Kurghan's Story III 16) Il tallone di Kurghan

Aperto da TermYnator, 02 Dicembre 2024, 01:37:02

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TermYnator

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La leggenda di Achille racconta che la madre di Achille, lo immerse nel fiume Stige tenendolo per un tallone per renderlo immortale. Ed il tallone fu l'unica parte dell'eroe a non essere immersa dalle acque del fiume.
Il tallone nella leggenda era infatti l'unico punto vulnerabile Achille. Fu li che Paride, durante la guerra di tr*ia, lo colpì con una freccia uccidendolo. Ed anche Kurghan, pur essendo immortale, aveva il suo tallone di Achille. La differenza con il mitologico eroe greco, era che il tallone di Kurghan era nella sua psiche.

Un pomeriggio Kurghan passeggiava lungo un sentiero di campagna. Kurghan aveva sempre amato la natura ed era affascinato dalla complessità del creato. Avrebbe sempre voluto vivere in pace ed armonia con l'universo, ma spesso ciò non era reso possibile dalle velleità e dalla cattiveria degli umani. Il concetto di cattiveria era l'unica cosa in grado di generare sentimenti negativi in Kurghan. E la cosa che più lo distruggeva era il vedere qualcuno che soffre per la cattiveria di un altro. Questa sua caratteristica lo aveva sempre reso estremamente vulnerabile alle persone debole e fragili. Tutte le sue storie d'amore più devastanti erano nate come storie di sesso, nelle quali si era accorto che la persona che aveva davanti era una vittima. Vittima di genitori crudeli ed insensibili, di amanti feroci e malati o delle vicessitudini della vita. Kurghan era arrivato a questa conclusione dopo la fine del suo amore con la Principessa Shupini. E come una sorta di Pigmalione aveva cercato di salvare queste donne da un destino che lui riteneva immeritato. Le aveva adulate, aveva fatto crescere la loro autostima ed aveva condiviso tutto quello che aveva per riuscire nell'intento. E tutte le sue creature un bel giorno guardarono le ali di cui Kurghan le aveva dotate e presero il volo. Qualcuna si girò per lanciare un ultimo cinquettio, altre sparirono invece nel vento senza apparentemente lasciar traccia.
Ma la traccia, in realtà, la lasciavano sempre. Ogni volta che una delle sue creature spiccava il volo, Kurghan si ricopriva di una specie di strato protettivo per isolarsi e difendersi da un mondo che ogni volta che egli si apriva, gli azzannava le visceri come un cane rabbioso. E strato dopo strato, in sensibilizzandosi, era arrivato alla conclusione che per vivere una parvenza di felicità non doveva più avere donne. Da giovane Kurghan aveva un mito di donna. Ma con gli anni quel mito si era sbiadito, decolorato e svanito come la nebbia davanti ad un ventilatore. Kurghan aveva passato la sua intera vita cercando la ragione dell'esistere nelle donne. Ed era arrivato alla sua veneranda età convinto che di fatto, non ci sia nessuna ragione da scoprire. Le donne gli procuravano sempre un effimero piacere seguito da un immane dolore. Per questo, arrivato a questa riflessione, iniziò ad evitare gli occhioni da cerbiatta ferita con i quali alcune donne lo guardavano: Kurghan sapeva che dietro a quegli sguardi innocenti si nascondeva un megalodonte affamato e dai denti taglienti come rasoi, ignaro della propria natura. Avrebbe potuto approfittare della sua arte per possederle fisicamente, magari ingannandole. Ma così si sarebbe comportato come le persone che odiava. La scelta era una sola: smettere di frequentare donne e rassegnarsi all'unica ineluttabile verità. L'amore non è una traccia del divino e della nostra reincarnazione nei millenni. L'amore è solo una patetica illusione che svanisce di fronte a qualche insignificante bisogno terreno. Non c'è nobiltà di sentimento nell'amore. L'amore non supera la morte. È l'amore non è testimonianza del Divino: è solo un crudele scherzo del Caos. Persino coloro che credettero di amare pienamente, alla dipartita del coniuge hanno patito le più terribili sofferenze. Kurghan ricordava sempre l'episodio di un benzinaio che dopo la morte della moglie, distrutto dal dolore, andò a sedersi sulla sua tomba e si sparò un colpo in testa. Come può un sentimento che tutti definiscono bello e meraviglioso tanto da essere assimilato al Divino, portare a questo? L'unica spiegazione plausibile è che essendo la specie umana evolutasi come risultato del caos e non per mano di un onnipotente creatore universale che tutto ha pensato e tutto ha previsto, essa abbia qualche pietoso bug. L'amore è il più grande di tutti. Amare non è un trascendere, ma solo il soddisfare una perversione legata a qualche occulto trauma infantile.
Giunto a queste conclusioni, Kurghan scrollò le spalle e continuò la sua passeggiata fra i colori dell'autunno, lasciandosi dietro foglie rosse e gialle. Come sempre sulla strada per nuove avventure...

segue..
Ultima modifica: 02 Dicembre 2024, 09:51:54 di TermYnator
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