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Padri e Figlie

Aperto da Whiteout, 23 Gennaio 2017, 17:08:49

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Whiteout

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Uno dei temi che mi stanno più a cuore è come le relazioni con i nostri genitori influenzino il nostro rapporto con l'altro sesso. In particolare mi interessa cosa succeda all'evoluzione sentimentale e sessuale di una figlia in presenza di una figura paterna negativa (perché è quello che ho vissuto io). Ho spulciato il forum prima di decidermi a scrivere, in cerca di input sul tema genitori/figli. Le cose più interessanti che ho letto (dando per scontato il TermYpensiero, alla base) sono stati questi topic, il primo sui figli maschi:  http://seduzioneitaliana.com/forum/best-of-the-forum/mr-nice-guy-caratteristiche-psicologia-e-rimedi/ e http://seduzioneitaliana.com/forum/field-reports/il-mediterraneo-in-germania/.
Prima di fare qualche osservazione bisogna però che racconti un pezzetto della mia storia, altrimenti non si capisce da che base parto. Ho cercato di essere sintetica, focalizzando gli elementi fondamentali, ma resta un lungo post...

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Ho sempre voluto essere un maschio.

Ho avuto un pessimo padre. Pessimo per un sacco di motivi, ma principalmente perché assente, o meglio: impegnato con un'altra famiglia, la famiglia principale, quella legittima. Io ero la figlia di serie B, la figlia a cui portare i peluche sciupati del primo figlio vero, l'erede maschio. La figlia della concubina, da tenere nascosta. Quando se ne è finalmente andato di casa, sono stata felice. Ora, provate a immaginare voi una bambina di dieci anni che dice a sua mamma: "Sono felice che non tornerà più". A me, oggi, vengono i brividi.
Ho sempre voluto essere un maschio, dicevo: disprezzavo l'esempio di mio padre, e in cuor mio sapevo che un Uomo avrebbe dovuto essere diverso. Attribuivo a certi comportamenti di mia madre l'essersi accaparrata un esemplare tanto scarso. In particolare, il suo essere seducente mi faceva pensare a una pozza di miele nel bosco: certo, avrebbero potuto andare a posarsi lì meravigliose e rare farfalle, ma quanto poco probabili in mezzo a una folla di immondi bacherozzi privi di discernimento?
Le conseguenze di questi pensieri furono sostanzialmente due, una di natura comportamentale ed una estetica se proprio le devo classificare. Ma le due cose andavano talmente a braccetto che in realtà è difficile per me scriverne in modo distinto. Avrei assunto io delle caratteristiche (che evidentemente all'epoca classificavo come maschili?) necessarie a proteggere mia madre, quindi avrei eliminato dal mio comportamento tratti che giudicavo deboli e forieri di sventure, quali l'essere accomodanti, accondiscendenti, ipocriti, mentre sarei stata sempre leale e fedele. Al contempo, avrei accuratamente evitato di farmi notare dall'universo maschile per caratteristiche troppo tipicamente femminili quali forme in evidenza, trucco, civetterie (insomma, 'il miele' di cui sopra).
Ovviamente tutti questi meccanismi non erano affatto consapevoli, queste sono cose di cui riesco a scrivere adesso dopo qualche anno di riflessioni. Ma finché ci sei dentro, non ti puoi rendere del tutto conto. Io che credevo di potermi far passare per un maschiaccio, a guardare le foto di vent'anni fa ero invece una creatura assolutamente sensuale, nascosta sotto uno sguardo severo e pieno di rancore (e camicione a quadri taglia XXL). Insomma, l'obiettivo finale era chiaro: selezionare, con una soglia altissima, un maschio che si interessasse solo al contenuto e non al contenitore. Per anni e anni sono stata una accanita sostenitrice de 'l'abito non fa il monaco', portandomi dietro questa malaugurata convinzione persino in ambito lavorativo. Oggi ho capito che è una cazzata, ma tant'è.
Comportandomi e presentandomi in questo modo, ho patito tremendamente la solitudine per tutte le scuole superiori. Neanche un bacio, rendiamoci conto. La mattina uscivo di casa e pensavo: 'Oggi qualcuno si accorgerà di me'. Invece non succedeva mai niente. Le cotte che ho avuto, non le ho mai palesate troppo: quando questo è successo, è stato per imbarazzanti incidenti che ancora adesso mi fanno salire l'ansia (anche qualche risata!). I ragazzi a cui sporadicamente sono piaciuta, non hanno mai avuto la minima chance: li ricordo anche oggi come dei MdP privi di qualunque interesse.
Finalmente a vent'anni e qualcosa ho trovato l'uomo giusto, e da lì ho iniziato a permettermi di cambiare. Ma direi che una mia accettazione profonda dell'essere femmina sia una cosa molto recente.
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A questo punto, qualche riflessione sparsa:

- Sulle conseguenze di un padre assente sulla crescita di una donna, posso dirlo con certezza, si dicono e si sentono un monte di banalità. Prima di affrontare i miei spauracchi, ero molto bloccata proprio da questi preconcetti: avevo terrore che a parlarne si materializzassero scenari freudiani e scoprire che stavo con un uomo che avrei voluto per padre, o altre psicopanzane analoghe. Beh, non saranno psicopanzane per tutti per carità, ci saranno anche donne a cui succede di sentirsi in quel modo, ma dare per scontato che a tutte succeda la stessa cosa... questo è certamente sbagliato. Uno dei più frequenti luoghi comuni è ad esempio che (cito da un vecchio post del forum): "la donna con un padre assente, disinteressato, ricercherà poi anche nel futuro compagno una figura simile, ovvero un compagno fuggente che magari le tratta anche un pò male". Magari è un luogo comune perché succede spesso, ignoro se sia un campo indagato scientificamente. Nel mio caso è stato esattamente il contrario. Avevo una standard ideale altissimo, una soglia selettiva pressoché insuperabile, che non nasceva da un modello maschile reale, ma proprio dal suo esatto opposto. (dove ho preso questo modello? Boh!)

- C'è un altro effetto importante dell'assenza paterna, che ha ovviamente a che fare anche con tutto il resto che ho scritto. L'ho compreso leggendo libri sull'infanzia: per anni ho comprato libri di psicologia perinatale e pedagogia, non certo perché pensassi ai figli (credevo anzi che non ne avrei mai voluti.), ma perché cercavo di scrutare nel mio passato. Le bambine, così dicono questi libri, riceverebbero degli input fondamentali dall'atteggiamento del padre verso di loro, in particolare in risposta alla loro 'femminilità'. Ad esempio, in caso il padre non faccia percepire la sua approvazione e sostegno: "Crescendo la bambina sarà portata a svalutare la propria femminilità, il proprio erotismo, così come sono stati svalutati dal padre. E a puntare quasi esclusivamente sulle sue doti intellettuali per trovarsi poi impreparata, nell'adolescenza e nell'età adulta, a confrontarsi con l'altro sesso, da donna a uomo. Visto che la sua femminilità non è stata riconosciuta e apprezzata dal padre, che ha rappresentato per lei il simbolo dell'intero universo maschile, perché dovrebbe essere riconosciuta e apprezzata da altri? Di qui la timidezza, l'insicurezza, la paura del rifiuto e della svalutazione, nei primi rapporti d'amore. Naturalmente non è sempre così, molto dipende anche dall'atteggiamento della madre (...). Ciò non toglie che il riconoscimento paterno facilita nella bambina un'espansione della sua femminilità più libera e gioiosa, e meno carica di insicurezze e paure" (dal libro 'A piccoli passi').
Con questa osservazione capisco meglio come sia possibile che io sia così insicura per tutto ciò che riguarda l'interazione sensuale –in senso lato- con gli uomini. Mi basta sentirmi uno sguardo addosso per essere a disagio, e un approccio anche scontato mi manda totalmente in confusione (della serie: 'non è possibile, ma dice veramente?! A me?!'). Ho sempre vissuto una scissione molto forte la tre le mie 'competenze' intellettuali (+++) e quelle fisiche (---). Questo nonostante in generale io ritenga di avere una buona autostima, e sia una persona molto sicura in ambiti specifici come quello lavorativo. Ma su questa 'relatività' della sicurezza in se stessi c'è già una discussione interessante nel forum, l'ho letta con piacere in questi giorni di riflessione!

- Personalmente, questa influenza nefasta (principalmente di mio padre, ma anche mia mamma ci ha messo del suo seppure per altri versi) l'ho superata con una lunga introspezione e, fattore non indifferente, piazzando infine un bei 500 km di distanza dalla mia città natale. Non ho rimpianti. Certo a guardarmi indietro vorrei prendere sottobraccio la me stessa 14enne e dirle un mucchio di cose, ma... le avrei potute capire? Non credo. Penso alla fine che a certe illuminazioni bisogna arrivare di persona, se anche qualcuno esterno cerca di illuminarci la strada al massimo avremo da pensare 'ah ecco cosa voleva dire' quando avremo sbattuto forte il naso, ma nessuno ci può risparmiare la fatica. Non dico che non si possano quindi cambiare le proprie sorti, anzi, ma nel momento in cui le condizioni sociali-ambientali-psicologiche etc compongono un certo quadro, e non siamo ancora in grado di capirne i meccanismi fini, le cose vanno come devono andare e basta. Pensarla così mi toglie l'inutile dolore di rimpianti e sensi di colpa, e mi fa sentire ottimista sulle possibilità di cambiare e migliorare adesso che 'so' cosa mi è successo.

Se siete arrivati fino a qui, grazie della lettura. Sono curiosa di sentire osservazioni in tema, e mi aggiungo ovviamente ad altri che in passato hanno richiesto una puntatina di termYpensiero sulla relazione padri/figlie  ;)
La Signorina RottermaYer

TermYnator

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Carissima...
I padri assenti sono il fango di molti di noi qui dentro. Io sono sostanzialmente un intenditore di pratiche tese a redimere maschi che spesso sono tali solo da un punto di vista biologico, ma azzarderò un paio di ipotesi.
Non essendo psicologo, accetterò volentieri ( li banno  :lol: ) tutti gli psicologi che vorranno commentare.

Il padre
Il padre affiancata al care giver principale, che è generalmente la madre. Egli rappresenta tutta una serie di fattori importanti: l'autorità, la decisionalità, la conduzione.
Il padre dovrebbe essere colui che psicologicamente manda avanti il branco familiare. Non mi importa un fico secco di quanto potranno obiettare le feministe in merito: non sono mai stato politically correct.
Egli funge da modello per i figli sia per lo scimmiottamento di comportamenti sessuali, sia per comportamenti gerarchici nell'ambito del branco degli implumi, ovvero il gruppetto di sbarbatelli brufolosi che comincia a realizzare in modo fattivo i comportamenti sessuali dell'adulto. Ma il padre è anche un riferimento fortissimo per la capacità di essere leader, ovvero la capacità di formulare scelte responsabili.

Il padre assente/sufficiente
Ci sono padri che per lavoro, hobby, figa non sono presenti nel loro nucleo familiare come dovrebbero.
Così come si sono padri che pur essendo presenti non svolgono quel ruolo fondamentale di educatori che la natura gli demanda. Ovvero il far capire ai figli quando una cosa è buona e quando non lo è.
Il principale effetto di un padre assente non è quindi quello di avere figli con un modello sessuale incerto (il modello sessuale possono copiarlo da nonni,  zii, cugini più grandi, amici, rockstar e via dicendo), ma quello di avere figli insicuri perchè incapaci di prendere decisioni nette.
UNa madre opprimente può aggravare il quadro portando spesso a situazioni di estrema insicurezza e complessi di inferiorità.

Figlie/figlie con padre assente
Non credo ci siano enormi differenze da questo punto di vista. Mentre le assenze di cure materne spesso portano a persone che cercano nell'amore (fisico) una conferma del poter essere amati (spesso costoro si ritengono incapaci di essere amati), la mancanza di un padre vero porta al non saper mai cosa fare. Nel caso di uomini il comportamento è particolarmente evidente nei MdP: non sanno come comportarsi, non capiscono mai quando è il momento giusto di fare una cosa, dire una cosa o vestirsi o qualsiasi altro aspetto comporti una relazione. Spesso questa incapacità relazionale è anche verso gli altri maschi. Ed a meno che non ci siano competenze che diano assoluta sicurezza all'individuo (Videogames, robe matematico/ingegneristiche, nerdago di varia natura basata su dati e numeri non opinabili) queste persone sono socialmente inette, pensando sempre di non essere all'altezza degli altri.
Non credo che la cosa cambi molto per le donne.

Tu
Fatte queste premesse, direi senz'altro che la tua esigenza di essere rispettata unita alla paura di essere vittima di un maschio come tua madre, possano averti comportato la "sindrome dello spaventapasseri". Ovvero l'aver cercato a tutti i costi un aspetto ed un modo di fare che generasse rispetto nei maschi come a dire : "Non ti avvicinare perchè io ti conosco e so chi sei: non mi incanti".
Ma alla fine la tua sessualità ha prevalso, hai trovato l'uomo giusto ed ora ne parli al passato remoto.
L'importante è che non rimangano le insicurezze di quel periodo, che tu abbia (sempre tu ti rispecchi nella mia analisi generica) risolto le tue problematiche. E spero vivamente sia così.
Se tu avessi domande più personali, in via del tutto eccezionale ti invito a farmele via PM. Capisco la delicatezza del caso.

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#2
Citazione di: TermYnator il 23 Gennaio 2017, 20:09:15
... la "sindrome dello spaventapasseri". Ovvero l'aver cercato a tutti i costi un aspetto ed un modo di fare che generasse rispetto nei maschi come a dire : "Non ti avvicinare perchè io ti conosco e so chi sei: non mi incanti".
E' esattamente così.

CitazioneLa mancanza di un padre vero porta al non saper mai cosa fare. Nel caso di uomini il comportamento è particolarmente evidente nei MdP: (...) queste persone sono socialmente inette, pensando sempre di non essere all'altezza degli altri.
Senza poter negare che in generale abbia la sua fondatezza, non me la sento addosso questa analisi. O almeno non del tutto. Le 'grandi decisioni' ad esempio le ho sempre prese con coraggio e intransigenza (anche se su cose più minute sono effettivamente capace di andare in crisi). In campo di relazioni invece può essere più aderente, io da sola mi sono sempre definita 'socialmente inabile', ma questa cosa è migliorata ed è ora circoscritta a certi ambiti (nei quali comunque non mi interessa fare lo sforzo di integrarmi). Nei miei tentativi di superamento dell'ansia sociale sono andata ripetendomi in testa frasi come *ho diritto di stare qui tanto quanto voi*, e questo 'mantra' è diventato tanto automatico che spesso non mi serve neanche più pensarci. Diciamo che è come se mi fosse mancata una sorta di legittimazione iniziale, ecco. Una sensazione spiacevole.
Ma non voglio neanche ricondurre tutto alla storia del padre assente: tante caratteristiche penso che siano inscritte semplicemente nei miei geni. O per ogni persona introversa e timida dovremmo scavare nella storia familiare magari per due o tre generazioni?

CitazioneNon credo che la cosa cambi molto per le donne.
Ecco, io invece 'a naso' ho sempre pensato che ci fossero delle ripercussioni diverse. Ma non ho nessun supporto nei fatti per pensare questa cosa, quindi resto in attesa di eventuali contributi psic (senza ban  ::) ).

Citazione
Se tu avessi domande più personali
Ti ringrazio per la (rara) delicatezza. Ma dico la verità che isolare delle domande specifiche sarebbe difficile. Più che a un quesito via mp, questa storia si presta a lunghe ore birra-munite :3 Comunque tengo presente il bonus!  :)
Ultima modifica: 24 Gennaio 2017, 15:50:16 di Whiteout
La Signorina RottermaYer

Micione

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Per un maschio, crescere senza figura paterna è deleterio, non ha riferimenti di esempio, quindi si arrangia come può, scegliendo un modello che, agli occhi di un bambino, sia valido o figo.
Poi non avendo modelli maschili reali, non sapendo capire la differenza tra quelli a posto e quelli no, spesso finisce a frequentare gentaglia, l'assenza dello sberlone paterno in quel momento è il colpo di graziaLa madre non può sostituirsi, perchè un 1enne non ascolta e le cinghiate paterne non sono come le urla materne.
Picchiare un 16enne, per la donna media vuol dire prendersele, quindi alla fine si hanno bestie che fanno quello che vogliono quando vogliono, non persone che fanno quello che è giusto fare, quando è il momento di farlo.


Sarò sincero, secondo me il padre perfetto, è John Waine fuori e Papa Luciani dentro.
Un dolcissimo ed amabile dolcetto al miele, racchiuso in una fottuta noce di cocco blindata. :)
Quando si merita la lode, l'incoraggiamento o l'insegnamento educativo, il Papa buono è sempre presente, amorevole e disposto a spiegare l'errore o a punire in modo educativo, mentre quando vuol fare il cavallo selvatico, il reticente o l'hippy fancazzista alternativo...

Beeehh dannazione, non starò certo li a dare aria alla lingua perdendo tempo per nulla, darò a quello scavezzacollo tanti calci nel culo, da fargli passare tutti i "sentieri selvaggi" fino al "Rio Bravo" e sarà meglio che gli basti.
Gli faccio passare "il giorno più lungo" e se crede di alzare la cresta e fare "Il Grinta", beeeh che mi prenda un accidenti!
Sarebbe la sua "Battaglia di Alamo", gli faccio un mazzo che nemmeno i "Berretti Verdi" arrivano a tanto, le sue chiappe sarebbero rosse incendiate come "Ywo Jima, deserto di fuoco" ma accidenti a me, lo renderò di schiena dritta, avvezzo ad azioni da vero uomo, di mente aperta come "Le ali delle aquile", coraggioso come gli "Uomini d'amianto contro l'inferno", ne farò uno vero, non alleverò certo un bamboccio con "La stella di latta", che si crede "L'invincibile dello Utah". E che mi venga un accidente, non perderà tempo dentro "La taverna dei sette peccati" e nemmeno con "Il club del diavolo", a cianciare dietro "Pugni, pupe e pepite".

Si, adoro John Waine ;)
per la forza di volontà che ci metti nel superarti sempre©beeblebrox
Sono convinto che ce la farai©^X^
Bello come descrivi il sesso, dovrebbe essere sempre così©Acqua
Sei una splendida persona, dentro, fuori e ricoperto@Amica
Ottimo osservatore@Termynetor
Si vede che stai diventando forte. Continua così e tra poco ce l' avrai fatta@Shark
mi piaci, uno che dice le cose dirette come stanno, fanculo il politically correct @Kleos
Sfigatto è uno che ci prova incessamente a differenza di moltissimi altri @ SunBeam
Sei un porco @ amichette

TermYnator

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Citazione di: Micione il 25 Gennaio 2017, 12:50:51
...
Si, adoro John Waine ;)
Beh sappi che era gay.  Azn
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KikY

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Visto che sono solo mezza psicologa non correrò rischio di ban ;)
La psicologia si è impegnata a indagare le relazioni caregiver/figlio con la teoria dell'attacamento. Sfortunatamente ad essere presa in considerazione è sempre stata prevalentemente la madre, anche perchè la relazione di attaccamento si sviluppa entro i primissimi anni di vita, fase in cui il figlio è estremamente dipendente dalla madre. Studi sul padre sono veramente pochissimi e indicano solo una sua importanza nel modulare la competenza sociale.

Per maggiore completezza farò qualche accenno alla teoria, magari potrebbe esserti utile. Le relazioni caregiver/bambino si distinguono in tre tipologie fondamentali (ve ne è una quarta ma ritengo non sia necessario elencarla qui):
SICURO: la madre risponde al bambino coerentemente e in sincronia alle sue richieste, il ba,bino si sentirà compreso, accettato e amato sviluppando una visione di sè come amabile e degli altri come buoni.
EVITANTE: la madre non risponde al bambino, tende soprattutto ad ignorare i suoi sentimenti negativi, il bambino tenderà a pensare agli altri come inaffidabili e sarà convinto di dover fare tutto da solo. Generalmente evita tutte le situazioni emotivamente coinvolgenti in quanto incapace di gestire i propri sentimenti
AMBIVALENTE: la madre risponde incostantemente facendo sviluppare nel bambino la credenza di poter avere attenzione solo se la richiede incessantemente. Il bambino avrà una fortissima paura dell'abbandono tanto da avere manifestazioni esagerate e ambivalenti di rabbia e necessità di vicinanza.

La teoria dell'attaccamento ci dice anche che queste prime relazioni danno forma a schemi mentali con cui il bambino e poi l'adolescente e l'adulto interpretano, filtrano e organizzano la realtà, soprattutto le relazioni interpersonali. Questi schemi non sono però rigidi e possono essere modificati da vari fattori, tra cui, appunto, la relazione con altri importanti e quindi con il padre.

Un altro fattore decisamente importante che modifica gli schemi infantili e la capacità di mentalizzare.
Facendola breve, questa non è altro che la capacità di riflettere sugli avvenimenti in termini di stati mentali (io penso una cosa, gli altri pensano cose che non è detto siano quelle che penso io) e in maniera più o meno distaccata, proprio quello che hai fatto tu scrivendo questo post.

Non credo di saper spiegare del tutto, o comunque meglio di TermY, come l'assenza paterna possa aver portato allo svilupparsi del tuo determinato modo di porti all'altro sesso. Alla fine so solo che tu hai tentato di reagire ad una situazione che ti procurava sofferenza nel modo migliore che hai elaborato e ciò è stato determinato sia dall'ambiente che ti circondava sia da tue tendenze temperamentali. Quello che più conta è che attraverso la tua profonda riflessione su te stessa ti sei posta nella condizione di modificare e cambiare nella direzione che hai desiderato. Ti sei sentita in colpa, piena di dolore e rimpianti ma hai iniziato a reagire riflettendo su cosa ti era successo aprendoti alla possibilità di migliorare e cambiare.

Spero che anche solo una parola possa esserti stata d'aiuto :)

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Citazione di: KikY il 25 Gennaio 2017, 23:55:36
La psicologia si è impegnata a indagare le relazioni caregiver/figlio con la teoria dell'attaccamento. Sfortunatamente ad essere presa in considerazione è sempre stata prevalentemente la madre (...). Studi sul padre sono veramente pochissimi
Sì, la mia percezione da non addetta ai lavori è che la figura del padre sia in genere sottovalutata, soprattutto in riferimento alle fasi più precoci di sviluppo del bambino. Credo che questo abbia a che fare con l'errore comune di considerare i neonati e i bambini molto piccoli come delle specie di creaturine carine ma prive di coscienza e di competenze, quando ciò non è affatto vero. Ad esempio fin da piccolissimi anche solo l'alternanza del tocco materno e di quello paterno, così diversi, contribuisce a offrire al bambino l'immagine di due modi diversi di relazionarsi con il mondo.
Sicuramente il ruolo del padre sta cambiando moltissimo, o meglio, forse sta cambiando il modo in cui viene percepito. Forse si aprirà un'epoca di maggiore importanza paterna, dove anche agli uomini sarà consentito viversi in pace questo ruolo ed essere molto presenti, senza ridicole etichette di 'mammo', e conservando la specificità del loro ruolo.

Citazione
Visto che sono solo mezza psicologa
Prometti bene  :) Grazie della risposta  ;)
La Signorina RottermaYer

Micione

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Citazione di: TermYnator il 25 Gennaio 2017, 14:13:32
Beh sappi che era gay.  Azn
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Non credo, ha avuto più figli, quindi se non erano corna... al massimo bisex.
Comunque ovviamente, mi riferivo al suo lavoro cinematografico, recitava sempre nel ruolo dell'eroe senza macchia e senza paura, rude ma generoso ed è considerato una leggenda ancoira oggi.
Per un ragazzino penso non sia un brutto esempio, soprattutto al confronto con altri "elementi" che popolano i film, ma te lo vedi uno che prende ad esempio Forodo? :lol:
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Citazione di: Micione il 30 Gennaio 2017, 14:26:55
Non credo, ha avuto più figli, quindi se non erano corna... al massimo bisex.

sono moltissimi quelli che hanno figli e le cui uniche trombate sono ... quelle per far figli.
Un tempo per loro era obbligatorio dimostrare di essere "maschi".
Fine OT, torniamo al tema di white...
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Avendolo visto citato più volte nel forum, mi sono data alla lettura di Risé. Ehm... faccio un po' fatica a superare la diffidenza per tutta la struttura religiosa che informa il suo scritto, ma gli dò atto che fa delle affermazioni coraggiose e delle riflessioni per niente scontate né 'politicamente corrette' sulla società odierna. Una società 'senza padri' in un senso molto ampio e profondo.
Resta il fatto che da quello che ho letto sinora, che è solo una briciola della sua produzione, il tema è sempre affrontato da un maschio per i maschi, mentre io resto alla ricerca di un approccio più specifico alla questione delle figlie. Non so perché non avessi mai cercato prima con parole chiave in inglese, ma mi si è aperto un altro mondo. Addirittura esiste un 'Fatherless daughters project' fondato da due 'coach' americane, mi sa che una volta finita la fase Risé passerò a leggere quello.
Intanto credo che sia positivo anche solo il fatto di averne scritto qui, e essere sopravvissuta. Perché alla fine uno dei blocchi principali è il senso di vergogna che si accompagna alla condizione di senza-padre, quasi al pari di una deformità fisica (e comunque lo stigma sociale per un figlio 'bastardo' non era affatto fievole, almeno ai mie tempi; forse adesso con famiglie allargate e alternative di tutti i tipi è una condizione che pesa meno). E averne scritto senza sentire vergogna prima, durante e dopo, è una bella sensazione di sollievo. Si vede anche che ho percepito questo spazio come sufficientemente protetto e stimolante, quindi grazie anche solo della lettura.
La Signorina RottermaYer