Alla ricerca del Territorio Virtuale (raccolta completa)

Aperto da -Nova-, 18 Aprile 2022, 01:43:18

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-Nova-

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Raccolta, in versione remaster e infine conclusa, di una serie di report postati anni addietro e non più disponibili da tempo sul forum.
Essendo ormai passato da un po' a una nuova fase, questo è il mio ultimo intervento significativo sul forum.
E' stata un'avventura elettrizzante, ma ora largo ad una generazione di amici della patata, con auguri di abbondanti raccolti di tubero.

Larga la foglia
stretta la via
viva la patata


(non sono mai stato un mago con le rime, lo so)

-Nova-

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Alla ricerca del Territorio Virtuale 1 - the beginnings

Non è che non avessi mai copulato, ma quasi.

Quella tizia dell'università me la gettò letteralmente addosso, nonostante me stesso. Petulante, ma ma a suo modo graziosa, si è sempre percepita di un valore più basso di quello effettivo. Oggi, per sua ammissione, cornifica il marito su Tinder ad ogni occasione.

Arrivò poi la fidanzatina, una storia a distanza durante l'anno passato a studiare in un altro Paese. Al di fuori dell'ambiente di tutti i giorni, mi ero sbloccato e diventato "normale": ottenni la ragazzetta, seguì breve storia a distanza, con sesso centellinato anche quando in presenza, e che in sostanza finì malissimo.

Terminai l'università con una frustazione sessuale oltre misura. Ero circondato da ogni genere di meraviglia nel fiore degli anni, ma non avevo la minima idea di cosa fare, cosa dire, cosa essere, cosa qualsiasi cosa.

Non avevo quel "quid", quel fattore istintivo in più, di quelli che una volta chiamavamo "i natural", che trombavano senza neanche sapere perché.

Ma non mi riconoscevo neanche nei discorsi dei miei amici, pari nella sfiga, autori di perle di saggezza quali "anche un buco nel muro con un trapano andrebbe bene", "non ce la danno perché non abbiamo la macchina", "la danno solo ai poco di buono", e cose di questo tenore.

Non ero ne carne ne pesce.

Sovrappensiero davanti a internet, cercai qualcosa tipo "come rimorchiare", scoprii l'esistenza di libri dedicati alla tematica. Faccio incetta. A tutt'oggi, questi tomi fanno ancora sfoggio sé nella sezione "letteratura umoristica" della mia libreria.

Uno di quei libri riportava una sorta di pagina di link su carta. Tra un click e l'altro, approdai su questo forum, in cui sembrava che gli utenti approcciassero la tematica in maniera finalmente razionale, ed alcuni sembravano addirittura avere cose interessanti da dire. Da lì iniziò un po' il tutto.

Questa serie di post è una sorta di "diario di viaggio", incompleto e imperfetto, un modo di restituire quanto ricevuto, e anche fosse che un utente qualsiasi trarrà uno spunto di ispirazione, vorrà dire che la cosa avrà avuto successo.

-Nova-

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Alla ricerca del Territorio Virtuale 2 - la stagista loquace

In realtà, il forum di quei tempi si rivelò popolato anche da una nutrita schiera di mitomani, con numerosi individui improbabili che si auto-mettevano in cattedra, vuoi per semplice disagio, vuoi per la speranza di farne un business.

L'unico "maestro" che sembrava scrivere cose sensate era questo TermYnator, che di primo acchitto non mi attrava proprio per niente, con quella terminologia da caserma anni '70 ("morti di pippe") al posto di rassicuranti acronimi in inglese. Ma la logica ferrea con cui approcciava la tematica, e la oggettiva capacità di fascinazione dei suoi report, mi ha comunque sempre tenuto incollato allo schermo nonostante la sensazione di trovarmi dinnanzi ad un individuo profondamente lontano dalla mia provenienza. Ad oggi, non ho mai visto nessun altro che possa ragionevolmente dire "ora vi insegno qualcosa" sulla materia.

Scelsi sue teorie come framework su cui impostare il mio miglioramento personale. Il primo cambiamento lo avvertii nel periodo della lettura del "termydelirio", che avviò una serie di processi mentali virtuosi, per i quali, ad esempio, cominciai un po' più a dire semplicemente quello che mi passa per la testa senza le consuete vagonate di "autocensura" ascrivibile perlopiù a seghe mentali. Ora, non voglio dire che bisogna dire quello che passa per la testa senza filtri sempre e comunque, intendo dire che io personalmente esageravo nell'eccesso opposto.

Soprattutto per quanto riguarda l'humor, a dispetto di una consolidata abitudine auto-censurarmi in anticipo molte battute, avevo cominciato ad esternare ciò che A ME divertiva, con un cambiamento nei rapporti umani significativo, anche nella vita di tutti i giorni.

Incoraggiato da quei piccoli cambiamenti, decisi di intraprendere seriamente la via della patata, iniziando un periodo di sperimentazione, per il momento con una serie di uscite con amiche e conoscenti. Postavo abbastanza regolarmente i miei risultati sul forum per ottenere feedback. Non c'era alcun lieto fine, ma alla fin fine ne veniva fuori una sorta di diario di crescita personale abbastanza interessante.

Il primo di questi appuntamenti riguardava la nuova stagista del lavoro. Una mora graziosa della mia stessa età e dallo sguardo bonario, con cui si instaurò fin da subito un buon feeling. Era il mio primo lavoro, io ero lì da non molto più tempo, di fatto eravamo i due nuovi arrivati, ma io un po' più addentro, in un ambiente complessivamente anzianotto. Divenimmo divenuti amici e complici. C'era un effettivo sottostrato di attrazione reciproca, ma non sapevo bene dove scavare per farlo venire alla luce. Lei, molto timida, si chiudeva a riccio ogni volta che si profilava la possibilità di intimità. In campo sentimentale, lei era una frana e nella ricerca del principe azzurro aveva in realtà collezionato una ragguardevole sequela di principi marroni.

Il concetto del Territorio Virtuale introdotto da Termynator in quei tempi sembrava proprio quello che occorreva. Con esso avrei potuto trascendere e, distaccandomi dalla realtà immanente, staccare la spina delle sue seghe mentali che impedivano alla natura di svolgere il suo meritato corso.
In realtà non era rimorchiabile, ma lo capii solo dopo. Io pensavo all'avventuretta, lei mi stava testando come materiale da "storia seria", unico tipo di intimità per lei accettabile.

La portai a cena.

La parola d'ordine era: trascendere. Ero discretamente ispirato e, per giove, avrei trasceso a ogni costo. Ci sediamo al tavolo, l'atmosfera è quella amichevole e rilassata di sempre.

L'intenzione era di trasferire una irripetibile emozione sulla saliera che avevamo sul tavolo con dei racconti meravigliosi e iperbolici.

Venni risucchiato dalla sua loquacità pedante e dalle sue eculebrazioni mentali sulle storie passate.

La bieca realtà dei racconti deprimenti sui suoi trascorsi sentimentali fallimentari uccise sul nascere il Territorio Virtuale e io, travolto dal torrente delle sue parole, persi rapidamente la favella, e un po' pure la voglia di vivere.

-Nova-

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Alla ricerca del Territorio Virtuale 3 - la centrosocialara

La debacle dell'appuntamento precedente in cui venni sommerso dalla petulanza della controparte si era fatta sentire.

Non è la prima volta che subivo le paturnie di una tipa con cui uscivo. Non so se a qualcuno di voi è mai capitato di essere rinchiusi in una stanza, accerchiati da quattro persone e presi a randellate finché si stramazza al suolo. La sensazione è esattamente quella.

Ma non c'era tempo per di piangere sul latte versato, la serie di appuntamenti che avevo progettato prevedeva un programma serrato, e di lì a poco si profilava un incontro con una graziosa puledra. La conobbi tempo addietro, tramite hobbies che si intersecavano con un ambiente molto sinistroide. Sguardo vispo e furbetto che fiammeggiava da sotto la folta capigliatura riccia biondo cenere, e posteriore di una sfericità che avrebbe ispirato il buon Giotto. Una fetta di paradiso occultata da vesti di dubbio gusto, piercing e orecchini appuntiti che offendevano le carni di un viso fresco e aperto alla vita.

Le feci una buona impressione tempo addietro, ma non ebbi modo o capacità di capitalizzare. Misi in piedi un ricontattarsi finto-casuale, lei si ricordava perfettamente di me e ci accordammo per un caffé.

Arrivo da lei dal lavoro, quindi vestito da pinguino. Che non c'entra una fava con lei e il suo ambiente. Genio.

Poco male, in quei tempi tutte le mie risorse mentali erano dedicate all'intorto, ed ero discretamente ispirato. Decisi di riproporre quel contrasto di "a cavallo tra due mondi che non c'entano una benemerita mazza l'uno con l'altro" che già l'aveva incuriosita. Cerco di portare tali abiti con disprezzo come fa James Bond in Casino Royale, qualsiasi cosa voglia dire.

Inizio con una battuta sui suoi occhiali che non la fa ridere. Reduce dall'esperienza dell'episodio precedente, cerco di non perdere il "possesso palla" e parto subito a mille con i racconti sulle cose incredibili che faccio, senza quasi neanche ascoltarla. Come se non bastasse, provo a darmi valore pacchianamente (un riflesso condizionato delle teorie americaneggianti che andavano per la maggiore ai tempi), col risultato di indispettirla.

Per fortuna, ho in qualche modo l'accortezza di accorgermi appena in tempo di essere su un binario sbagliato. Smetto di cercare di strafare e mi sforzo di condurre una conversazione più rilassata possibile, cercando punti d'incontro, trascendendo quando possibile dalla realtà secondo i dettami del concetto di Territorio Virtuale, che inseguivo come la pentola d'oro al termine dell'arcobaleno.

Finalmente, le cose vanno molto meglio. Nel corso del dialogo, osservandola con più attenzione e capendone un po' meglio carattere e inclinazioni, mi veniva di darle ruoli, reinventandola un po' con connotazioni sempre e comunque positive.. non ricordo assolutamente cosa diavolo le dissi, sicuramente niente di clamoroso, sicuramente imperfetto, ma con il vantaggio di non risultare né scontato né ridicolo.

Una piccola parentesi: nel rapporto con gli esseri umani avevo sempre passato gran parte della mia vita a chiedermi quali fossero "le cose giuste da dire". I meccanismi mentali più virtuosi che avevano preso piede nei mesi precedenti avevano fatto sì che ora tendessi più che altro a raccontare:
- quello che più andava di raccontare a me stesso
- quello che suonava meno banale, a rischio di prendere qualche inciampo

Man mano che il dialogo prosegue, prende piede un inedito senso di estraneazione dall'ambiente circostante. A un certo punto, non posso non notare che lei si ritrova con il linguaggio del corpo completamente orientato verso il sottoscritto, un po' sbracata verso di me, e... le gambe foderate dai jeans quasi spalancate.

Ora, lei è un po' sbracalona di suo, e io sono un maniaco, ma sicuramente non è un cattivissimo segno. Faccio in modo di non farmici cascare assolutamente l'occhio e mi impongo di guardarla fissa negli occhietti sottili da astigmatica, mentre ho l'accortezza di ruotare impercettibilmente il mio ginocchio per portarlo verso una direzione perversamente subliminale. Ok, oggi come oggi a ripensarci me ne vergogno, ma...

...no, in effetti, non me ne vergogno.

Ad ogni modo, quel momento rappresentò il picco di quella interazione. Lei doveva andarsene, e l'incantesimo si interruppe. Mi chiedevo se avessi dovuto tentare il bacio prima che andasse via. Era oggettivamente troppo presto, ma all'epoca mi diedi del vile. Era, a conti fatti, un'ottima piattaforma per un secondo appuntamento, ma mi feci prendere dallo sconforto e non la richiamai più.

Ero come quelle squadre di calcio che ogni tanto si galvanizzavano, per poi ripiombare nello sconforto alla prima difficoltà. Il destino aveva in serbo per me una vita a metà classifica senza troppi scossoni. Ma era abbastanza?

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Alla ricerca del Territorio Virtuale 4 - la minestra riscaldata

La saggezza popolare ribadisce che fraternizzare con la ex è cosa buona e giusta. E, per giove, chi sono io per contraddire?

Con la ex "a distanza" rimasi tutto sommato in buoni rapporti, ma mai buoni abbastanza per una simpatia più umidiccia. Fino al giorno in cui, lasciatasi con il nuovo tizio, sull'onda dell'ormone, si rifece viva, fomentata dalle coinquiline baldracche che, sull'onda dell'improvviso status di single di tutte in contemporanea, scherzavano ma non troppo sul fatto di crearsi un harem di maschi.

Come un idiota, invece di prendere il primo ryanair disponibile, mi metto in viaggio dopo troppo tempo, perché avevo da fare non so più quali impegni irrilevanti.

Arrivando sul posto, il piano di battaglia prevedeva l'evitare qualsiasi confronto sul piano della logica (come invece tendevo sempre a fare), svicolare dal parlare di me stesso (TermYnator, che conobbi dal vivo nel frattempo, mi fece notare che presentavo al momento troppe sacche di vulnerabilità) e soprattutto, ovviamente, trascendere il più possibile, nell'eterna ricerca di quel territorio virtuale. Avrei dovuto viaggiare a un palmo dal suolo per evitare che la sabbia delle seghe mentali faccia inceppare la ruota (e lei di pippe mentali era campionessa regionale).

Giriamo per la città, e la mia attenzione è focalizzata sulla realtà circostante. Estraggo in continuazione da ogni elemento dell'ambiente piccoli racconti o storielle, più o meno riusciti, che lei gradisce molto. Cosa inusuale, parlo in continuazione. Sarà stato che giocavo "in casa", ma il risultato di tutto ciò fu una giornata speciale, dove ricevetti segnali di interesse a valanga, tra cui l'apprezzamento sul "saper trovare l'aspetto speciale di ogni cosa". Il passante, una via nascosta, una nuova gelateria, un disegno sul pavimento: tutto diventava unico e speciale.

Non faccio alcuna pressione su di lei: lascio trasparire traquillamente il mio apprezzamento nei suoi riguardi senza aspettare niente in cambio. Più che scelta tattica, era il fatto che davo per scontato il risultato positivo, come aveva perfino fatto intendere lei per telefono qualche settimana prima. Perbacco, quando mai si è vista una donna che cambia idea su queste cose?

EPILOGO

Cala la sera, la porto a fare aperitivo in un posto carino, ultima location della giornata. Quand'ecco che, cercando il bacio, il tetro susseguirsi degli "ehm" fece presagire la pessima verità. Avevo aspettato troppo, le seghe mentali avevano ripreso il sopravvento, la patata si era prosciugata.

Una barriera insormontabile di costruzioni mentali si poneva spietata di fronte a me, e nemmeno un cannone avrebbe potuto abbatterlo. Partono mille discorsi contorti sull'uomo della vita, io faccio l'errore di rispondere a tono con la logica, facendola innervosire ancora di più. Ero passato dal trionfo alla miseria più nera in un instante.

Ma è nei momenti più duri, che l'animo umano sà tirar fuori i gesti più nobili.
Ebbene, quel giorno compii un'azione davvero meravigliosa.
Non la scaraventai giù da un crepaccio rinchiusa in un baule.

Per la cronaca, lei e le spericolate coinquiline, le ritroveremo fidanzatissime in breve tempo con i primi maschi provider che passavano di là.

Io non potei fare altro che ingoiare il rospo e andare avanti.

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Alla ricerca del Territorio Virtuale 5 - la caduta

Il resto dell'anno fu un continuo di alti e bassi. Cercavo di fare pratica ad ogni occasione con ogni fanciulla passabile che venissi a conoscere, a volte facevo anche delle discrete performance, tuttavia non mi riusciva mai di "scalare la marcia" e concretizzare. A volte mi abbattevo, e le performance brillanti erano un miraggio. Talvolta, addirittura, il vecchio modo di essere cominciava a riprendere il sopravvento, con mio sommo terrore. La verità è che, in quei saliscendi, nel complesso stavo accumulando preziosa esperienza, ma nel mezzo del processo non ne ero conscio.

Il colpo di grazia fu assestato dalla stagista del secondo episodio. Pluridelusa conclamata, nel frattempo aveva trovato lavoro da un'altra parte. Eravamo rimasti in costante contatto e, più la delusione per i mancati vagoni di topa aumentava, più mi infatuavo di lei. Più pensavo a lei, più perdevo lucidità. Inoltre, pur infatuato oltre ogni limite, continuavo a non desiderare storie serie. E lei voleva solo ed esclusivamente storie serie. E io faticavo a mettermelo in testa. Insomma, la cronaca di un disastro annunciato.

Volevo ottenere una scopamicizia impossibile, ma ogni volta che tentavo anche solo un accenno di "cambio di marcia", lei si chiudeva a riccio. Non sono mai neanche riuscito neanche a INIZIARE il processo di fascinazione, tutti i presupposti erano sbagliati. Notai ad un certo punto con orrore che avevo cominciato a cercare di COMPIACERLA. Una involuzione totale. Un giorno mi strizzo le palle e, seppur non ce ne fossero mai stati gli estremi, mi getto come Rambo su un vietnamita e tento il bacio della disperazione.

Con un colpo di reni prodigioso, lei fa una schivata che neanche in Matrix, e il tutto si conclude con il sottoscritto che si schianta miseramente contro il muro. 

Rossa come un peperone, mi chiede infine cosa volessi esattamente da lei. Ha già sofferto parecchio, vuole la storia seria. Io invece auspicherei una cosa più "libera", e poiché sempre la correttezza innanzi tutto, glielo dico. Lei non apprezza la correttezza, la brucio per sempre.

Poco tempo dopo, iniziò a girare sottobraccio ad un cilindro di guano che (come i precedenti) la cornificava a manetta.

Oltre all'aver realizzato infine di aver preso fischi per fiaschi, cominciai a notare una cosa abbastanza importante: la verità era che la mia vita nel complesso quel periodo faceva abbastanza schifo. Quale territorio virtuale, quale tecnica avrebbe, col senno di poi, mai funzionato con quella nube nera che mi seguiva ovunque andassi?

L'estate arrivò, e le vacanze con gli amici furono un fallimento.
Ero pieno di tic nervosi ed in depressione nera.
Un giorno volli starmene per i fatti miei al campeggio, ed assistetti ad un episodio in teoria banalissimo. Un ragazzo e una ragazza, si incontrano in maniera assolutamente casuale e fanno la conoscenza. Nessuno fa né dice assolutamente niente di particolare, ma i due vanno immediatamente d'accordo, e dopo un po' si vede dove si andrà a parare.

Per quanto triviale fosse la scena, fu quello fu il momento in cui mi rimisi sul binario corretto. Non era la performance, non era quello che facevo o quello che dicevo, ma era ciò che ERO. E quello che ero, ai quei tempi, faceva acqua da tutte le parti.  Quale Territorio Virtuale ne sarebbe potuto mai uscire, con quelle premesse?

L'estate volge al termine lasciando spazio ai primi venti autunnali, quando leggo che Termynator inaugura il suo primo corso per gentiluomini che desiderano fraternizzare con le gentildonne.

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Alla ricerca del Territorio Virtuale 6 - ritorno ai banchi di scuola

Iniziarono così i tre mesi più stravaganti e intensi della mia esistenza.

Dal punto di vista della competenza ebbi anche più di quello che mi aspettavo: dopo anni di idee confuse dall'ambiente familiare e dalla società, finalmente cominciavo a vedere una strada da seguire. Anche i fallimenti accumulati aiutavano a farmi vedere le cose in maniera molto più chiara, ma all'epoca, come dissi, non me ne rendevo conto. Ma l'importante era che c'era finalmente una via da percorrere e, per lunga e accidentata potesse essere, poteva essere seguita.

Ma apparì anche un ostacolo inaspettatto. Come uno scolaretto indisciplinato, il mio inconscio trovava le più varie e fantasiose maniere di evitare di fare i "compiti a casa". Dei blackout veri e propri mi facevano ritrovare a compiere azioni assolutamente inutili (accordare la chitarra / giocare alla xbox / ecc.) mandando in malora il mio "rendimento accademico".

Un comportamente inspiegabile, soprattutto alla luce del fatto che ero perfettamente cosciente che quello che stavo facendo era un'occasione unica, e stavo dilapidando il tutto così. Perché, invece di gettarmi a far fruttare il corso al massimo, mi ritrovavo a guardare video di gattini?

Il problema era che ero arrivato a quel momento del percorso in cui occorreva guardarsi dentro per davvero. E quello che vedevo non mi piaceva per niente.

Come colpo di coda e di orgoglio, verso la fine del corso ho un rush finale di buoni risultati, che mi procura anche un pochino di complimenti, facendo anche un po' di effetto lenitivo sul morale.

Una chiusura agrodolce per quel periodo topa-accademico. Avrei continuato tuttavia a mantenere il focus sull'obiettivo e, i "compiti a casa" che non riuscii a fare in quei mesi, alla fine li avrei continuati a fare, dilazionati, nel corso degli anni a venire.

Le stagioni si alternano, così come si alterna il mio umore tra fallimenti e piccoli successi.

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Alla ricerca del Territorio Virtuale - interludio

Sogno ricorrente di quel periodo: il cagnolino che avevo da bambino che scappa, e non ho alcun controllo per riprenderlo. Le barre del cancello sono troppo ampie, può fuggire letteralmente da ovunque.

Un giorno, lo stesso sogno, si conclude in pieno dormiveglia con un mistico maestro orientale che mi ammoniva: "devi tornare a essere!", "togliere, non aggiungere!".

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Alla ricerca del Territorio Virtuale 7 - la trilogia del Vaccafranzoni (1/3) - Flashback

Tornando con la mente indietro di qualche anno, la mia squinternata carriera di tizio che vuole fare sesso con numerose donne vide i natali in una celebre serata discotecara della capitale con, ai tempi, una percentuale elevatissima di donne da sole (in quanto gli uomini erano interessati perlopiù agli altri uomini).

Uscivo dalla storia a distanza, e prima di allora la mia vita notturna era zero.

Andai a vivere per conto mio e cominciai ad aggregarmi alle uscite di quelli che divennero i miei 2 compari di uscite, carico di aspettative ed entusiasmo. In particolare, mi veniva spesso raccontato di questo posto qui, che veniva descritto come "la terra promessa" della patata, il luogo ideale per tornare a casa accompagnati.

Finalmente, dopo tanto parlarne, ci andammo, e io mi sentivo come il bambino che viene portato a Disneyland.
Avido di abbeverarmi alla raffinata arte che fu di Casanova, seguivo i miei amici natural (che in realtà erano nel pieno della parabola discendente) passo passo ed imitavo pedissequamente quello che facevano loro. Che, a dire il vero, costituiva perlopiù nella consumazione serrata di bevande alcoliche.

Dopodiché si passavano al setaccio le sale da ballo, dove scattava l'ora del "passetto magico del destino", raffinata tecnica di seduzione su pista consistente nel prendere per mano qualcuna, farla roteare, ballarci, tentare la limonata. Il tutto se, nel corso di questo processo, non scappava via urlando. Il che, a dire il vero, accadeva abbastanza spesso.

Chiaramente le fortune del "molestia method" erano parecchio casuali, nonché fortemente dipendenti dal tasso alcolico e dalla spregiudicatezza della controparte. Ciònonostante, complice l'entusiasmo iniziale da parco giochi, tutto era nuovo e tutto sembrava possibile, finché da allievo passai a maestro, diventando il trascinatore del gruppo, colui che rompeva il ghiaccio quando gli altri non se la sentivano, arrivando a vantare persino un certo numero di slinguazzate con soggetti discutibili.

Furono giorni di entusiasmo e di avanguardia.

Ma l'inquietudine crescente ("si, ma perché non si tromba?") che covava in un angolino della mente si faceva sempre più largo, e finì in breve per prendere il sopravvento sul divertimento e su tutto il resto.
Dopo un po' di tempo, le nostre uscite finirono col tramutarsi in: tre disperati con sguardo spermatozoico si aggirano con aria losca per le sale da ballo, evitati al primo avvistamento.
I passetti magici del destino diminuivano man mano all'aumentare delle facce schifate in risposta. Il divertimento si era eclissato.
I due compari di uscite si fidanzarono con delle rompicoglioni.
Si chiuse un'era.

Questo, accadeva qualche anno prima dei fatti qui narrati.

-Nova-

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Alla ricerca del Territorio Virtuale 8 - la trilogia del Vaccafranzoni (2/3) - Limonate in pista

Il corso con TermYnator era terminato, ed io mi colpevolizzavo di non averlo sfruttato abbastanza. In particolare avevo la paranoia che tutte le persone della community si aspettassero da me chissà quale performance, finendo persino per rovinare la reputazione del poveruomo.

Col senno di poi, i semi di quegli insegnamenti avrebbero continuato a maturare negli anni a venire. E, nel frattempo, avevo già giovato dei primi benefici concreti, tra i quali un piccolo grado di sicurezza in più, di quella concreta, che non se ne va via alla prima folata di vento.

Un giorno, si organizza una rimpatriata con i due vecchi compari di uscite serali (vedi episodio precedente).
I due amici sono ormai caduti sul fronte della convivenza: per loro sarà una serata doppiamente eccezionale, visto che ormai sono marcati stretti. La serata diventa un evento atteso per una settimana. Il clima di rimpatriata è fortemente positivo, del tutto diverso da quelle ultime uscite deprimenti dei tempi andati.
Il distacco da quel posto e da quella compagnia è stata, in qualche modo, salutare.

Ci organizziamo una settimana prima, ci fomentiamo a vicenda, ridiamo delle sfighe del passato e vogliamo divertirci in onore dei vecchi tempi.

Passo a prendere amico n.1 sotto casa, che scende con aria furbetta porgendomi un bicchiere di plastica contenente grappa cinese. Ridiamo della bravata da quattordicenni e, sulle note di un noto gruppo rock-trash-demenziale locale, ci avviamo verso la location.

Per chi è avezzo a serate di cagnara con amici tutto ciò non sembrerà giustamente niente di che, ma garantisco che per me il fatto stesso di divertirmi con gli amici e di non prendermi sul serio era una piccola conquista.

Siamo dentro il locale. Le prime avvisaglie di bella patata cominciano a far tornare vecchi timori e sguardi fantozziani. Fortunatamente, il lavoro su me stesso degli ultimi tempi mi rendeva in grado di accorgermi di tali meccanismi negativi, e me li lasciai scivolare addosso. Quando vedi "dal di fuori" i tuoi meccanismi mentali, puoi non esserne più schiavo, e questo è un grande vantaggio.

Come da rituale, ci rechiamo al bancone bar della disco per ordinare delle birre. Ma all'ultimo momento prima di ordinare, un'occhiata allo sguardo intimorito dei miei amici mi fa cambiare idea e ordino tre "Pozzangheroni della morte (tm)", il drink definitivo che utilizzavamo nelle serate più ruggenti.

DISCLAIMER: L'ABUSO DI ALCOL E' SCONSIGLIATO ECC.

Ma nel complesso, tutto il trio giovò del conforto e, con ingredienti essenziali la buona compagnia e l'atmosfera positiva, dopo un po' sembrava essere catapultati direttamente indietro nel tempo di qualche anno.
Commosso, decido che voglio essere ritrovato a fine serata a limonare con un capodoglio di 300 kg.

Finisce l'ennesimo giro di drink.

"E ora?".
"E ora seguitemi".

Lo so già fare, l'avevo già fatto. E ora so anche perché a volte funzionava e a volte no. Stavolta avevo maggiore controllo di quello che facevo: un sorriso carino, un BL accettabile, uno sguardo non da maniaco sessuale, senza strafare. Dopo pochi passi già sono a far roteare la prima tizia, biondina che ballava con amica, che si ritrae sorridendo. In fondo basta poco per evitare le facce schifate. E da quel momento parte il solito gioco statistico totale a tappeto. La pesca a strascico senza alcun riguardo per l'ecosistema. Si scandaglia, si fa roteare. Con gli amici ci si perde e ci si ritrova all'infinito in una serata al di fuori dello spazio e del tempo.

Nel corso della serata intercetto qualche contatto visivo, uno dei quali tramutato in una sonora limonata, con una tizia che era persino guardabile. Ci slinguazzo felice, fino a che le amiche preoccupate non vengono a portarla via. Ci salutiamo con romanticismo cicisbeo da epoca vittoriana. Incasso le congratulazioni degli amici per aver innalzato i miei notoriamente bassi standard in fatto di target, li riperdo nel caos generale.

Mi sposto al piano di sotto, dove si ripete la stessa storia. Lei ballava da sola. Non era passabile: era addirittura carina. Piombo alle spalle come un condor. Passetto. Giravolta. Mi sorride. Bacio! Nel turbinare delle lingue, apro gli occhi e vedo passare dietro la sua testa uno dei miei compari che mi fa un sorriso alla Padre Pio e sparisce nel mare di gente. Erroneamente, continuo a slinguazzare come un quindicenne invece di parlarci, e dopo qualche minuto lei si invola a cercare l'amica. "Non andare!" "Debbo andare!" "Fallo per me!" "No" "Almeno, dimmi, come ti chiami?" "GOLDRAKE". Comincio ad avere ricordi confusi in merito alla serata.

Chiudo la serata con tizia che balla in gruppo di amiche. Non era carina, era davvero notevole. Ma in qualche modo percepisco che era in cerca di montoni, che fosse vero o no. In genere se sono puledre così notevoli così non ci andavo neanche. Ebbene, stavolta ci andai, con l'entusiasmo incrollabile di quella serata. Faccio la migliore performance della serata con un approccio molto discreto. Si ritrae sorridendo.

Nella vita di ciascuno c'è un limitato numero di momenti in cui ogni cosa sembra andare armonicamente al posto giusto. Quella serata un po' sconclusionata era uno di essi.

-Nova-

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Alla ricerca del Territorio Virtuale 9 - la trilogia del Vaccafranzoni (3/3) - One Night Stand

I due ex-compari di uscite tornarono alla placida vita di coppia.

Due limonate in pista dopo un lungo lungo periodo di cerestia era effettivamente era un bel passo avanti, ma io tendevo a non dargli un grosso peso. Da un punto di vista, è saggio: non è una svolta, non può andare sempre così, ecc. D'altra parte, ho la tendenza a sottostimare le cose, un paio di gradini oltre quel grado di realismo che risulta salutare. Quella serata era in realtà il frutto positivo, magari estemporaneo, di tutto il percorso fatto finora. Avevo scalato qualche gradino, ma non me n'ero accorto.

Ad ogni modo, due settimane dopo, troviamo il sottoscritto che attraversa le vie del centro sotto una pioggia che iddio la mandava. Niente ombrello: il vero maschio devia la pioggia a colpi di pisello. No ok, me l'ero scordato, l'ombrello. Quella serata incontravo alcuni "big" del forum dell'epoca. Li avevo incontrati in precedenza qualche volta ai raduni e mi avevano preso in simpatia, suppongo anche nel leggere delle mie traversie nei report. 

Niente pisolino rigenerante: non c'era stato il tempo. Il poco disponibile l'ho investito in lampada, rasatura e lavaggio accurato: da quando ho capito che buona parte dei giochi sono fatti ancor prima di aprire la bocca bado molto di più a queste cose. L'uscire "alla pari" con i big del forum, molto più avanti di me nell'Arte, contribuisce ad accrescere una "sindrome dell'impostore" che andava montando via via con i primi successi, e che si sarebbe fatta sentire a breve con tutta la sua forza, ma che, in quella serata, riuscii ad ignorare.

Il pre-serata, gioviale e divertente, volge al termine. Fuori, la pioggia si è nel frattempo trasformata in diluvio. Propendiamo per dirigerci alla discoteca della puntata precedente: gli altri non c'erano mai stati, ed erano curiosi dopo il mio report. Paghiamo il conto e ci danno in omaggio un simpatico pacchettino tipo scatola di fiammiferi. Non sapendo che farmene la cedo all'admin del forum di allora ed effettivo bagnafighe, che me la restitisce dicendo "no no, ti potrebbe servire". Guardo meglio, e in effetti la scatoletta conteneva un preservativo.

Arrivammo al famigerato Vaccafranzoni. Ci si ambienta un po', si beve qualcosina, qualche siparietto divertente. Faccio gli onori di casa nella storica location delle vecchie uscite e della recente doppia limonata. La serata decolla, si comincia a ballare, e prima di partire con il classico statistico da discoteca a tappeto godo ancora un po' della compagnia dei convenuti, ben sapendo che di lì a poco ci saremmo persi e ritrovati in continuazione lungo i tre piani della discoteca, cosa che di lì a breve accade: la folla aumenta, e tipo Blair Witch Project perdo un compagno dopo l'altro.

A questo punto, parto con il collaudato statistico totale danzereccio, descritto nel post precedente. Perdo e reincontro i compari a intermittenza, a volte parlano con una bella fanciulla.

A questo punto, mi rendo conto che va fatta una doverosa precisazione per evitare equivoci: quel modus operandi "da pista da ballo" ben poco aveva di nobile arte seduttiva. Quella, più che altro la stavano applicando i miei più esperti compagni di uscita che approcciavano le fanciulle parlando, con i loro modi natural. La mia era più che altro una autoconsapevole caccia a chi voleva darla via quella sera, sperando di pescare il jolly con divertita autocelebrazione delle uscite dei tempi andati.

E, complice l'alto morale di quel periodo e di quella serata in particolare, il jolly lo pescai per davvero.

Topetta cicciottella, bel viso nonostante i kg in più, occhi da gatta e davanzale massiccio.
La faccio ballare. Gradisce. Andiamo a parlare sui divanetti. L'esperienza e la conoscenza accumulata dall'inizio di questo percorso aiuta, ora che si parlava, a far si che tutto filasse liscio e non faccia errori che mandino tutto in malora.

Torna da lei l'amica, lei sì davvero notevole, che prima ballava con un bufalone infoiato, ma che è fidanzata e l'ha mandato via. Non rompe attivamente le scatole, ma resta lì a un metro ad annoiarsi, il che non è proprio una cosa confortante. Per fortuna appare dal nulla uno dei compari, e se la porta via.

Parte il bacio, e mi accorgo di essermi dimenticato il suo nome. Mi arrangio per il resto della serata con nomignoli simpatici.

La serata finisce in gloria nel suo appartamento, tra massaggi Thai imparati su pornhub ed altre attività construttive. Alla fine, il contenuto di quella scatoletta, era poi davvero tornato utile!!

-Nova-

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Alla ricerca del Territorio Virtuale 10 - crisi

Era infine accaduto quello che, quando accade, accade sempre agli altri (che sia vero oppure no): sesso in serata con una appena conosciuta.

E che cosa cambia?
In teoria, non molto.
Ma sicuramente un boost di morale, nonché un nuovo mattoncino da aggiungere all'esperienza.

Senonché, dì lì a poco, prese il via una reazione a catena che mi fece letteralmente ritirare dal mondo dell'intorto per un anno.

Grosso raduno del forum: non combino niente. La sindrome dell'impostore esplode. Poco importa che fossi oggettivamente molto meglio rispetto all'anno prima.

Invece di coltivare una possibile amicizia con i compagni della precedente uscita, per vari motivi comincio ad uscire con l'essere umano con cui abbia mai avuto meno chimica nella storia. Ogni uscita fallimentare alimenta l'umore negativo.

Ma, a parte questi autosabotaggi e scelte errate, c'era un altro fattore, ancora più grosso in ballo: il prezzo della ritrovata connessione con me stesso:

1) Necessità, con grosse delusioni, di rivalutare alcune amicizie storiche. Venne fuori che, una volta abbandonato il ruolo di "eterno gregario", alcune "eterne amicizie" semplicemente non funzionavano più.

2) La cosa non era aiutata da reazioni eccessive da parte del sottoscritto, che in quel periodo apparivano qua e la. Era come se, una volta abbandonata la sovrastruttura, fosse andato via anche uno strato protettivo, con la conseguenza di avere sempre, in un modo o nell'altro, qualche nervo scoperto.

3) Cambio di casa e lavoro, che mi ero reso conto mi fossero diventati insopportabili. Sebbene un beneficio nel medio-lungo termine, fu causa di ulteriori stress nel breve periodo.

4) Anche in famiglia, smisi di subire passivamente la cacca che mi veniva riversata addosso, ma al prezzo di un continuo conflitto. A un certo punto sembrava letteralmente che il mondo intero mi si rivoltasse contro.

Ero sì "tornato nella realtà" ma, rimosso lo scafandro che indossavo, era come camminare sui carboni ardenti ventiquatt'ore su ventiquattro.

Tra sconforto e oggettivo realismo, finii per ritirarmi dalle scene delle uscite serali per circa un anno. La guerra ora si combatteva su un altro fronte.

Di tanto in tanto, continuavo a fare qualche uscitina con ragazze conosciute da "circolo sociale", quando capitava l'occasione, ma in linea di massima il mio focus si spostò altrove.

-Nova-

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Alla ricerca del Territorio Virtuale 11 - evoluzione

Fondamentali, per l'uscita dal pozzo, furono vari fattori.

In ordine sparso:
- l'abitudine di tenere un "diario di bordo", che mi ha consentito di riordinare le idee e reagire con lucidità
- una sana rabbia verso la matrice sociale, che sembrava fare di tutto per dirmi "tieni la testa bassa e torna al tuo posto"
- l'affrontare tutte le inedite situazioni di conflitto (che avevo, per indole, evitato tutta la vita) con una distaccata modalità di "trial and error". Anche quando mi capitava di sbagliare forte, imparavo qualcosa
- l'abbandonare ogni aspettativa, tagliando il carburante a quella bestia nera che si ciba del gap tra la realtà e quello che si esige da sé stessi

Abbiamo detto che la realtà è dura, ma a guardarla bene vi si trovano molte cose interessanti.
Una di queste, che trovai inaccettabile, fu il fatto che sul lavoro, ad ogni occhio esterno, finissi sempre per apparire come l'ultima ruota del carro. Il mio fare alla "una vita da mediano" ha origini antiche: mio nonno è una specie di leggenda in famiglia. Lavoratore onesto e indefesso, tirò su da solo lavorando come un cavallo una numerosissima famiglia in condizioni di indigenza. Senso del dovere, testa bassa e pedalare: questo è l'imprinting che mi è stato dato. Senz'altro lodevole, ma forse incompleto in tempi di crisi e in una nazione di paraculi.
La cosa venne a galla drasticamente con l'arrivo un ragazzo più giovane nella mia divisione che, oltre a essere un buon lavoratore, era un mostro nelle relazioni interpersonali. Ci venne assegnato un lavoro in tandem presso un'azienda cliente: nonostante fosse una specie di sottoposto, e nonostante non fosse più competente di me, dopo un po' cominciarono tutti a rivolgersi a lui per primo per qualsiasi questione. E non era neanche un'arrivista o altro: era oggettivamente una situazione che mi ero creato da solo. Accantonato il senso di umiliazione, cominciai ad osservare attentamente il suo modo di fare per capire PERCHE' avvenisse tutto ciò.
Inutile dire che, nel corso di quella commessa, ebbi l'occasione di imparare tantissimo.

Il pormi in modalità "allievo" nei confronti della realtà, ebbe l'effetto collaterale di farmi acquistare maggiore interesse in essa. Ricordo una pagina su facebook intitolata: "non è che sono timida, è che non me ne frega niente di quello che dite". Ecco, quella frase riassumeva abbastanza bene l'asocialità che mi aveva sempre contraddistinto.
Al contrario, il desiderio di aver maggior controllo sulla realtà, ai fini di ottenere e difendere il posto che mi spetta nel mondo, mi portò ad un maggiore interesse a quello che accade intorno a me e quello che dice la gente.

Passano i mesi e, con fortune alterne e un po' alla volta, le cose migliorano. Comincia ad aumentare di pari passo la voglia di "uscire dal guscio" e di rimettersi in gioco. Decido che ormai ho accumulato abbastanza esperienza per potermi permettere di non fingermi più sicuro/fico/competente del necessario senza il timore di finire "in mutande". La frase di TermYnator "gettare la maschera, e recuperare la propria istintiva capacità di essere maschi" è a mio avviso uno dei passi fondamentali nell'arte che in questo forum trattiamo.

Comincia a stratificarsi un sereno menefreghismo di base nei confronti di cose di cui mi sono preoccupato eccessivamente per troppo tempo.

E' passato un anno. Nuovo megaraduno del forum. Apro senza problemi a destra e manca, cazzeggio e, per la prima volta in un raduno, MI DIVERTO. Non sono ancora rimorchiante, ma c'è un abisso dal raduno dell'anno precedente.

Alla domanda del TermY "come stai?" rispondo con un sincero "MOLTO BENE". Mi consigliò di rimettermi "sul campo", che il momento era quello giusto. E con perfetta sincronia, stavo pensando esattamente la stessa cosa.
Di lì a poche settimane, mi aspettava in una full-immersion folle, che quando le cose vanno fatte, vanno fatte per bene.

-Nova-

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Alla ricerca del Territorio Virtuale 12 - partenza

Non so se sia una cosa ancora in augue di questi tempi, ma allora andava molto di moda organizzare i "project". Ovvero, viaggi di gruppo tra maschi della community, in un qualche luogo pieno di fanciulle, con il preciso scopo di fare conoscenza biblica con più di esse possibili. Quindi, come qualsiasi viaggio tra soli maschi.

Però, a parte la battuta, per quello che so io, questi fantomatici "project" finivano solitamente per non distinguersi poi molto da un normale viaggio tra maschi, a livello di approcci e di chiusure. Così come, in verità, le uscite con membri della community conosciuti in giro per l'Italia. Il livello di focus e dedizione che traspariva dagli avatar dei forum non sembrava aver poi troppo riscontro nelle persone reali.

Precisone e Giovialone no.

Loro erano delle effettive macchine da guerra, con un'ossessione monocorde per il sacro tubero, tant'è che i loro spostamenti per il globo erano strutturati esclusivamente per conoscere fanciulle e portarle in appartamento. Una visione a tunnel sulla quale si può concordare o meno, ma per me in quel periodo di abbandono delle sovrastutture e di necessità di pratica sul campo, era semplicemente congegnale.

Ci eravamo già incrociati in passato e ci si era trovati bene a livello personale. Alla proposta di prendere parte al loro ultimo "project" non ci pensai due volte. Come accennato, stavo gradualmente abbandonando i ruoli da gregario, e mi stavo di nuovo ponendo in un ruolo da gregario, ma oggettivamente loro erano molto più avanti di me nell'arte, oltre a conoscere a menadito le location, quindi tutto sommato ci stava.

Dal punto di vista degli "allenamenti", da qualche tempo avevo ripreso i lavori lasciati incomputi del corso di TermY. I risultati erano incoraggianti: la qualità delle interazioni con il mondo femminile nella vita di tutti i giorni era incrementata notevolmente. Avevo tuttavia ancora difficoltà nell'ultimo terzo dell'interazione, dove ci dovrebbe essere quel "cambio di marcia" decisivo. Al riguardo, ricevetti dei consigli dal TermY, che si rivelarono decisivi, sui vari modi di determinare coinvolgimento emotivo. In particolare, da quel punto di vista, riscontrai nel corso del viaggio nell'entusiasmo di Giovialone un non so che, un ingrediente segreto che a me semplicemente mancava, e che capii di aver bisogno come il pane. Senza cadere nell'errore di copiare i modi di fare, presi nota e ispirazione.

Un altro fattore che contribuì positivamente allo stato mentale era il lasciarsi del tutto il tran-tram quotidiano alle spalle: un mese completamente "on the road". Come sia possibile lasciare capra e cavoli (studio/lavoro/ecc.) per un mese intero? Volere è potere, e c'era stata molta pianificazione dietro.. come si suol dire, nulla cade dal cielo.

Restava sempre un po' di timore naturale di fare brutta figura con gente più "avanti".. ma il timore si scioglieva in una sorta di serena consapevolezza di potermela comunque giocare. Sapevo di avere accumulato dentro di me il necessario almeno per un gioco sufficiente, ed avrei sempre e comunque cercato di portare a casa il risultato anche con un gioco sporco e imperfetto. Sentivo di averne passate abbastanza per potermi permettere di non fingermi più sicuro/fico/competente del necessario senza il timore "di finire in mutande di fronte agli altri". Quindi.. dritti alla meta, anche se sporchi di fango!

In una località dal nome impronunciabile, raggiungo i compagni di viaggio al volgere della sera in ostello, intenti ad aggiornare i social network tramite il wifi locale. Loro sono già in viaggio da un mesetto circa. Tra una cosa e l'altra, mi aggiornano sul programma della serata.

-Nova-

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Alla ricerca del Territorio Virtuale 13 - patataball

Le strade della città sono semideserte a causa di una tormenta di neve, e i locali che visitiamo anche. Non aiutava il fatto che fosse un giorno intrasettimanale. Senonché apparì un gruppo di splendide fanciulle, che si sedettero ad un tavolo rotondo a bordo della pista da discopub. Oggi come oggi sarebbe abbastanza facile aprirle con qualche cosa sulla inusuale condizione ambientale, ma all'epoca non mi venne in mente niente.

Fortunatamente, Giovialone non aveva alcun problema a riguardo e andò ad aprire dopo pochi minuti, anche con lo scopo di raccogliere un po' di informazioni. Il suo opinion opener di default, in cui presenta il suo personaggio festaiolo stravagante a caccia di party (perfettamente congruente con la persona) funziona sempre piuttosto bene, finendo col suscitare anche nel peggiore dei casi, quantomeno una reazione di divertita curiosità.
Precisone, dal fatto suo, era ancora intento nel suo rituale di inizio serata di diventare miglior amico dei barman.

Non ricordo che giorno della settimana fosse, ma in ogni caso, decidiamo di restare ancora un po' nonostante la fiacchezza generale.

Finiamo per cazzeggiare un po' per i fatti nostri, anche perché l'unico altro set presente era un tavolo con tre immigrati turchi. Stavo bene e mi divertivo, e non potevo fare a meno di notare tra me e me che, persino nelle vacanze con amici stretti, non mi fossi mai divertito: al di là della patata, era la prova che antichi meccanismi di auto-sabotaggio erano saltati, ed avevo l'impressione che fossero saltati definitivamente. Ero sereno cominciava a tornare quell'antica impressione che tutto fosse possibile.

Questi pensieri commoventi furono interrotti dal mio bestemmione, quando una fanciulla mi urta il braccio, facendomi quasi rovesciare il drink addosso. Per poi saltare ad abbracciare i miei compagni, salutandoli calorosamente come fratelli reincontrati dopo tanto tempo. Era una cicciottella dal viso carino, che era già stata "marcata" da Precisone in passato. Colto in controtempo, ancora stanco per le ore di volo, rimasi tagliato fuori dalla discussione, la classica situazione scomoda in cui tutti si conoscono tranne te.

Ora, per motivi antichi, il fare scena muta rappresentava tipicamente il colpo di grazia al mio morale, facendo sorgere sopra tutto e ogni altra cosa, la voglia di tornarmene a dormire. Ma stavolta incasso il colpo senza danni fatali. Non ricordo bene cosa accadde, ma più tardi nel corso della serata ci ritrovammo a parlare "naturalmente", e gli argomenti di discussione proliferavano a fiume, forse anche perché non era un mio target e non c'erano aspettative. In realtà Precisone non aveva alcuna intensione di fare il bis, ma ancora non lo sapevo.
Poi arrivò la svolta paradossale.

Nel mentre che parlo, la tipa comincia a fissarmi con aria inebetita. Spiazzato, mi interrompo, e lei farfuglia qualcosa del tipo "scusa.. suonerò stupida, ma non riesco a smettere di guardare i tuoi occhi". Sulle prime, pensai ad una candid camera. Lei cominciò ad aprirsi sulle sue cose personali, da quel momento non mi si stacca più di dosso. Io sono in difficoltà non perché non sapessi cosa andava fatto, ma perché non sapevo come comportarmi davanti al SUO cambio di target.

Si decide per un cambio di locale. Eravamo noi tre, lei, e una compagnia di suoi amici ultra-zerbini. Tutti entrano, lei mi ferma appena fuori dall'entrata e mi abbraccia lungamente. Il mio cervello va in panne, non ho idea di che fare, rimango rigido come uno stoccafisso. L'abbraccio a mia volta per cortesia, e anche per il freddo. Fanno capolino dall'ingresso del locale le teste dei compagni di viaggio, che si domandavano dove fossimo finiti e guardavano incuriositi la scena. Io, con la fanciulla tra le braccia, che dà loro le spalle, faccio spallucce ed una espressione del tipo "BOOOOOOH?!?".

Entrati nel locale, finalmente ho quell'attimo per fare il punto della situazione con gli altri. Espongo la situazione tale e quale com'è e chiedo lumi su cosa sia opportuno fare. "Portala subito in camera" è la sentenza di Precisone che, senza mezzi termini, mi intima di concludere la pratica. Da lì, tutto fila via liscio come l'olio, e il passo dai divanetti a casa sua è breve.

Alla fin fine, per usare una definizione del TermY, fu stato un puro match di "Patataball": lei te la tira, e tu la devi prendere al volo. Tuttavia, per il sottoscritto, questo era un genere di match a cui a partecipare erano chiamati a partecipare sempre e solo gli altri, e non è cosa da poco.