Prima LTR: l'ho fatta scappare dopo 8 anni, come andare avanti?

Aperto da Lucignolo, 03 Luglio 2024, 21:58:07

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Lucignolo

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Ciao, recentemente sono incalzato su https://seduzioneitaliana.com/forum/generale/lei-ti-ha-lasciato-1-perche/ e https://seduzioneitaliana.com/forum/termynators-method-133/chiodo-scaccia-chiodo/ , che, casualmente vanno proprio a toccare un tema sul quale vorrei chiedere un parere esterno.

Sintesi veloce: sono appena uscito (lasciato, con colpe) da una LTR di 8 anni e mezzo, e sto vivendo il periodo più buio, ma allo stesso tempo più rivelatore, della mia vita. Nonostante ciò, mi affliggono molti dubbi a cui fatico a dare risposte solide data la mancanza di esperienze e relazioni da comparare.

In dettaglio: ho 28 anni, sono stato in una relazione con una ragazza (27) da quando ne ho 19.
La relazione è stata molto intensa, nonostante non abbia certezza (ora) che si possa chiamare "amore", ci siamo presi cura l'uno dell'altro, siamo cresciuti insieme, abbiamo condiviso una infinità di cose ed eravamo affini su altrettante altre.
Qui nasce già il mio primo dubbio: lei mi pare una "dipendente", come descritto in https://seduzioneitaliana.com/forum/generale/lei-ti-ha-lasciato-1-perche/ .
Al tempo in cui ci siamo conosciuti c'era un chiaro disequilibrio tra il fatto che io avessi molte passioni, modi e dinamiche particolari ed interessanti di viaggiare, di pensare, ed altro, che lei non invece non aveva (diciamo che era più "piatta", come forse è normale aspettarsi da una persona di 18 anni). Ovviamente il risultato è stato che lei ha assorbito completamente ognuna delle mie passioni, che da un lato ha reso le nostre esperienze uniche (anche per lei) e dall'altro l'ha resa dipendente da me.

Si può realmente parlare di carattere "dipendente" anche quando si parte da così giovani senza un grosso bagaglio esperienziale?

In ogni caso questa dipendenza ha caratterizzato molto gli anni, io ero spesso il suo punto di riferimento in tutto (supporto, spinta a migliorare se stessa, esperienze di ogni genere) (aveva amicizie, ma non così significative). Io stavo bene con lei ma, nonostante sia ancora ora estremamente felice del tempo che abbiamo condiviso, ho sempre avuto la tendenza a "fuggire", a ritagliarmi il mio spazio, avevo dei dubbi: "è giusto continuare in questa relazione? Sto bene, ma cosa ci sarebbe dall'altra parte?".
Inutile dire che spesso mi sentivo attratto da altre ragazze, non solo a livello fisico (ovviamente), ma anche a livello mentale (forse più per curiosità).
In parte penso anche che mi abbia fatto vivere la nostra relazione un po' con il freno a mano tirato.

Sta di fatto che interrompo la nostra relazione dopo 5/6 anni. Torno sui miei passi dopo poco più di una notte di pensieri, specialmente dicendomi che avrei voluto provare a "lasciarmi più andare".
Passa del tempo turbolentato e mettiamo alle spalle questa cosa. Continuando a vivere bene.
Però dentro di me ancora c'era qualche dubbio (penso sempre dovuto ad un mix di insoddisfazione dovuta alla sua dipendenza da un lato, dalla mia carenza di esperienze da confrontare, e dalla mia immaturità/paura nel dedicarmi completamente) ma alla fine i giorni che passavano insieme erano belli e ricchi (forse romanticizzo ora che soffro la sua mancanza?).

Si va avanti un annetto e io decido di trasferirmi all'estero per lavoro (forse è ancora il desiderio di fuggire che si manifesta). Lei subisce molto la cosa (e me ne faccio giustamente una colpa ora, oltre che un enorme dispiacere), ovviamente, ma si mette l'anima in pace con l'idea che nel futuro (breve termine) sarebbe potuta venire anche lei.
Io vivo questa distanza relativamente bene: riusciamo comunque a vederci abbastanza spesso (e bene ndr), ho molte passioni (bolle) in cui riverso molta della mia esistenza, mentre lei si dimostra sempre più dipendente da me, sento che più sono lontano più lei avrebbe bisogno di stare con me, il che aumenta le pressioni per la convivenza ma allo stesso tempo mi allontana e mi mette più dubbi ancora.

Sta di fatto che, giustamente (sono perfettamente consapevole dei miei errori, sia pratici che esistenziali (o da non-VU diciamo) e ci sto lavorando), dopo un anno e mezzo di distanza, mi lascia perché non mi sono deciso a farla venire da me definitivamente.
Dentro di lei però penso ci siano anche altre dinamiche, primo tra tutti il fatto la sua vita si sia stabilizzata in una maniera diversa: trova un nuovo lavoro, delle nuove amicizie, non vuole più lasciare tutto e venire dove sono io, e quindi tronca (penso anche sotto influenza delle nuove amiche ( "dipendente" che sposa nuovi valori?)).
Nonostante ciò andiamo avanti per alcuni mesi a frequentarci, da un lato lei non vuole più venire da me, ma allo stesso tempo "spera" che io ritorni. Io in realtà per motivi lavorativi e altro non volevo tornare in Italia, e questa sensazione che lei non fosse ancora "persa" completamente mi faceva temporeggiare (nonostante abbia provato a mediare una soluzione, ovviamente cercando di farla venire da me, o aumentarea frequenza in cui ci saremmo visti). E comunque, nonostante questa incudine sopra le nostre teste riusciamo a isolarci e vivere i giorni che siamo insieme nella maniera più ricca possibile.
Andiamo avanti fino a quando percepisco che lei però è persa per davvero. (Anche proponendo io stesso di tornare per lei) Il che avviene relativamente in modo fulmineo (probabilmente conosce qualcun'altro, tesi che ho in parte verificato senza averne ancora ala certezza completa)

A quel punto mi si crolla il mondo addosso (e direte, "bravo pirla", che condividerei pienamente).

Il che porta al presente: nonostante siano già più di due mesi che non comunichiamo, mi sento perso ancora come fosse il primo giorno. Ho compreso molto su me stesso, sulle motivazioni che mi hanno portato a fare le scelte che ho fatto, penso di essere maturato più in questi due mesi che in 8 anni di relazione. Però mi rimangono moltissimi dubbi.

Ora farei di tutto per tornare indietro e cambiare le scelte fatte, non me ne andrei neanche dall'Italia. Mi rendo conto che lei non fosse perfetta, che ci fossero alcune dinamiche della nostra relazione che mi lasciavano dubitare (ad esempio che io sono sempre stato l'ispirazione per lei, ma raramente l'opposto, qualche episodio di gelosia (forse normale), e un po' una mancanza di discussioni profonde), ma faccio fatica a scindere l'origine dei miei dubbi tra queste motivazioni più "pratiche" (e magari giuste) con semplicemente la mia immaturità, la mia curiosità nello scoprire altre donne, che forse giudicherei meno valide come ragioni per finire una relazione che, alla fine dei conti, aveva una grossa affinità e ricchezza del tempo condiviso.

Qualcuno ha mai vissuto una situazione simile?

Ora purtroppo penso che lei sia persa definitivamente: nonostante quando abbiamo deciso di smettere di sentirci lei abbia mostrato molti dubbi riguardo al fatto che fosse la scelta giusta, dubbi riguardo ai suoi sentimenti, abbia mostrato desiderio di mantenere una porta aperta (non voleva neanche chiamarlo "addio"), penso che ora abbia già una nuova relazione, e che ai tempi in cui abbiamo preso questa decisione ci fosse già la presenza di questa persona terza (almeno mentalmente).

Io, come penso sia abbastanza normale, mi sento perso, mi sento il classico "non troverò mai nessuno che sia così affine con me", e non faccio altro che pensare a come trovare una soluzione, che realisticamente, o probabilmente, ora non c'è.
Tendo ad aggrapparmi ad ogni tipo di speranza, nonostante poi mi renda conto che mi faccia solo male.
Non riesco a "lasciare andare" completamente, ma forse è qualcosa che si accetta lentamente con il tempo?

Chiaramente mi farebbero piacere consigli pratici per eventualmente risolvere la soluzione, o, se proprio, per essere in grado di voltare pagina, però sarei anche interessato a sentire opinioni di chiunque abbia vissuto qualcosa di simile, che cosa ne abbia tratto ed appresso, e da quale nuovo punto di vista potrei analizzare la faccenda.

L

PS Un punto non specificato: nonostante non ci sentiamo da più di due mesi, le ho lasciato una lettera per esprimere alcuni dei miei sentimenti, tra cui le ragioni per le mie scelte, i miei sentimenti riguardo a come se ne sia andata "silenziosamente", senza dare reali motivazioni (interiori, che non sia solo: non ti sei svegliato in tempo) nonostante la significatività della nostra relazione. Al che ha risposto che vorrebbe esprimere meglio i suoi sentimenti e chiare quello che può, e ci vedremo per fare una chiacchierata tra pochi giorni (dove penso mi ammetterà anche la sua nuova relazione).

Ultima modifica: 03 Luglio 2024, 22:03:10 di Lucignolo

TermYnator

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postato risposta che è andata persa per motivi tecnici. Entro stasera rispondo di nuovo.
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Non c'è problema, ti ringrazio comunque in anticipo.

Rileggendo quello che ho scritto forse non ho passato abbastanza il messaggio che effettivamente lei fosse la mia compagna di avventure, la mia "migliore amica". Ed è ciò che mi addolora maggiormente.

Detto questo, e con la consapevolezza che nessuno può darmi le mie risposte, faccio estrema fatica a trovare una via per analizzare tutta la faccenda.
Domande come: "era effettivamente non perfettamente compatibile oppure ho mandato tutto a quel paese per immaturi conflitti interiori?", o anche semplicemente che cosa realmente mi addolora, se è la mancanza di lei, della sua cura, o anche la sensazione di vuoto creatosi nel percepire me stesso? (Di fatto stiamo parlando di quasi 9 anni di crescita "comune", ed è difficile riaggrapparsi ad un idea di me stesso prima che ci fosse lei, in quanto avevo appena 18/19 anni).

Ovviamente mi lascia anche molto confuso come lei sia riuscita a voltare pagina così velocemente nonostante il suo estremo attaccamento quasi fino alla fine.

TermYnator

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Citazione di: Lucignolo il 03 Luglio 2024, 21:58:07Si può realmente parlare di carattere "dipendente" anche quando si parte da così giovani senza un grosso bagaglio esperienziale?
La mia risposta è probabilmente si. Ma e' un tratto, non un disturbo di personalità, il che implica che possa anche cambiare nel tempo. Quello che però è secondo me più importante del fare una inutile pseudodiagnosi, è se a te quel carattere piaceva o meno. Se ti piaceva, devi fregartene altamente del fatto che potessere essere dipendente o meno. Se invece non ti piaceva, può avere senso dare un nome a quel comportamento, per riconoscerlo in un'altra ed evitare di infilarti in una relazione che gia sai come e perchè finirà. Questo ovviamente conpatibilmente con il benessere di lei
CitazioneInutile dire che spesso mi sentivo attratto da altre ragazze, non solo a livello fisico (ovviamente), ma anche a livello mentale (forse più per curiosità).
Il più grosso errore che un uomo possa fare è ragionare in base ai precetti delle donne. A dispetto di qualche strizzacervelli politicizzato, è indubbio che uomini e donne non ragionino nello stesso modo riguardo al sesso. Il tuo desiderare estemporaneamente altre donne, è assolutamente normale e non significa che la tua donna non ti piaccia abbastanza. Il punto è che il tuo istinto, se non ci fosse la società nel mezzo e fossi in natura, ti spingerebbe ad avere un rapporto sessuale con tutte quelle che vedi. Questa pulsione è causa di forti incomprensioni fra uomini e donne e di grande frustrazione per gli uomini.
CitazionePerò dentro di me ancora c'era qualche dubbio (penso sempre dovuto ad un mix di insoddisfazione dovuta alla sua dipendenza da un lato, dalla mia carenza di esperienze da confrontare, e dalla mia immaturità/paura nel dedicarmi completamente)
ma alla fine i giorni che passavano insieme erano belli e ricchi (forse romanticizzo ora che soffro la sua mancanza?).
No. Io penso che questo tuo malessere derivi da una "sindrome" comune: l'oggettivizzare la ragazza come la causa del tuo non avere nuove esperienze, ovvero quelle famose trombatine random di cui parlavo più su. In realtà, è il costrutto sociale che fa si che tu non le faccia e ti senta in colpa nel farle. SE tu fossi stato più libero di fare quelle esperienze, probabilmente staresti ancora con lei e la considereresti la donna migliore del mondo. Da qui il mio parlare di frustrazioni del maschio.
CitazioneSi va avanti un annetto e io decido di trasferirmi all'estero per lavoro (forse è ancora il desiderio di fuggire che si manifesta). Lei subisce molto la cosa...
E ci credo: hai fatto un errore madornale. Di fatto, non hai ragionato da uomo in coppia bensì da singleN: non l'hai coinvolta nella tua scelta frapponendo fra voi la distanza e creando una rottura. La distanza non era una condizione che non era presente quando vi siete messi insieme. Questo cambiamento di fatto sostituisce  completamente le carte in tavola ed ha portato lei, che ti considerava il centro del suo universo, a cercare altro per non soffrire. HA dovuto ricostruire i suoi equilibri senza poter contare su di te. Ed è ovvio che in questa ricostruzione lei possa aver sostituito dei pezzi importanti. Come fargliene una colpa?
CitazioneDentro di lei però penso ci siano anche altre dinamiche, primo tra tutti il fatto la sua vita si sia stabilizzata in una maniera diversa: trova un nuovo lavoro, delle nuove amicizie, non vuole più lasciare tutto e venire dove sono io, e quindi tronca (penso anche sotto influenza delle nuove amiche ( "dipendente" che sposa nuovi valori?)).
Tutte le cose che elenchi sono però conseguenza della tua scelta di frapporre spazio fra voi. Nessuno potrà mai dire con certezza che se lei fosse venuta con te non ci sarebbero comunque state situazioni negative. POteva anche succedere che il suo attaccamento ti avrebbe portato alla saturazione, chiudendo così la relazione in una posizione di grande svantaggio per lei. Inevitabilmente peràò lei ha reagito e si è ricostruita una vita e delle consuetudini alle quali potrebbe rinunciare seolo in presenza di certezze. Sempre che il suo "attaccamento" non sia evoluto in una maggiore consapevolezza di se stessa e delle proprie necessità, che la rendono più indipendente da figure terze.
CitazioneAndiamo avanti fino a quando percepisco che lei però è persa per davvero. (Anche proponendo io stesso di tornare per lei) Il che avviene relativamente in modo fulmineo (probabilmente conosce qualcun'altro, tesi che ho in parte verificato senza averne ancora ala certezza completa)
Purtroppo questo è il logico epilogo degli eventi.
CitazioneA quel punto mi si crolla il mondo addosso (e direte, "bravo pirla", che condividerei pienamente).
Qui c'è anche una visione diversa della cosa. Ovvero, la tua sofferenza deriva dal constatare che lei è irripetibile ed ineguagliabile (cosa difficilotta da dire se nel frattempo non hai fatto le esperienze di cui sentivi la mancanza), o piuttosto perchè anche tu hai un tratto che attira tremendamente i dipendenti e genera crisi profonde qualora essi si allontanino. DA come scrivi non sembra: sembri piuttosto una persona che usa la testa senza schemi prefabbricati, ma una riflessione in questo senso IMHO potrebbe aiutarti.
Comunemente quello che stai vivendo si chiama "possesso" e svanisce non appena trovi una nuova persona che ti fa sentire bene. E' importante capire se esiste un tipo di persona particolare: potresti ad esempio scoprire che quel tratto di dipendenza è in realtà indispensabile al tuo attaccarti. Se così fosse, è opportuno un percorso di riflessione sul perchè tale tratto ti attrae così tanto.

Conclusioni
Difficile porre una "cura" ad una situazione così compromessa. Le variabili che vi hanno portato ad unirvi, sono cambiate. Quindi sono anche cambiati i parametri della relazione. Non credo si possa tornare indietro, ma si può sempre andare avanti ripartendo da nuove basi: quelle a cui siete arrivati ora.
Va da se che se lei si è innamorata di un altro, non tornerà sui suoi passi. I tal caso, è andata. Prima però di piangere sul latte versato, fossi in te mi interrogherei accuratamente sulle esperienze che hai fatto, sul tipo di persone che ti sono piaciute etc etc. Se queste esperienze non ci sono state, stai semplicemente rimpiangendo un periodo che ora definisci felice, ma che nel momento in cui lo vivevi non ti faceva sentire libero di concederti completamente. Dovresti rimembrare accuratamente quelle sensazioni, rielaborarle e capire se effettivamente hai superato quel momento o ci sei ancora dentro fino al collo, perchè di fatto dentro di te (parlo del tuo livello di esperienza, non del tuo sentimento per lei) non è cambiato nulla se non l'età anagrafica. Se così dovesse essere, sii molto prudente e prenditi le tue responsabilità, perchè qualsiasi cosa tu faccia per coinvolgere lei, inevitabilmente lascerà una traccia anche nella sua vita.
E se non sei realmente sicuro di te stesso, se veramente la ami è meglio che tu la lasci correre per la sua strada. Rimango a disposizione per altre domande...
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Lucignolo

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Ti ringrazio della risposta, mi hai sicuramente dato degli spunti interessanti che continuerò ad analizzare.

Al momento penso che il suo tratto di dipendenza mi abbia dato molto in termini di emozioni ed esperienze positive. Probabilmente senza di esso avremmo avuto meno affinità.
Dall'altro lato però sono abbastanza convinto che alla lunga mi abbia anche generato insoddisfazione.
O meglio, mi rendo conto che spesso i tratti che più mi attraevano di altre donne erano tratti tipici di persone più "indipendenti". Inoltre avevo anche una sensazione che fossi più io ad influenzare lei, a farla "crescere" in generale nel modo di pensare e di vivere, e da un certo punto avrei voluto anche io una persona che influenzasse di più la mia vita in maniera simile.

Il che mi fa dubitare, almeno in parte, che la sua dipendenza fosse il motivo principale per cui stavo con lei (anzi, da queste righe sembrerebbe proprio l'opposto). Rimane pur sempre difficile da dire senza aver vissuto l'altra parte.

Questo però non è tutto, come ho scritto la bellezza delle esperienze che abbiamo condiviso, del tempo passato insieme, mi fa dubitare fortemente delle scelte (se si può parlare di "scelta" di allontanarmi) fatte, mi fa pentire.

E da qui mi ricollego a questo:

Citazione di: TermYnator il 05 Luglio 2024, 15:35:56Dovresti rimembrare accuratamente quelle sensazioni, rielaborarle e capire se effettivamente hai superato quel momento o ci sei ancora dentro fino al collo, perchè di fatto dentro di te (parlo del tuo livello di esperienza, non del tuo sentimento per lei) non è cambiato nulla se non l'età anagrafica.

In realtà prima sentivo che questa curiosità di avere una donna caratterialmente diversa alimentava molti dei dubbi che ho espresso, e (forse) mi ha portato ad allontanarmi. Ora però che lei non c'è più, sento un cambiamento, sento che sarei pronto a prendere quello che lei avrebbe da dare senza perdermi nei "se" e "ma" di come sarebbe con qualcun'altro (nonostante suppongo rimangano sempre parzialmente). Un po' come se ora avessi rivalutato le mie priorità. Penso.

Purtroppo ora, come hai detto anche tu, è tardi.
Nonostante le abbia già espresso alcuni dei miei pensieri, la mia disponibilità a ritornare, e quello che penso ("penso" perché comunque quello che ho scritto poche righe sopra probabilmente dimostra ancora qualche aspetto interiore da analizzare) sia cambiato dentro di me, su come sarebbe una situazione migliore per ricostruire.

Penso il suo legame con me sia ancora forte (ma ne capirò di più in un paio di giorni quando faremo due chiacchiere), però, se effettivamente lei è legata già a qualcun'altro, conoscendo come riesce a dedicarsi ad una relazione, penso non possa realisticamente ritornare sui suoi passi.
E per quanto mi spezzi il cuore, la capisco, avrei fatto lo stesso, forse anche prima, e spero vivamente possa essere felice come merita.
Rimane straziante.

Lucignolo

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Citazione di: TermYnator il 05 Luglio 2024, 15:35:56E se non sei realmente sicuro di te stesso, se veramente la ami è meglio che tu la lasci correre per la sua strada. Rimango a disposizione per altre domande...

In realtà, dopo qualche riflessione avrei un paio di domande:

1) A parte sposare completamente i principi o ciò che caratterizza l'altra persona, quali sono gli altri tratti di una persona dipendente? Oppure rigirandola, cosa caratterizza la figura opposta (non so se chiamarla "indipendente" sia corretto)? È corretto pensare ad una persona che tendenzialmente ha i propri principi, una vita più "stabile" da sola? Una persona generalmente con un carattere più forte?

2) Riguardo alla mia situazione, perché lei, nonostante abbia deciso che in quel momento non sentirsi era la cosa giusta, mi esprimeva così tanti dubbi e incertezze in questa scelta (nonostante avessi già espresso completamente la disponibilità a ritrovare un equilibrio in qualunque modo, anche tornando subito)? Per fare un esempio: quella sera, nonostante per me fosse chiaro come il decidere di smettere di sentirci (dopo quasi 9 anni) avesse un chiaro significato di addio, mentre lei era quasi risentita da ciò, o meglio, continuava a ripetere che forse non lo era, che magari sarebbe stato qualcosa di solo qualche mese (estremamente ingiusto da dire imo perché comunque, volenti o nolenti, ha rallentato per molto tempo la mia guarigione e il cominciare ad andare oltre. Ma va bè, siamo tutti umani, e probabilmente di errori e ingiustizie ne ho fatti ben più io...).
Oppure come fino a poche settimane prima, quando la possibilità di interrompere la relazione era in parte supportata anche da me, avesse reagito letteralmente avendo un attacco di panico?
Era semplicemente perché voleva tenere una porta aperta in caso la nuova conoscenza (che suppongo iniziasse già a palesarsi in quel momento, 2/3 mesi fa) potesse andare male?

TermYnator

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#6
Citazione di: Lucignolo il 06 Luglio 2024, 12:12:121) A parte sposare completamente i principi o ciò che caratterizza l'altra persona, quali sono gli altri tratti di una persona dipendente?
Ti pregherei di porre estrema attenzione al senso che si da ai termini per non incappare in equivoci, frequenti quando si parla di queste cose. La caratteristica fondamentale di una persona dipendente è quella di anteporre il soddisfare l'altro (quindi il piacergli) al proprio benessere. Questo tratto può essere lieve e generare un comportamento estremamente tollerante, oppure sfociare in un vero e proprio disturbo del comportamento nel quale l'individuo pur di soddisfare il partner, si sottopone a pratiche e/o situazioni per lui del tutto spiacevoli e fonte di sofferenza. TAle atteggiamento si affianca spesso a comportamenti abusanti da parte dei partner. Il dipendente si sente responsabile del comportamento dell'amato/a e si sente in colpa della sua eventuale sofferenza. Quindi diventa ancora più disponibile nell'accontentare l'abusante, che potrebbe non rendersi conto della situazione nella quale sta vivendo. Questo porta i dipendenti  a scaricare sugli altri il proprio non vivere felici e ad avere atteggiamenti controllanti o molto gelosi/e essendo  ossessionati dall'idea di perdere l'altro.
Tale timore è definito apocalisse emotiva.

Non va confusa la dipendenza con la sindrome di Wendy (o della crocerossina), che porta chi ne è affetto ad anteporre i bisogni degli altri ai propri nel tentativo di "curare" il partner. Anche la codipendenza ha questa caratteristica, pur essendo il soggetto di cui si cura il codipendente un soggetto fragile o ritenuto tale, spesso affetto da un qualche disturbo più o meno palese.
CitazioneOppure rigirandola, cosa caratterizza la figura opposta (non so se chiamarla "indipendente" sia corretto)? È corretto pensare ad una persona che tendenzialmente ha i propri principi, una vita più "stabile" da sola? Una persona generalmente con un carattere più forte?
Il compagno del dipendente appartiene ad uno spettro estremamente vasto che parte da persone assolutamente comuni e culmina con le personalità con disturbo narcisistico passando per i codipendenti. Il dipendente ed il codipendente o il dipendente ed il narcisista, sono infatti coppie classiche, apparentemente simbiotiche, che il più delle volte degenerano drammaticamente.  di particolare interesse la coppia dipendente/narcisista.  Il/la narcisista vive dell'aspetto adorativo del dipendente e del potere che egli riesce ad esercitare su di esso/a, arrivando nei casi peggiori ad imporre dei comportamenti autoritari,  e/o divieti e privazioni imposti per confermare il proprio potere. A differenza dei codipendenti, animati dall'intenzione di "salvare" il dipendente, le restrizioni imposte dai narcisisti non hanno una finalità "positiva", ma possono essere mere umiliazioni tese a fiaccare l'autostima del dipendente a danno dell'ego del narcisista. Ovvero vere e proprie torture psicologiche dettate da una mente cattiva e malata. Per quanto mi riguarda, un esempio eclatante di tale comportamento è il cercare di convincere la propria partner a sottoporsi al sesso con altri maschi, o più spesso con altre donne.
Il tentativo di distruzione del dipendente da parte del narcisista, culmina sempre nell'abbandono del dipendente ormai privo di forze. Qualora il dipendente si crei una nuova cerchia di sicurezze ed il narcisista se ne renda conto, egli torna improvvisamente sui suoi passi e tenta di recuperare la situazione animato da un intenso sentimento, che essi definirà amore, ma che in realtà è solo il desiderio di recuperare il potere sul dipendente. E' ciò che io definisco possesso. TAle ritorno è spesso attuato con comportamenti teatrali tipici dei narcisisti e viene chiamato love bombing. UNa volta recuperato il dipendente, il narcisista riprende come prima a massacrare il dipendente. Questo, in estrema sintesi,  è il succo di una relazione tossica. Tale denominazione in relazioni che potrebbero sembrare simbiotiche, deriva dal fatto che i rispettivi difetti non vengono eliminati con la relazione, ma cristallizzano.
Citazione2) Riguardo alla mia situazione...

Non ho capito esattamente la domanda, cmq il suo attacco di panico collima perfettamente con l'apocalisse emotiva dei dipendenti. Il suo cercare di minimizzare il peso dell'interruzione della relazione, invece, può essere dipeso da vari fattori, non ultimo fattori strategici dovuti a consigli sbagliati.
Potrebbe aver ad esempio pensato che tu saresti tornato sui tuoi passi e che una rottura definitiva avrebbe potuto scoraggiarti dal farlo. POtrebbe aver realizzato razionalmente che lei stava molto peggio di te, ma emotivamente era terrorizzata dall'ammettere che fra voi era finita.

Penso quindi che parlarci, a bocce ferme, possa in qualche modo darti ulteriori elementi di riflessione.
Un paio di consigli.
1) Se è realmente una persona dipendente, difficilmente ti affronterà di petto dicendo quello che pensa. Non aggredirla, stringi i denti ma lasciale il tempo di articolare i suoi pensieri senza interferire e senza suggerirle le risposte. Se lo fai, ti ritroverai prima o poi a pensare di averla influenzata e ti tormenterai di dubbi ancor più di adesso, quindi sarà stato tutto inutile.

2) Prima di reincontrarla, focalizza bene i suoi difetti e comparala con persone che quei difetti, secondo te, non li posseggono. Quei "difetti" se esistevano, esistono ancora e se lei dovesse tornare, continueranno ad esserci.
Pensaci bene...
Ultima modifica: 07 Luglio 2024, 02:54:27 di TermYnator
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Lucignolo

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Questa reazione di "falso amore" alla perdita dell'altra persona è prettamente tipica del Narcisista?

Lo chiedo perché, come si capisce anche dalle mie righe, sento di vivere qualcosa di simile. Ma se dovessi dare una interpretazione non direi che sia falso amore, o solo possesso come lo intendi tu, ma anche più semplicemente la sensazione di aver perso la persona più importante dei miei ultimi 9 anni (nonostante fosse necessario se realmente c'era incompatibilità caratteriale). La sua semplice presenza nella quotidianità, e la proiezione delle nostre esperienze passate nel futuro.
Non fraintendermi, non ho timore a scoprire di essere un narcisista: più riesco a comprendere me stesso meglio è, specialmente i lati eventualmente negativi.
Mi rimane il dubbio anche nella dinamica di "controllo" in termini di vantaggio personale più che benessere dell'altra persona che hai descritto. Ad esempio, il tema della dipendenza sua nei miei confronti è venuto già fuori tra di noi, specialmente nei momenti di più distanza, in cui ho cercato di farle capire che dal mio punto di vista fosse più "sano" anche che lei coltivasse una vita ricca al di fuori della nostra relazione. Che coltivasse più le sue amicizie e passioni senza dipendere completamente dalle mie e dalla mia costante presenza. E lo feci non soltanto perché mi sentivo a momenti soffocato, ma anche perché ero, e sono tutt'ora, convinto che fosse una cosa giusta per lei.

Citazione di: TermYnator il 06 Luglio 2024, 20:13:16Penso quindi che parlarci, a bocce ferme, possa in qualche modo darti ulteriori elementi di riflessione.
Un paio di consigli.
1) Se è realmente una persona dipendente, difficilmente ti affronterà di petto dicendo quello che pensa. Non aggredirla, stringi i denti ma lasciale il tempo di articolare i suoi pensieri senza interferire e senza suggerirle le risposte. Se lo fai, ti ritroverai prima o poi a pensare di averla influenzata e ti tormenterai di dubbi ancor più di adesso, quindi sarà stato tutto inutile.

2) Prima di reincontrarla, focalizza bene i suoi difetti e comparala con persone che quei difetti, secondo te, non li posseggono. Quei "difetti" se esistevano, esistono ancora e se lei dovesse tornare, continueranno ad esserci.
Pensaci bene...


Ti ringrazio del consiglio, purtroppo penso di averla già in parte influenzata nella lettera che le ho scritto, però cercherò di essere il più neutrale possibile, almeno finché lei non ha finito di esprimere la sua visione delle cose. (Anche se nel messaggio che mi ha scritto per vederci abbia già specificate "chiarire le cose... Per quello che posso" in che mi lascia capire che non abbia ancora le idee chiare delle motivazioni alla base)


Infine, riguardo alle motivazioni per il quale lei tenesse la porta aperta, lei già era cosciente della mia completa disponibilità a tornare e correggere l'attuale situazione, che  quindi non era già più una incognita. Ma nonostante ciò ha deciso di interrompere le nostre comunicazioni comunque.

TermYnator

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Citazione di: Lucignolo il 07 Luglio 2024, 08:41:28Questa reazione di "falso amore" alla perdita dell'altra persona è prettamente tipica del Narcisista?
Uno dei problemi legati al parlare di queste tematiche è proprio il pericolo che da due tratti appena accennati, l'interlocutore pensi di poter trarre una diagnosi o tenti di incasellarsi in una nicchia patologica. Ciò avviene in particolare nei casi nei quali la letteratura (ed ancor più i vari teledivulgatori) specificano che il possessore del tratto disfunzionale, non si rende conto di possederlo.
Ti senti una persona empatica? Ti preoccupi della sorte delle persone che ami? Percepisci il loro eventuale dolore? Beh, difficilmente possiedi un tratto narcisista. Potresti invece avere un tratto codipendente.
Se invece sei un manipolatore che ama giocare con la vita degli altri e non provi nessuna empatia per il dolore che potresti provocare consciamente o inconsciamente, dai un bel po' di soldi ad uno strizzacervelli e fatti dire da lui se sei o meno narcisista.
Citazione... anche più semplicemente la sensazione di aver perso la persona più importante dei miei ultimi 9 anni (nonostante fosse necessario se realmente c'era incompatibilità caratteriale). La sua semplice presenza nella quotidianità, e la proiezione delle nostre esperienze passate nel futuro.
La perdita della persona nella quotidianità, ovvero la perdita di un'abitudine, accompagnata al senso di colpa per essersi ritenuti responsabili dell'aver allontanato quella persona, mi fanno pensare ad un qualcosa di diverso dal classico atteggiamento di un narciso. Ma non è questa la sede adatta a stabilirlo.
Per la mia personale esperienza ti chiedo però:
questa considerazione, vista la tua giovanissima età quando è iniziata questa storia, non pensi possa essere frutto dell'aver paura di affrontare una realtà che non conosci? Un vecchio detto sostiene:

Si sa ciò che si lascia, non ciò che si trova.

Non vorrei che il tuo attaccarti a questo ricordo sia in realtà il frutto di un mix fra il non amare più di tanto la quotidianità della tua vita attuale, senza questa presenza costante che tu sai essere li ad attenderti, e la paura di non riuscire più a ricreare quel confort che una persona con un ipotetico tratto dipendente ti ha sicuramente dato.
Mi spiego meglio.
Se tu fossi partito da un numero cospiquo di esperienze maturate negli anni, darei molto più peso alla tua considerazione. Per esempio, se un uomo di 50 anni mi dice "TermY, ho perso la donna della mia vita", cerco subito di capire quanta esperienza ha fatto per arrivare a dare una valutazione così perentoria.
Perchè presumo che un uomo di 50 anni, non sia di primo pelo ed abbia esplorato capillarmente i meandri del proprio se. Tu eri un ragazzo quando è iniziata questa storia... Che riferimenti hai? HAi avuto molte esperienze dopo di lei, tali da farti effettivamente pensare che effettivamente lei sia la donna della tua vita? Senza nessuna presunzione (apprezzo moltissimo e rispetto il modo con cui ti stai interfacciando a me), mi permetto di dirti che sei un po' troppo giovane per sostenere che hai perso la donna della tua vita. Hai sicuramente perso la miglior donna della tua vita. La questione diventa quindi quante sono le donne della tua vita. Se infatti il numero è basso, esse non possono offrire uno spaccato significativo del panorama femminile e domani mattina potresti trovare una donna incredibile che soddisfa tutti i tuoi desideri.


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