trovando però all' epoca solo risposte parziali (altre domande come "Perché non rimorchio?" e "Cos' hanno più di me quelli che rimorchiano?" rimasero per molto tempo irrisposte").
Senza contare che, come sa bene il Maestro, fino a tempi relativamente recenti, nonostante fossero arrivati discreti successi, sono stato portatore di Gap Endogeno.
Quindi non posso che condividere la sua conclusione : non seguire l' esempio del praticone che si butta senza la minima cognizione di causa, ma nemmeno restare inerti fino a quando si crede di essere perfetti, perché  quel momento non arriverà MAI.
Ultima modifica: 30 Marzo 2018, 09:38:43 di Shark72
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