Homo Faber

Aperto da Shark Attack, 19 Maggio 2011, 20:35:08

Discussione precedente - Discussione successiva

0 Utenti e 1 Visitatore stanno visualizzando questa discussione.

Shark Attack

  • SI-Reliable User
  • Messaggi: 193
*
Salve a Tutti!
Oggi vorrei trattare della figura umana e dell'uomo in generale.  :uglystupid:
L'argomento è stato rielaborato sotto una serie di miei spunti e riflessioni e mi sono aiutato con il libro di letteratura di scuola che trattava di ciò. Ma veniamo al dunque.

L'uomo nella storia ha principalmente attraversato due culture strettamente diverse ovvero:
-Cultura Medioevale: tutto ruotava intorno alla fede e alla religione
-Cultura Umanista: centralità dell'uomo e della natura terrena

Gli uomini del Medioevo concepivano la storia come qualcosa che era stata disegnato da Dio, un disegno divino, l'uomo non aveva potenzialità di cambiarne il suo corso. Nell'Umanesimo invece l'uomo è l'artefice del proprio destino, viene denominato "Homo Faber" cioè colui che fa.

L'Umanesimo deriva dal termine latino "Humanitas" ossia tutto quello che riguarda l'uomo nel senso che lo può migliorare, formare, completare.
Da cattolico credente (che odia profondamente chiesa, Vaticano e company) posso dire che la religione ha aiutato l'uomo a fare sempre più amicizia con "Federica"  ;D per limiti mentali che vi impongono fin da piccoli al catechismo. Come si sa dalla storia la Chiesa nel corso dei secoli invece che portare avanti il credo, si divertiva a fare guerre a più non posso, ma come diceva il filosofo francese Rousseau:"i mali della società moderna avvengono con la progressione nel tempo", ahimè triste verità.

Ma cos'è che fa preferire tanti uomini a star seduti su una sedia a spezzarsi dalle seghe, invece che uscire fuori e scambiare due parole con una ragazza? Beh la risposta è multipla. C'è chi non rimorchia per timidezza, insicurezza personale, poca autostima e fiducia in se stessi e nei propri mezzi, ecc. i motivi sono tantissimi, e sono soggettivi, cambiano da individuo ad individuo.

il segaiolo (esempio me  Azn) entra in un vortice di seghe mentali, ma soprattutto comincia a costruirsi un "prigione" mentale. Questa prigione crea stati di immobilità che minano la felicita di un soggetto, e se c'è qualcosa che può rafforzare questa gabbia mentale di insicurezze e paura è il modo di vivere.

Vi siete mai posti la domanda di come vivete? Vivete nel passato, presente o futuro?. mi sono reso conto che vivere nel passato o pensare al futuro è una delle cose peggiori che si possa fare e sapete perché? Perché si vive male pensando a come potrebbe essere il futuro, ed è inutile rimembrare il passato, soprattutto i ricordi peggiori. Si vive nel presente, nell'attimo senza starci a pensare troppo.
Certo ci vuole tempo e pazienza a ragionare in questo modo, ma vivendo così si sta già molto meglio. Il concetto di prigione è espresso nello spezzone di questo film, davvero meraviglioso per i miei gusti.


http://www.youtube.com/watch?v=K6WklAL_j2k


"sei nato in catene,sei nato in una prigione che non ha sbarre che non ha mura che non ha odore, una prigione per la tua mente"

dovremmo vivere con un cultura più umanista, liberarci dalle convinzioni più limitanti, che non ci fanno vivere bene. In fin dei conti non si fa niente di male ad approcciare una ragazza, al limite ti prendi un palo, ma non sbranano, quello no. Se per gli altri non è una cosa comune, per noi lo deve essere perché è così che è!

siamo gli artefici del nostro destino, tocca a noi gestire la nostra vita, e deciderne cosa se ne vuole farne, ma per fare questo è necessario capire e focalizzare ciò che si vuole veramente.

Un Abbraccio,
Shark Attack

[bgcolor=#FFFFFF]The Drunken Monkey[/bgcolor]
"prepara te stesso al peggio e ti accadrà sempre il meglio" (Tito Ortiz)

Naddolo

  • CSI-6
  • Messaggi: 2.015
*
mmmmmm, piccoli filosofi crescono  Azn

solo che non mi ha convinto un granchè quel che hai scritto; dopo scrivo 2 righe di spiegazione

Shark Attack

  • SI-Reliable User
  • Messaggi: 193
*
Citazione di: Nad il 19 Maggio 2011, 20:44:08
mmmmmm, piccoli filosofi crescono  Azn

solo che non mi ha convinto un granchè quel che hai scritto; dopo scrivo 2 righe di spiegazione
si è un argomento molto vasto, c'è tanto da dire, ho sintetizzato un po'  ;D non mi aspettavo che convincesse per bene, comunque mi farebbe piacere tu lo ampliassi con tuoi pensieri e spiegazioni. Se non sbaglio studi filosofia giusto? Ancor meglio così vedo di imparare qualcosa   ;)
[bgcolor=#FFFFFF]The Drunken Monkey[/bgcolor]
"prepara te stesso al peggio e ti accadrà sempre il meglio" (Tito Ortiz)

Naddolo

  • CSI-6
  • Messaggi: 2.015
*
#3
provo a essere sintetico; i problemi di questo scritto sono vari: al primo posto c'è il fatto che quanto scrivi nella prima parte è scolastico e di maniera; la distinzione che poni tra cultura medievale e cultura umanista va bene giusto per i bambini delle elementari; per di più è una volgarizzazione di quanto teorizzato da Burckhardt nel suo storico saggio sulla cultura del rinascimento; pensa che Huizinga ha scritto un celebre saggio intitolato "L'autunno del medioevo", in cui quindi, come si evince facilmente dal titolo, si interpreta il rinascimento in modo opposto a Burckhardt, come regresso e peggioramento di quanto successo prima; un rinascimento come impoverimento della civiltà

questo per dirti che non tutto è chiaro e lineare come sembra da quelle merde che chiamano libri di testo...

se poi volessimo dare per buona la linea di Burckhardt (cioè del tempo rinascimentale come fioritura del vero umano), dovremmo come minimo ricordare che, con tutte le riproposizioni del pensiero pagano (greco e latino su tutte), più tutte le influenze, dagli arabi ai bizantini ecc, la cultura del tempo era largamente CRISTIANA, anzi cattolica; di più, la cultura europea sarebbe stata in larga parte parte cristiana per almeno altri 3 secoli; quindi, di nuovo, la contrapposizione tra le 2 estremità che tu poni, è di nuovo solo una più o meno utile approssimazione scolastica

altro appunto: se pure concediamo che la cultura umanista ha contribuito a porre al centro l'uomo (e questo è vero), liberando le energie e sciogliendo molte delle briglie in cui le persone erano imbrigliate (tutta la cultura del feudalesimo era rigorosamente gerarchica, e si era quel e dove si nasceva), tutto questo ha un importante rovescio: l'uomo ha di fatto smarrito una mappa chiara e intellegibile della sua esistenza; prima era tutto scritto, codificato e perfettamente chiaro; c'era il mondo di su, e il mondo di giù; ogni essere umano aveva un suo posto ed una sua ben precisa funzione, il tutto in ottica globale; dal rinascimento in avanti c'è stata un imponente liberazione delle forze, passando attraverso lo scisma protestante e calvinista (leggersi qui il saggio di weber sull'etica protestante,che non dirà tutto il vero ma è imprescindibile in merito), che togliendo potere al clero, e ridefinendo la fede come fatto intimo e privato, in un rapporto diretto tra individuo e divinità, ha spinto ulteriormente avanti il processo di autodefinizione dell'individuo;

ma tanto più l'uomo è lbero di fare di sè quel vuole (o crede di poter provare a farlo), tanto più aumenta il rischio concreto di fallire, di smarrire la strada;

tutto questo per dirti che non è tutto rose e fiori, e quel che dici sull'umanesimo ha conseguenze positive, ma anche negative, come può ben vedere chi conosca un minimo la cultura da nietzsche in avanti, con tutto l'approdo nichilistico, la perdita di fini e valori ecc e il dire "prendi in mano la tua vita, fai di te un capolavoro ecc" sono belle frasi, ma il realizzare ciò è privilegio di pochissimi superuomini; e il far credere che tutti ce la possano fare crea solo illusioni prima, e frustazioni poi nelle persone, facendo aumentare le invidie, gli odii, i rancori per quelli che ce la fanno; quelli che ce la fanno sono sempre raccomandati, hanno avuto fortuna, sono stati aiutati, sono nati così e tutta una serie di recriminazioni...

altra cosa: il nesso teorico che poni tra la prima e la seconda parte dello scritto, è deboluccio;la parte su matrix poi non mi convince per nulla: il discorso sul vivere nel presente mi sa di fuffa, e già risposi tempo fa a maschio alfa in merito; te lo incollo qui

http://seduzioneitaliana.com/forum/generale/saper-vivere-nel-presente/msg84561/
Ultima modifica: 20 Maggio 2011, 18:14:44 di Nad

Shark Attack

  • SI-Reliable User
  • Messaggi: 193
*
Citazione di: Nad il 20 Maggio 2011, 14:38:49
provo a essere sintetico; i problemi di questo scritto sono vari: al primo posto c'è il fatto che quanto scrivi nella prima parte è scolastico e di maniera; la distinzione che poni tra cultura medievale e cultura umanista va bene giusto per i bambini delle elementari; per di più è una volgarizzazione di quanto teorizzato da Burckhardt nel suo storico saggio sulla cultura del rinascimento; pensa che Huizinga ha scritto un celebre saggio intitolato "L'autunno del medioevo", in cui quindi, come si evince facilmente dal titolo, si interpreta il rinascimento in modo opposto a Burckhardt, come regresso e peggioramento di quanto successo prima; un rinascimento come impoverimento della civiltà

questo per dirti che non tutto è chiaro e lineare come sembra da quelle merde che chiamano libri di testo...

se poi volessimo dare per buona la linea di Burckhardt (cioè del tempo rinascimentale come fioritura del vero umano), dovremmo come minimo ricordare che, con tutte le riproposizioni del pensiero pagano (greco e latino su tutte), più tutte le influenze, dagli arabi ai bizantini ecc, la cultura del tempo era largamente CRISTIANA, anzi cattolica; di più, la cultura europea sarebbe stata in larga parte parte cristiana per almeno altri 3 secoli; quindi, di nuovo, la contrapposizione tra le 2 estremità che tu poni, è di nuovo solo una più o meno utile approssimazione scolastica

altro appunto: se pure concediamo che la cultura umanista ha contribuito a porre al centro l'uomo (e questo è vero), liberando le energie e sciogliendo molte delle briglie in cui le persone erano imbrigliate (tutta la cultura del feudalesimo era rigorosamente gerarchica, e si era quel e dove si nasceva), tutto questo ha un importante rovescio: l'uomo ha di fatto smarrito una mappa chiara e intellegibile della sua esistenza; prima era tutto scritto, codificato e perfettamente chiaro; c'era il mondo di su, e il mondo di giù; ogni essere umano aveva un suo posto ed una sua ben precisa funzione, il tutto in ottica globale; dal rinascimento in avanti c'è stata un imponente liberazione delle forze, passando attraverso lo scisma protestante e calvinista (leggersi qui il saggio di weber sull'etica protestante,che non dirà tutto il vero ma è imprescindibile in merito), che togliendo potere al clero, e ridefinendo la fede come fatto intimo e privato, in un rapporto diretto tra individuo e divinità, ha spinto ulteriormente avanti il processo di autodefinizione dell'individuo;

ma tanto più l'uomo è lbero di fare di sè quel vuole (o crede di poter provare a farlo), tanto più aumenta il rischio concreto di fallire, di smarrire la strada;

tutto questo per dirti che non è tutto rosa e fiori, e quel che dici sull'umanesimo ha conseguenze positive, ma anche negative, come può ben vedere chi conosca un minimo la cultura da nietzsche in avanti, con tutto l'approdo nichilistico, la perdita di fini e valori ecc e il dire "prendi in mao la tua vita, fai di te un capolavoro ecc" sono belle frasi, ma il realizzare ciò è privilegio di pochissimi superuomini; e il far credere che tutti ce la possano fare crea solo illusioni prima, e frustazioni poi nelle persone, facendo aumentare le invidie, gli odii, i rancori per quelli che ce la fanno; quelli che ce la fanno sono sempre raccomandati, hanno avuto fortuna, sono stati aiutati, sono nati così e tutta una serie di recriminazioni...

altra cosa: il nesso teorico che poni tra la prima e la seconda parte dello scritto, è deboluccio;la parte su matrix poi non mi convince per nulla: il discorso sul vivere nel presente mi sa di fuffa, e già risposi tempo a maschio alfa in merito; te lo incollo qui

http://seduzioneitaliana.com/forum/generale/saper-vivere-nel-presente/msg84561/
ti ringrazio per l'intervento e la delucidazione che mi hai dato  ;) soprattutto nella frase sottolineata, come dici tu non è sempre rose e fiori e ammetto che ce ne vuole a chiamarli "libri"  Azn, ma avendo questa serie di riflessioni ho provato a tirare fuori qualcosa, di certo non pretendevo di fare un post chiaro e limpido, essendo uno dei primi, ma da qualche parte si deve iniziare no? ;D .
Cosa mi consiglieresti di leggere oltre a Nietzsche? Anche Schopenahuer? mi interesse approfondire questi argomenti.

Shark Attack
[bgcolor=#FFFFFF]The Drunken Monkey[/bgcolor]
"prepara te stesso al peggio e ti accadrà sempre il meglio" (Tito Ortiz)

Naddolo

  • CSI-6
  • Messaggi: 2.015
*
vai dove ti porta il cuore  :) non c'è un modo unico di studiare questi argomenti, i libri chiamano altri libri, e così in una spirale senza fine (c'è il rischio concreto di non uscirne mai, tanto è vasta la materia, e vasto è il numero di opere che sarebbe bello conoscere...)

leggi quel che ti appassiona, e non dare mai nulla per buono in modo definitivo; schopenhauer è certamente un must; inizia dagli aforismi sulla saggezza della vita; se ti piace, buttati sul mondo come volontà e rappresentazione (uno dei pochi classici della filosofia di tutti i tempi veramente leggibile e godibile )


Shark Attack

  • SI-Reliable User
  • Messaggi: 193
*
grazie a mio fratello più grande, mi sono rimasti molti libri, tra cui la collana Adelphi di Schopenhauer, ma manca "il mondo come volontà e rappresentazione" al limite lo prendo in biblioteca, poi guardo cosa buttarmi a leggere, grazie ancora!. Una domanda-curiosità, cosa studi di preciso all'università?
[bgcolor=#FFFFFF]The Drunken Monkey[/bgcolor]
"prepara te stesso al peggio e ti accadrà sempre il meglio" (Tito Ortiz)

Naddolo

  • CSI-6
  • Messaggi: 2.015
*
studio economia politica...distante da quel ti attendevi, eh?  Azn

ma tranquillo, anche dal vivo nessuno pensa mai che io studi economia...

Shark Attack

  • SI-Reliable User
  • Messaggi: 193
*
eh si distante da quel che pensavo  Azn e secondo me studi anche la fregna  :lol:
[bgcolor=#FFFFFF]The Drunken Monkey[/bgcolor]
"prepara te stesso al peggio e ti accadrà sempre il meglio" (Tito Ortiz)

Saccottino

  • Messaggi: 82
*
Citazione di: Nad il 20 Maggio 2011, 18:28:20
studio economia politica...distante da quel ti attendevi, eh?  Azn

ma tranquillo, anche dal vivo nessuno pensa mai che io studi economia...

Giuro che anche io mi ero immaginato che tu studiassi qualcosa come filosofia... Adoro il modo in cui tratti i vari argomenti, a che età hai incominciato a "farti una cultura" ?

Naddolo

  • CSI-6
  • Messaggi: 2.015
*
Citazione di: Saccottino il 20 Maggio 2011, 22:44:43
Giuro che anche io mi ero immaginato che tu studiassi qualcosa come filosofia... Adoro il modo in cui tratti i vari argomenti, a che età hai incominciato a "farti una cultura" ?

grazie mille  :-*

domanda interessante la tua; ci sono stati alcuni momenti cardine in cui ho iniziato "a farmi una cultura", anche se è definizione che vuol dire poco, perchè nessuno si fa una cultura con lo scopo di farsi una cultura; è una conseguenza, non uno scopo

il primo episodio fu l'estate tra il terzo e il quarto anno di liceo; all'epoca non era ancora particolarmente interessato alle materie umanistiche, alla lettura, alla filosofia; non che andassi male a scuola, ma studiavo (come ho sempre fatto) perchè andava fatto, non chissà per qualche mia voluttà personale

in quel periodo un amico di mio padre si era liberato di un sacco di cianfrusaglie che giacevano sulla propria soffitta, e tra queste c'era un bel pacco di libri, per la verità abbastanza vecchi e malandati; il tipo li voleva buttare, mio padre li prese e li mise sulla nostra soffitta; per puro caso un giorno mi trovai a spulciare pigramente tra questi libri;  fui colpito da uno: La morte di Ivan Ilich, di Leone Tolstoj; la cosa che mi colpì inzialmente, facendomi ridere, era che non era scritto Lev Tolstoj, ma era italianizzato in Leone Tolstoi (sotto il fascismo era la regola italianizzare, ma all'epoca non lo sapevo)

era breve, al massimo 200 pagine;iniziai, un po' per gioco a leggerlo il libro; e a dispetto delle previsioni mi prese un sacco, e lo finii in men che non si dica; il libro  era una disperata riflessione sulla inautenticità del vivere umano; questo tizio, il protagonista, scopre di essere malato di tumore, e col tempo si renderà conto, via via sempre di più, del fatto che stava per morire, si, proprio lui, non un altro, non il generico "si muore" perchè tutti muoiono prima o poi; ma proprio lui, Ivan Illich stava morendo; lui, che fino ad allora aveva vissuto nel "si vive", facendo quel che fanno più meno tutti, quindi studio, lavoro, famiglia, figli, ricerca di soldi onore e successo, mentre stava per morire si accorge si non aver veramente vissuto, che la sua vita era stata una inutile menzogna di cui ora non gli fregava più nulla;

era forse la prima volta che prendevo coscienza, grazie a tolstoj, dell'esistenza del problema della vita umana, le classiche domande "chi siamo, perchè vivamo, dove andiamo ecc"; fortemente colpito da tolstoj, non so bene perchè, mi innamorai così dell'idea di leggere guerra e pace; sapevo a stento di cosa parlasse, ma questo mattone dell' dell'800, di cui tutti millantavano la difficoltà, la pallosità ecc volevo proprio leggermelo; mi attirò probabilmente anche l'elemento elitario, il fatto che in pochi lo avessero letto ( e nessuno che conoscevo lo aveva fatto); stessa cosa mi sarebbe capitata dopo qualche anno con proust, questo francese pazzo, superindigesto e incomprensibile (secondo la vulgata) ma la cui opera aveva un nome così liquido e così eccitante: la recherche; giuro che mi eccitavo solo a dirlo... Recherche... :buck:

comunque sia, non fu uno scherzo, ma in 2 settimane (avevo il vincolo di riportarlo indietro in biblioteca) lessi guerra e pace, e di questo ne andai orgoglioso per un bel po' Azn la cosa divenne una consuetudine, e da li in avanti consacrai varie estati alla lettura dei classici, sopratutto russi (dopo tolstoj, fu la volta di dostojesky, checov, bulgakov, pasternak...)

il secondo episodio riguarda la scoperta della filosofia: come dicevo, fino ai 17 anni onestamente dei filosofi mi fregava ben poco; accade in un periodo nel quale ero malato, avevo un tonsillite o giù di li e avrei dovuto comunque andare interrogato in filosofia; viceversa sarei risultato non classificato nelle pagelle di metà quadrimestre; se non ricordo male dovevo portare cartesio e pascal; il fatto che fossi malato, in una condizione alterata rispetto al normale, credo sia stato decisivo; per la prima volta infatti, leggendo dei passi dai pensieri di pascal, scoprii che le cose di cui parlavano sti filosofi, e che fino a quel momento mi era sembrate vacue chiacchere, in realtà parlavano di me; sia chiaro, non di me Nad, ma di me in quanto essere umano; mi colpì particolarmente il paragonare l'uomo a un fuscello; L'uomo non è che un fuscello, il più debole della natura, ma è un fuscello che pensa, che ha consapevolezza di esser tale; pensiero sbalorditivo per il me stesso dell'epoca

la chiave esistenzialista, scoperta prima di sapere qualsiasi cosa sugli esistenzialisti, mi fece cambiare il modo in cui guardavo quelli che fino a poco prima mi sembravano solo astruserie prive di senso; da qui in avanti mi nacque una voglia matta di leggere queste cose, di saperne sempre di più; da li a breve avrei scoperto anche Nieztsche, ed il suo Zarathustra: libro che mi sconvolse, un modo di fare filosofia inaudito, e anche questo,anzi questo più di tutti, trovai che mi parlava; per quanto fosse aforismatico e fumoso, qualcosa mi arrivava, e credetti (sopratutto duranti certe notti particolarmente desolate) credetti di parlare veramente con federico nietzsche, e che lui avesse scritto proprio per me, per dare un senso alle mie ansie, per trovare una spiegazione ai miei tormenti;

il fatto che non fossi il solo a pensare, stuggermi e intossicarmi la vita su certe questioni, rendeva il mio tempo meglio sopportabile

minchia ho scritto un poema... :buck: mi è un attimo scappata la mano... ;D

ilmaredinemo

  • Messaggi: 350
*
Citazione di: Nad il 21 Maggio 2011, 16:47:59

nacque una voglia matta di leggere queste cose, di saperne sempre di più; da li a breve avrei scoperto anche Nieztsche, ed il suo Zarathustra: libro che mi sconvolse, un modo di fare filosofia inaudito, e anche questo,anzi questo più di tutti, trovai che mi parlava; per quanto fosse aforismatico e fumoso, qualcosa mi arrivava, e credetti (sopratutto duranti certe notti particolarmente desolate) credetti di parlare veramente con federico nietzsche, e che lui avesse scritto proprio per me, per dare un senso alle mie ansie, per trovare una spiegazione alle mie angoscie

Spesso mentre leggevi hai pianto e riso col cuore vero? ;)

Saccottino

  • Messaggi: 82
*
Citazione di: Nad il 21 Maggio 2011, 16:47:59

in quel periodo un amico di mio padre si era liberato di un sacco di cianfrusaglie che giacevano sulla propria soffitta, e tra queste c'era un bel pacco di libri, per la verità abbastanza vecchi e malandati; il tipo li voleva buttare, mio padre li prese e li mise sulla nostra soffitta; per puro caso un giorno mi trovai a spulciare pigramente tra questi libri;  fui colpito da uno...


Non so perché, ma mi ricorda molto la classica storia del giovane che trova in modo casuale un libro magico in un "cimitero dei libri" che gli apre le porte della letteratura. Mi sembra di aver letto una storia simile in un romanzo del contemporaneo Ruiz Zafon. Sento che in maniera molto piu graduale sto vivendo piu o meno lo stesso processo; di fatto mi sono letto l'inizio di "dalla parte di swann"  ma me lo tengo per le vacanze poiché adesso devo studiare per l'esame di stato...

Grazie Nad per l'esauriente risposta e la pazienza! Leggerti è davvero un piacere!
La prossima domanda che ti farò è la seguente (sperando di non andare troppo off topic): Quando è che un ragazzo ritiene di aver assimiliato tutti i concetti chiave e quando riesce a elaborare pensieri propri? E poi il mio dubbio più grande: C'è ancora spazio per pensieri propri nel 2011 o tutto è già stato pensato?

Naddolo

  • CSI-6
  • Messaggi: 2.015
*
Citazione di: Saccottino il 22 Maggio 2011, 02:01:40
Quando è che un ragazzo ritiene di aver assimiliato tutti i concetti chiave e quando riesce a elaborare pensieri propri? E poi il mio dubbio più grande: C'è ancora spazio per pensieri propri nel 2011 o tutto è già stato pensato?

eh, domanda difficile...

è difficile perchè sono poche le persone che giungono a un pensiero personale; se ci fai caso, tantissime persone non fanno altro che adattare opinioni sentite da qualche parte, che sia in famiglia, che sia tra gli amici; purtroppo lo fanno anche molti intellettuali, che troppo volte si mettono sotto grandi ali protettive, e ripetono, con variazioni più o meno sostenute, quei pensieri.

Quindi non ti so rispondere, non posso dirti quando si arriva al punto che dici tu; tanto più che l'hai messa molto in chiave artistica; non percepisco in quello che dici la volontà comprensione, piuttosto l'ansia di esprimere una voce personale; il che, se poniamo la scissione tra arte e verità, è più di pertinenza delle opere d'arte che della riflessione e della teorizzazione in generale; cioè te non vuoi semplicemente capire come fungono le cose (perchè se così fosse, se trovassi un tizio cher le ha capite, non avresti problemi ad adottare la sua visione), ma vuoi che quello che tu esprimi/esprimerai sia frutto del tuo legittimo pensiero creativo; dai una prevalenza a te stessa e al tuo mondo, sul mondo esterno; questo è tipico delle personalità più spiccatamente introverse che estroverse

quindi dico una cosa: tu mi chiedi se nel 2011 c'è ancora posto per pensieri personali; un po' quel che si dice nella musica; caxxo, so 7 note, ormai hanno finito le combinazioni; io non credo; le combinazioni sono potenzialmente infinite, e non si smetterà di fare musica

spazio per pensieri nuovi, analogamente, ce ne sarà sempre, tanto più che la società è in continua evoluzione, in particolare a livello di sovrastrutture, e di relazioni tra queste e gli esseri umani

ma, e questo è come la vedo io, le verità di fondo circa la vita, la morte e il destino di ognuno di noi, questo tipo di verità sono date; stanno li ,sepolte da qualche parte, in attesa di esser riscoperte, ritrovate; ma non hanno da esser inventate, a mezzo di teorizzazioni astruse e complesse; anzi, le verità in genere sono piuttosto semplici, quasi banali da certi punti di vista; ma ci sfuggono quasi sempre

verità in greco si esprime col termine aletheia, che significa "disvelamento"; raggiunger la verità, quel che è nascosto, coperto da qualcosa, significa aver la capacità di sollevare questo velo, o per dirla col platone del mito della caverna, uscire dalla caverna, e smettere di confondere la finzione, le illusioni, con ciò che invece è vero e fondamentale

i popoli antichi, e parlo di popoli anche più antichi di quello greco, erano molto più vicini a queste verità di quanto lo siamo noi oggi, che abbiamo, non solo a livello di pratiche quotidiano, ma anche a livello di speculazione teorica, il rapporto con queste fondamentali verità; per dirne una, tutti i grandi filosofi della storia, da platone ad aristotele, da agostino a tommaso, da spinoza a niezsche, sono grandi non perchè scrivono cose fighe, ma perchè sono in relazione, più e meglio di altri, con le fondamentali verità dell'esistenza umana; e da qui viene il loro esser giganti (oltre che da una superba capacità di esprimerla; ci stanno pure i santoni indiani che hanno capito tutto, ma non ne parlano con nessuno)

quindi, per concludere: io non credo che lo scopo del pensare e del riflettere, si il conseguire una manifesta originalità di pensiero; non devi inventarti chissà quali cose inaudite, perchè la vedo abbastanz ardua, oltre che inutile; piuttosto appare necessario avvicinarsi sempre di più alla verità, e questo a prescindere di come tu faccia, di quali mezzi tu ti serva; non aver timore di poggiare sulle spalle dei giganti; non aver timor di non esser d'accordo con loro, ma questo non prima che tu li abbia intesi e compresi alla perfezione (non prima, non prima...)



Saccottino

  • Messaggi: 82
*
Citazione di: Nad il 22 Maggio 2011, 16:09:13

Quindi non ti so rispondere, non posso dirti quando si arriva al punto che dici tu; tanto più che l'hai messa molto in chiave artistica; non percepisco in quello che dici la volontà comprensione, piuttosto l'ansia di esprimere una voce personale; il che, se poniamo la scissione tra arte e verità, è più di pertinenza delle opere d'arte che della riflessione e della teorizzazione in generale; cioè te non vuoi semplicemente capire come fungono le cose (perchè se così fosse, se trovassi un tizio cher le ha capite, non avresti problemi ad adottare la sua visione), ma vuoi che quello che tu esprimi/esprimerai sia frutto del tuo legittimo pensiero creativo; dai una prevalenza a te stessa e al tuo mondo, sul mondo esterno; questo è tipico delle personalità più spiccatamente introverse che estroverse

quindi dico una cosa: tu mi chiedi se nel 2011 c'è ancora posto per pensieri personali; un po' quel che si dice nella musica; caxxo, so 7 note, ormai hanno finito le combinazioni; io non credo; le combinazioni sono potenzialmente infinite, e non si smetterà di fare musica

spazio per pensieri nuovi, analogamente, ce ne sarà sempre, tanto più che la società è in continua evoluzione, in particolare a livello di sovrastrutture, e di relazioni tra queste e gli esseri umani

Analisi perfetta Nad.
Sono una persona alquanto introversa, e spesso mi trovo con il problema del volermi esprimere in modo diverso agli altri, senza preoccuparmi con la stessa misura di fare le cose giuste.
Cerco continuamente l'arte, l'artistico, la sensazione e l'emozione; di fatto trovo la ricerca di verità un lavoro molto più complesso, soprattutto perchè non vedo garanzie che mi dicono cosa sia una vera verità o una verità fasulla.
L'esempio delle 7 note calza a pennello essendo io un musicista. Credo che la difficoltà sta nel riconoscere un nuovo tipo di combinazione mai immaginato da altri. E il fatto di non averlo mai visto prima da nessuno rende ancora più difficile trovare qualsiasi cosa, anche se ti sta proprio sotto al naso.
Però io mi chiedo: come si concilia il fatto che tutti i maggiori filosofi arrivavano con qualche critica al filosofo anteriore e con l'introduzione di una nuova verità? Chi era il filosofo che più si è addentrato nel reticolo di verità? La mia opinione è che sia un'utopia descrivere con un sistema di verità il mondo, perchè è tutto una nostra rappresentazione, e ogni filosofo a modo suo ha trovato una chiave di lettura diversa. Forse è per via di questa mia visione che sono scoraggiato nel cercare delle verità assolute.

Citazione di: Nad il 22 Maggio 2011, 16:09:13
quindi, per concludere: io non credo che lo scopo del pensare e del riflettere, si il conseguire una manifesta originalità di pensiero; non devi inventarti chissà quali cose inaudite, perchè la vedo abbastanz ardua, oltre che inutile; piuttosto appare necessario avvicinarsi sempre di più alla verità, e questo a prescindere di come tu faccia, di quali mezzi tu ti serva; non aver timore di poggiare sulle spalle dei giganti; non aver timor di non esser d'accordo con loro, ma questo non prima che tu li abbia intesi e compresi alla perfezione (non prima, non prima...)

Grazie della esauriente risposta, condivido in particolare questo pezzo.
+1 per l'analisi azzecatissima del soggetto con cui stai parlando  :D