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Il problema di chi non seduce?

Aperto da TermYnator, 10 Settembre 2019, 03:23:39

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TermYnator

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Per me è uno solo: non sanno ascoltare.

Il non seducente, è nel 90% dei casi un introverso
Ma cosa significa introverso? Significa una persona che tende ad isolarsi, ad avere un suo mondo che tiene staccato e riparato dagli sguardi che potrebbero giudicarlo in un modo che a lui non piace. Una persona animata da voci che si rispondono da sole, una persona che spesso dialoga da sola: un solitario.
Una persona così, generalmente non è abituata a relazionarsi con gli altri, perche li percepisce come una continua invasione di campo ed un male (non sempre) necessario. L'atteggiamento sarà quindi filtrante: quello che arriva e che viene gradito passa, il resto viene eliminato.

Il non seducente non ascolta i feedbacks, e per questo non cresce come gli altri.
Il non seducente appena descritto è quindi ua persona che rifiuta il giudizio altrui e non desidera che gli altri ficchino il naso nelle sue cose. Questo non vale per lui però, che spesso è un giudicante. Il giudicare implica una relazione con il giudicato, che di fatto è una relazione a senso unico: il giudicante chiuso in se stesso rifiuta aprioristicamente qualsiasi critica e risponde anche solo per rispondere cercando di dimostrare di non perdere terreno.
Ma il dramma di queste persone è che questo atteggiamento gli impedisce di ricevere feedbacks. E li relega in una gabbia fatta di convinzioni sbagliate che si autorinforzano finendo con il diventare una lente che distorce l'universo.

La fase postuma
Il non seducente da sempre una motivazione esterna a se stesso per dimostrare che non è colpa sua se non seduce. In questo senso si è visto di tutto: da quelli che si sentono brutti, a quelli che hanno "un carattere così" e quindi non si interfacciano con il prossimo. MA di base, c'è sempre la solita ostinata cocciutaggine a non voler sentire quello che arriva dall'esterno.

Soluzioni
Io vivo vendendo corsi di seduzione e postando contenuti che hanno cambiato la vita di tanti. Ma penso che se le persone non imparano ad ascoltare il prossimo, non basterà un miracolo a farle cambiare.
Pertanto, se avete problemi di seduzione o addirittura di relazioni, iniziate a chiedervi se ascoltate quello che vi dicono le persone che vi conoscono, imparate a distinguere gli invidiosi da chi vi vuole bene e se vi scherniscono, invece di chiudervi nella vostra gabbia dorata con un rabbioso "tanto sono solo degli escrementi" chiedetevi perchè succede.

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Andrea

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La paura del giudizio e la chiusura mentale creano un danno incredibile, fanno vivere in una gabbia.
Una delle più grandi virtù che può avere un essere umano è quella di mettersi in discussione ma ciò richiede molto sforzo.
Inoltre per cambiare bisogna essere disposti a sbagliare e a commettere errori.
Molti non vogliono commettere errori e per questo non cambiano.

Poi secondo me anche se c'è la consapevolezza che bisogna modificare il proprio approccio verso le cose e gli altri, la pigrizia può prendere il sopravvento e portare al non fare.

L'obiettivo che si vuole raggiungere in futuro deve in qualche modo agire retroattivamente nel presente per fare in modo da essere motivante.

Altrimenti la fatica che costa cambiare sarà sempre più alta della motivazione.

La disillusione verso tutto e la perdita di ogni interesse o passione credo sia uno dei mali più grandi.



Whiteout

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Citazione di: TermYnator il 10 Settembre 2019, 03:23:39
Una persona così, generalmente non è abituata a relazionarsi con gli altri, perche li percepisce come una continua invasione di campo ed un male (non sempre) necessario. L'atteggiamento sarà quindi filtrante: quello che arriva e che viene gradito passa, il resto viene eliminato.

Mi ci sono rivista un sacco.
C'è da dire che l'introversione in sé non deve essere vista per forza come una valenza negativa. È alla fin fine una caratteristica delle persone, come essere alti o bassi, o biondi o mori.
Una definizione ottima che ho letto una volta, è che a stare in mezzo alle persone un estroverso si ricarica, mentre un introverso si... scarica. Quest'è.
Se la tendenza in sé non è negativa o positiva, ma è semplicemente quel che è, il negativo sta nell'indulgere in ciò che ci riesce più facile (rinunciare, isolarsi, scomparire, celare).
La realtà è un piano inclinato. Se non contrastiamo certe nostre naturali tendenze, l'inclinazione aumenta tanto che tutto diventa rigido, schematico, prevedibile e noioso (definizione liberamente adattata da "La sottile arte di incasinarsi la vita" - Bernardo Paoli).
Col senno di oggi, se avessi allenato i 'muscoli relazionali' invece di indulgere nella mia introversione, mi sarei procurata meno rimpianti. Invece spesso si finisce per 'allenarsi' dove si è più forti e abili, per divenire ancora più forti e abili.... a discapito di certe aree dove le difficoltà col tempo non faranno che aumentare.
Ma per rendersene conto forse serve un po' di tempo... o qualche batosta particolare che il piano (ormai) troppo inclinato ci rifila. A quel punto il cambiamento passa necessariamente dal riconoscere che i problemi dipendono da noi, e non dagli altri che sono tutti brutti e cattivi.
La Signorina RottermaYer

El mudo

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Non posso esprimere a parole quanto sono in accordo con ciò che scrivi.
Il problema di chi non seduce è quello di chiudersi in una gabbia dorata, in cui esistono convinzioni, presuntivamente giuste, ma totalmente sbagliate.
Chi non seduce dà la colpa alle donne che sono troppo st*onze, che guardano l'aspetto fisico (come se poi noi uomini guardassimo la Littizetto di turno), che sono materialiste, etc.

Ho conosciuto, in 29 anni di vita, tantissima gente incapace di sedurre.
Ma da quando ho conosciuto (e apprezzato) i contenuti di questo sito, guardo tutto con lo sguardo più critico. Ma per critico non intendo mirato a criticare, ma a capire quali possono essere i comportamenti giusti o sbagliati.
E vi posso assicurare che vedo uomini fare cavolate enormi, giustificando il tutto con l'espressione "eh ma le donne sono tutte p...., e ma le donne guardano solo l'aspetto fisico,etc."
Però se provi a spiegare loro qualcosa non ti ascoltano mai.

Quindi sì, la mancanza di ascolto è una delle cause più importanti della mancanza di capacità di attrarre e sedurre.

El mudo

AlterEgo

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Non ho però capito quali siano i feedbacks. Sono frasi dette in chiaro tipo "ti vesti troppo scuro, mettiti qualcosa di chiaro" o anche altro? Come riconoscerli eventualmente?


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TermYnator

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Citazione di: Whiteout il 10 Settembre 2019, 17:05:33
C'è da dire che l'introversione in sé non deve essere vista per forza come una valenza negativa. È alla fin fine una caratteristica delle persone, come essere alti o bassi, o biondi o mori.

Grazie White.
In realtà, anche io sono un introverso. Ma ho imparato a vincere la mia innata tendenza ad isolarmi con dei piccoli bagni di umani. Ed in questo, lo studio degli altri mi ha aiutato molto a capire che quando l'introverso prova sentimenti negativi per tutti quelli che egli giudica "leggeri e superficiali" è perchè di fatto egli possiede una sorta di tabù per determinate manifestazioni.
Queste manifestazioni sono la teatralità, la spettacolarità, ed in un termine l'esibizionismo.
E così, un bel giorno, avendo un argomento da esibire (Costruii un piccolo veicolo a motore che doveva costituire un test per il moto perpetuo (Avevo 12 anni), stupii tutti i miei compagni di classe scoprendo che assere ammirato mi piaceva un sacco. Era appena nato TermYnator.
Sono rimasto introverso, perchè la modalità di pensiero analitica e tendente ad inserire tutto in schemi precisi e comprensibili è rimasta intonza. Ma ho imparato un modo di stare con gli altri che elimina la mia naturale ed innata tendenza alla misantropia. E non poche persone mi considerano un estroverso...

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TermYnator

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Citazione di: AlterEgo il 10 Settembre 2019, 23:03:08
Non ho però capito quali siano i feedbacks. Sono frasi dette in chiaro tipo "ti vesti troppo scuro, mettiti qualcosa di chiaro" o anche altro? Come riconoscerli eventualmente?
La relazione con terzi è fatta di dialoghi, di occhiate, di smorfie. Se desti sguardi, smorfie o frasi che denotano scarso gradimento o avversità, hai un feedback negativo. Se invece succede il contrario, hai un feedback positivo.
I feedbacks vanno pesati.
Ovvero, se 10 persone ti guardano male le scarpe, probabilmente hai delle brutte/vecchie scarpe.
Se lo fa una persona sola è diverso: potrebbe essere lui ad avere dei pessimi punti di riferimento.
Ovviamente il feedback è solo una indicazione: ad esempio se ad una persona piacciono le scarpe a punta in un mondo dove tutti portano i sandali, non deve uniformarsi. Ma deve pure sapere che sarà criticato perchè porta delle scarpe che piacciono solo a lui. Sta quindi a chi fa scelte forti sopportare l'onere di far tendenza senza lamentarsene.

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AlterEgo

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Citazione di: TermYnator il 11 Settembre 2019, 13:10:28
La relazione con terzi è fatta di dialoghi, di occhiate, di smorfie. Se desti sguardi, smorfie o frasi che denotano scarso gradimento o avversità, hai un feedback negativo. Se invece succede il contrario, hai un feedback positivo.

I feedback, sotto questo aspetto, arrivano in gran quantità, dovremmo allenarci a ricordarli tutti  :)


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Shark72

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#8
Sono d' accordo solo in parte : ci sono tanti introversi che intrigano, quali te, e tanti "Mr. Simpatia", "Party Boy", "Amiconi di Tutti", che non scopano mai.

I problemi più ricorrenti, a mio avviso, sono :

1) il non possesso di fondamentali a livello sufficiente per "stare sul mercato". Se tu per vincere i 100 metri, o comunque battagliare per il podio, dovresti impiegare 10 secondi, ma ne impieghi 15, sei ovviamente fuori dai giochi. Quindi, o ti metti in condizione di coprire la distanza in 10 secondi, o resti al palo ;

2) la mancanza di esperienze nell' età evolutiva. Normalmente a 13-14 anni ci scappa il primo bacio, a 16-17 la prima scopata, poi la prima storiella di un certo rilievo, ecc. Per alcuni, invece, questo meccanismo evolutivo dello sviluppo psico-relazionale si inceppa, e pertanto si ritrovano a essere dapprima ventenni, poi perfino oltre, a non aver sviluppato le competenze necessarie per relazionarsi con l' altro sesso. E a quel punto, specie se coesiste il problema del punto precedente, sono dolori. Se poi quest' ultimo punto sia riconducibile al concetto da te illustrato di "non saper ascoltare", non saprei, di certo c'è che simili soggetti non sono riusciti ad avere feedback positivi, e quindi a sviluppare comportamenti autovalidanti.
Ultima modifica: 13 Settembre 2019, 11:40:38 di Shark72
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Andrea

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Citazione di: Shark72 il 13 Settembre 2019, 11:38:19
Sono d' accordo solo in parte : ci sono tanti introversi che intrigano, quali te, e tanti "Mr. Simpatia", "Party Boy", "Amiconi di Tutti", che non scopano mai.

I problemi più ricorrenti, a mio avviso, sono :

1) il non possesso di fondamentali a livello sufficiente per "stare sul mercato". Se tu per vincere i 100 metri, o comunque battagliare per il podio, dovresti impiegare 10 secondi, ma ne impieghi 15, sei ovviamente fuori dai giochi. Quindi, o ti metti in condizione di coprire la distanza in 10 secondi, o resti al palo ;

2) la mancanza di esperienze nell' età evolutiva. Normalmente a 13-14 anni ci scappa il primo bacio, a 16-17 la prima scopata, poi la prima storiella di un certo rilievo, ecc. Per alcuni, invece, questo meccanismo evolutivo dello sviluppo psico-relazionale si inceppa, e pertanto si ritrovano a essere dapprima ventenni, poi perfino oltre, a non aver sviluppato le competenze necessarie per relazionarsi con l' altro sesso. E a quel punto, specie se coesiste il problema del punto precedente, sono dolori. Se poi quest' ultimo punto sia riconducibile al concetto da te illustrato di "non saper ascoltare", non saprei, di certo c'è che simili soggetti non sono riusciti ad avere feedback positivi, e quindi a sviluppare comportamenti autovalidanti.

Condivido in pieno soprattutto il secondo punto.

Se durante l'adolescenza non si hanno fatto esperienze di nessun tipo e quello sviluppo psico-relazionale da te descritto si inceppa è un casino e tutto si complica.
Io ho vissuto questo e lo posso confermare; ovviamente si può cambiare e nulla è scritto nella pietra ma il percorso da affrontare è irto e pieno di difficolta in quanto certi blocchi sono sedimentati nel tempo.
Attraverso una radicale messa in discussione del proprio essere è possibile un cambiamento.
Conosco varie persone che cercano di cambiare la propria situazione ma in modo talmente blando da non sortire alcun effetto.

Inoltre non bisogna dimenticare il contesto sociale di riferimento in cui si trova il ragazzo, che ha magari non è particolarmente deficitario rispetto ai suoi coetanei per quando riguarda la seduzione.
il contesto può essere un circolo di amici poco capaci e compagnie durante l'adolescenza dove non vi era la presenza di ragazze.
Credo fermamente che il "capitale relazionale" posseduto dal soggetto a parità di seduttive sia un elemento importassimo da considerare.
Poi nei giovani d'oggi certi meccanismi relazionali sono distorti rispetto al passato vedasi social network e contatto con la pornografia già da piccoli

AlterEgo

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Citazione di: Shark72 il 13 Settembre 2019, 11:38:19
2) la mancanza di esperienze nell' età evolutiva. Normalmente a 13-14 anni ci scappa il primo bacio, a 16-17 la prima scopata, poi la prima storiella di un certo rilievo, ecc. Per alcuni, invece, questo meccanismo evolutivo dello sviluppo psico-relazionale si inceppa, e pertanto si ritrovano a essere dapprima ventenni, poi perfino oltre, a non aver sviluppato le competenze necessarie per relazionarsi con l' altro sesso.

È una cosa alla quale ho sempre pensato anche io. Oltretutto più si va avanti con l'età e più le persone si aspettano che uno abbia fatto il percorso sopra descritto, per chi non è riuscito a farlo diventa anche difficile ammetterlo al mondo e quindi riuscire a chiedere aiuto per superare determinate difficoltà.

Comunque molte cose sono risolvibili se si riesce a riprendere la strada giusta  :)


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TermYnator

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#11
Ragazzi ma è ovvio che il punto dove si crea il gap tangibile dell'inesperienza sia l'adolescenza e non so in quanti post l'ho scriitto. Perchè è in quel momento dello sviluppo che si forgiano le prime esperienze.
Ma provate ad andare un pelino oltre.
Chiedetevi ad esempio perchè pur condividendo gli stessi contesti, alcuni adolescenti ne escono vincenti mentre altri ne escono massacrati. Non mi dite che è solo il contesto, perchè non è vero: primo perchè se fosse il contesto dovrebbe esserci uniformità, secondo perchè i contesti si possono cambiare.
E a chi mi risponderà che nei paesini non si cresce, rispondo che anche nei paesini, analizzando i gruppi sociali, troverete quello svegli e quelli che dormono. Quindi non è il paesino che impedisce di evolvere: è altro.
A chi mi risponde che è colpa degli altri che non volevano uscire, rispondo che se voleva cambiare compagnia poteva farlo. Nessuno glielo ha impedito... Ma aprire di nuovo relazioni è impegnativo. Perchè? Per via della difficoltà nel relazionarsi, difficoltà di analisi e quindi capacità di correggere e di migliorare: ovvero di evolvere.
Ma non è introversione questa? E come vedete è a monte, non a valle dell'adolescenza...

Perciò posso dire con assoluta certezza, che il problema è a monte e che una adolescenza vissuta male è una causa non l'effetto di uno stadio adulto con difficoltà a socializzare, a meno che non ci siano situazioni traumatiche o patologiche che esulano da questo tipo di generalizzazioni.

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Ultima modifica: 16 Settembre 2019, 10:38:26 di TermYnator
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Andrea

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Citazione di: TermYnator il 16 Settembre 2019, 10:34:04
Ragazzi ma è ovvio che il punto dove si crea il gap tangibile dell'inesperienza sia l'adolescenza e non so in quanti post l'ho scriitto. Perchè è in quel momento dello sviluppo che si forgiano le prime esperienze.
Ma provate ad andare un pelino oltre.
Chiedetevi ad esempio perchè pur condividendo gli stessi contesti, alcuni adolescenti ne escono vincenti mentre altri ne escono massacrati. Non mi dite che è solo il contesto, perchè non è vero: primo perchè se fosse il contesto dovrebbe esserci uniformità, secondo perchè i contesti si possono cambiare.
E a chi mi risponderà che nei paesini non si cresce, rispondo che anche nei paesini, analizzando i gruppi sociali, troverete quello svegli e quelli che dormono. Quindi non è il paesino che impedisce di evolvere: è altro.
A chi mi risponde che è colpa degli altri che non volevano uscire, rispondo che se voleva cambiare compagnia poteva farlo. Nessuno glielo ha impedito... Ma aprire di nuovo relazioni è impegnativo. Perchè? Per via della difficoltà nel relazionarsi, difficoltà di analisi e quindi capacità di correggere e di migliorare: ovvero di evolvere.
Ma non è introversione questa? E come vedete è a monte, non a valle dell'adolescenza...

Perciò posso dire con assoluta certezza, che il problema è a monte e che una adolescenza vissuta male è una causa non l'effetto di uno stadio adulto con difficoltà a socializzare, a meno che non ci siano situazioni traumatiche o patologiche che esulano da questo tipo di generalizzazioni.

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Certo ci mancherebbe forse nella mia risposta di prima non è passato un messaggio corretto.
L'individuo non è determinato dal contesto ma da esso profondamente influenzato.
Con ciò volevo dire che un ragazzo leggermente imbranato messo in un contesto estremante positivo e favorevole potrebbe non diventare uno "sfigato".
Mentre se lo stesso ragazzo messo in un contesto negativo e antisociale ha molti più probabilità di non riuscire a conoscere e conquistare ragazze.
Ovviamente bisogna andare al di là della propria condizione di partenza e non cercare scuse per non cambiare; perché fare cosi non serve a nulla e danneggia solamente.
Accettare la propria condizione e il proprio contesto e fare il meglio possibile per ottenere quello che vogliamo.
La condizione e il contesto secondo me determina l'ammontare dello sforzo che dobbiamo fare per raggiungere il nostro obiettivo.
il cambiamento interno poi porterà ad un cambiamento anche del contesto nel quale ci muoviamo che renderà migliore il cambiamento stesso creando un circolo virtuoso.

TermYnator

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Citazione di: Andrea il 16 Settembre 2019, 16:38:47
L'individuo non è determinato dal contesto ma da esso profondamente influenzato.

Con ciò volevo dire che un ragazzo leggermente imbranato messo in un contesto estremante positivo e favorevole potrebbe non diventare uno "sfigato".
Partiamo da qui.
Prendiamo un paesello che conosco bene. C'era un bel gruppo di ragazzi locali, frequenbtavano tutti la stessa piazza, figli di persone che si conoscono da anni, ed hanno fatto tutti le stesse scuole. Isolati da 5 km di curve dal paesello più vicino. Un contesto sicuramente omogeneo.
Ma non sono omogenei i risultati.
Nel campo feminile ad esempio, uno è stata la mia spalla per anni: simpatico, spigliato, sveglio e sebbene molto conservatore su taluni aspetti, estremamente libertino.
Gli altri invece, con due mezze eccezioni sono un branco di MdP. Quyale è la differenza fra tutte queste persone?
L'apertura all'esterno.
Quelli chiusi, sebbene vivessero in una condizione di privazione relazionale, non hanno mai colto il richiamo della foresta che gli diceva "cavati da questo buco e vai a vedere quello che succede a 25 km da qui".
Non si sono mai messi veramente in discussione. HAnno preso piè pari le tradizioni dei genitori e le hanno replicate. Ora hanno 40 anni, sono dei maledetti giudicanti ed aspetttano la pensione.
Sono meno chiusi rispetto a quando avevano 20 anni, ma rimangono degli introversi sornioni.

Di chi è la colpa? Non è l'ambiente: se avessero voluto, avrebbero rovesciato completamente le regole dell'ambiente. E invece il loro modo di essere interiore che fa si che tale ambiente si perpetui. Perchè per loro è un ambiente che facilità le cose e non mette in luce le loro deficienze. Che sono a priori, non dovute al contesto!
Citazione
Ovviamente bisogna andare al di là della propria condizione di partenza e non cercare scuse per non cambiare; perché fare cosi non serve a nulla e danneggia solamente.
Esatto. E questa condizione è una proprietà delle persone che reagiscono ai feedbacks invece di subirli.
CVD

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Andrea

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#14
Citazione di: TermYnator il 16 Settembre 2019, 22:16:50
Partiamo da qui.
Prendiamo un paesello che conosco bene. C'era un bel gruppo di ragazzi locali, frequenbtavano tutti la stessa piazza, figli di persone che si conoscono da anni, ed hanno fatto tutti le stesse scuole. Isolati da 5 km di curve dal paesello più vicino. Un contesto sicuramente omogeneo.
Ma non sono omogenei i risultati.
Nel campo feminile ad esempio, uno è stata la mia spalla per anni: simpatico, spigliato, sveglio e sebbene molto conservatore su taluni aspetti, estremamente libertino.
Gli altri invece, con due mezze eccezioni sono un branco di MdP. Quyale è la differenza fra tutte queste persone?
L'apertura all'esterno.
Quelli chiusi, sebbene vivessero in una condizione di privazione relazionale, non hanno mai colto il richiamo della foresta che gli diceva "cavati da questo buco e vai a vedere quello che succede a 25 km da qui".
Non si sono mai messi veramente in discussione. HAnno preso piè pari le tradizioni dei genitori e le hanno replicate. Ora hanno 40 anni, sono dei maledetti giudicanti ed aspetttano la pensione.
Sono meno chiusi rispetto a quando avevano 20 anni, ma rimangono degli introversi sornioni.

Di chi è la colpa? Non è l'ambiente: se avessero voluto, avrebbero rovesciato completamente le regole dell'ambiente. E invece il loro modo di essere interiore che fa si che tale ambiente si perpetui. Perchè per loro è un ambiente che facilità le cose e non mette in luce le loro deficienze. Che sono a priori, non dovute al contesto!Esatto. E questa condizione è una proprietà delle persone che reagiscono ai feedbacks invece di subirli.
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Condivido in pieno le tue parole, anche io penso queste cose sull'argomento.
Ultima modifica: 17 Settembre 2019, 11:07:23 di Andrea