Il mio percorso nel mondo della seduzione

Aperto da Edward Bloom, 31 Agosto 2011, 18:12:34

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Edward Bloom

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1/10 - INTRODUZIONE

Ho preso tanto da questo forum, qualcosa forse ho anche dato. Ora credo che la cosa più utile che possa fare sia mettermi a nudo e raccontare la mia storia, la mia esperienza, il mio lavoro su me stesso. Sono stati quattro anni della mia vita dedicati ogni giorno, ogni minuto - quasi ossessivamente - al miglioramento personale, alla seduzione ed alla crescita. Ho attraversato moltissime difficoltà, molte più rispetto a quelle che avrei immaginato. Ho pensato di mollare, e mille volte ho maledetto questo "percorso". Perché è come una schiavitù. Una droga. Perché una volta che inizi devi arrivare fino in fondo, devi farcela, altrimenti rimarrai un incompiuto, ma con l'aggravante di aver scoperto che la colpa è solo tua.
Quattro anni di tentativi, errori, illusioni, batoste. Oggi, finalmente, sento di avercela fatta. Sento di aver completato il mio cerchio, di aver raggiunto quello che volevo raggiungere. Migliorerò ancora, forse, ma sticazzi. Non m'interessa più. Sento essere finita l'epoca del preparasi a vivere. Ora vivo, e non me ne frega più nulla di ipotetici margini di miglioramento. Bisogna fermarsi, ad un certo punto. E per me quel punto è ora.
In questo topic racconterò tutta la mia storia. Ci vorranno diversi post. Ne ho scritti dieci. Voglio essere il più analitico possibile, non trascurare alcun dettaglio rilevante. Voglio che chi è all'inizio sappia a cosa va incontro, quali sono i rischi ed i possibili benefici del lavorare su se stessi. Cosa è lecito attendersi, quale sarà il prezzo da pagare. Ovviamente ogni storia segue un diverso percorso, perché diversi siamo noi, i contesti in cui ci muoviamo, la nostra sensibilità e, più in generale, le doti che madre natura ci ha concesso. Ognuno ha un suo limite personale più o meno alto, ma non fa differenza a che altezza si trova l'asticella, l'importante è raggiungerla. Scrivo questo topic perché ricordo molto bene le difficoltà che nei primi tempi ho provato nell'orientarmi in questo mondo, perché è fumoso, complicato, banalizzato e pieno zeppo di pagliacci da circo che speculano sulle proprie ed altrui piccolezze.
E' una testimonianza, criticabile o meno, ma vera e vissuta sulla mia pelle. E' la storia di un ragazzo come tanti, con delle qualità e dei limiti di base, che ha usato tutti gli strumenti a disposizione per diventare un po' più uomo. Non romanzerò alcunché, non enfatizzerò né aggiungerò nulla di non reale, non cerco complimenti e non voglio dare consigli. Mi preme solo raccontare questo pezzo di vita, lasciare una testimonianza, e magari rileggerla tra qualche tempo per ricordarmi da dove provengo.

Edward Bloom

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2/10 - LA MIA SITUAZIONE INIZIALE

La scoperta del mondo della seduzione risale al 2007, verso fine anno. All'epoca ero uno studente universitario, e mi ero da pochi mesi trasferito fuori sede, in una casa di studenti, attirato dal miraggio della vita priva del controllo dei miei genitori: avrei studiato, e, certamente, trombato. Negli anni precedenti con le donne non andava granché bene. Avevo avuto una sola "storia seria", durata un paio di anni, ma era già in archivio. Ogni tanto trombavamo ancora, lei era ancora innamorata di me ed io me ne approfittavo, cercando con mille artifici di placare i miei sensi di colpa. Avevo avuto altre storielline, da ragazzo, ma sempre senza che me ne fregasse nulla, e sempre senza fare alcunché di sessuale se non qualche pomiciata. Prima dei vent'anni piacevo abbastanza, mi capitava spesso che delle ragazze venissero a me facendomi capire i loro intenti. Io soprassedevo, quasi sempre. Un po' perché queste ragazze non erano mai chissà quale meraviglia, un po' per la paura di mettermi in gioco, per l'ansia di dover passare da "quello con cui lei ci prova" a quello che doveva dimostrare in concreto le sue supposte qualità. Tre volte, dopo aver frequentato per un breve periodo della ragazzine, queste si innamorarono perdutamente di me, scappandoci di testa sino al punto di dover andare dallo psicologo. Questo mi spaventò molto, e mi portò negli anni seguenti ad essere molto rispettoso e ad andare solo con ragazze di cui mi fregava qualcosa: cioè, quasi nessuna. Anche perché con quelle che m'interessavano neppure ci provavo. Le idealizzavo.
In quegli anni mi sono innamorato. Due volte. Laceranti. La prima cotta è durata 3 anni, e la seconda altrettanto. Le pensavo tutto il giorno, scrivevo lettere, poesie, fumavo e bevevo pensando a quanto sarebbe stato bello un bacio, o anche solo una carezza, lieve, appena accennata. Inutile dire che queste lettere le lessi solo io, ed i miei sentimenti restarono dentro di me, mai dichiarati, e quelle che avrebbero potuto essere due storie importanti rimasero due macigni nella mia sicurezza con l'altro sesso. Mi sentivo inadeguato, alto, senza un filo di muscoli, pochi capelli, le spalle un po' curve. Passavo i pomeriggi degli anni del liceo a fare siti web e a leggere libri smielati di Coelho. E poi io non avevo gli amici fighi, quelli che giocavano a calcio, insomma. I miei amici erano adorabili e simpatici sfigati, proprio come me. Io non giocavo a calcio, no. Giocavo a pallavolo. E stavo pure in panchina.
Così arrivai alla fine del liceo, l'età delle occasioni perdute. Qualche bacetto quà e là nelle gite scolastiche da ubriaco e qualche storiellina in vacanza muovevano solo leggermente il mio score. Mi sentivo doppiamente coglione, perché non combinavo mai niente, e per di più sapevo di piacere a qualcuna, perché ricevevo segnali d'interesse. Quelli ho sempre saputo coglierli. Certo, non mi venivano dietro quelle che avrei voluto io, ma qualcosa avrei potuto raggranellare senza troppa fatica. Ma ero timido, e poi i miei amici mi avrebbero preso in giro se avessi iniziato a "fare il figo" con le donne. E poi, cercavo il vero amore, mica avevo tempo da perdere con persone di cui poco m'importava. Col tempo iniziarono a diradarsi anche questi segnali di interesse.
I primi anni di università ho conosciuto la mia ex di cui sopra. Due anni molto intensi. All'inizio non mi colpì granché, era bella, questo sì. Ed aveva le tette grosse. Poi con lei persi la verginità, ed ovviamente come diretta conseguenza me ne innamorai perdutamente. Mi feci tutta la trafila del perfetto fidanzatino ventenne: dediche, canzoni struggenti, scenate di gelosia, ripicche, moltissimo sesso, cenette romantiche, vaneggiamenti sul matrimonio, nomi dei figli, cene con i rispettivi genitori. Imparai qualcosa di più delle donne, questo sì. Non che quello che scoprii mi piacque poi così tanto: quel carattere sempre ondivago, l'amore per le tragedie greche, la capacità che hanno di mentire, di farti sentire ora grande come un re, ed un momento dopo piccolo come un verme. Ad ogni modo, ero geloso. Drammaticamente geloso. Certo, lei non si impegnava granché nell'aiutarmi, ed anzi, amava flirtare con ogni essere umano di sesso maschile. Un po' per provocarmi, un po' perché era fatta così. Per qualche bizzarro motivo le donne sono convinte che dal fare ingelosire un uomo derivino sempre e solo conseguenze positive. E invece nel mio caso no. Impazii. Arrivai ad odiarla. Poi la amavo. Poi la odiavo. Poi la lasciai, tra mille pianti miei e suoi, ma sentivo che era giusto così. Continuai a trombarci furtivamente per qualche tempo, finché lei non si fidanzò, e tanti saluti.
Appena tornato single mi godei i privilegi dell'essere visto come una preda appettibile dopo essere stato fuori dal "mercato" per un biennio. I primi 3-4 mesi mi tolsi così qualche soddisfazione. Uscivo, bevevo, fumavo, scherzavo, mi divertivo, sembravo rinato. Dopo questo breve lasso di tempo sprofondai nell'apatia. Tornai il ragazzino timido e insicuro che ero sempre stato. Brillante con gli amici, ma che si scioglie nell'impatto con il mondo. Portai avanti la mia passione per il djing. Tecnicamente ero bravo, ma non avevo abbastanza carattere per impormi nelle discoteche. Così feci qualche esperienza, poi finii a mettere la musica ai matrimoni. Non il massimo della vita, ma almeno guadagnai un bel po' di soldini. Inoltre studiavo. In quello sono sempre stato bravo, ed a conti fatti è stata la mia salvezza. Studiare è una delle poche cose in cui l'impegno porta sempre risultati concreti, misurabili ed acquisiti per sempre. Inoltre feci tanti lavoretti estivi, di vario genere, altri soldi ma sempre quella sensazione di non avere carattere. Ero bravissimo quando le persone si comportavano gentilmente con me, ma franavo non appena tendevano a mettermi in difficoltà, anche per scherzo. Mi vergognavo a fare telefonate, entrare in un negozio da solo, figuriamoci approcciare una ragazza. Impensabile. Fortunatamente pochi hanno infierito in quegli anni, ero abbastanza bravo a mascherare con l'umorismo e la mia parlata veloce da iper-cinetico. Mollai lo sport, anche perché venni ceduto a una società con ragazzi molto più grandi di me che nel tempo iniziarono a mettermi i piedi in testa. Misi su un po' di panzetta, che insieme alle mie spalle strette e ai miei pochi capelli non mi rendeva il massimo del sex appeal.
Nel frattempo donne zero. Magari in un anno rubacchiavo un paio di bacetti, e con tipe che non mi piacevano per nulla. Magari, certi anni, neanche quello.
Arriviamo così al 2007. Come scrivevo, andai a vivere nella città sede della mia università in un appartamento di studenti, convinto che questo mi avrebbe, finalmente, aperto al mondo ed alle donne. Mi divertii molto, cazzeggiavo, qualche sera si usciva a bere e fare casino. Ma donne, come al solito, zero. Ne conobbi molto poche, e con quelle poche non combinavo nulla. Diventavo loro amico, scherzavamo, ridevamo, bevevamo, ma la cosa finiva lì. Nel frattempo continuavo a convivere con le mie insicurezze, che mi portavano a stare sempre con le stesse persone, a fare sempre le stesse cose. Il venerdì e il sabato tornavo dalla mia compagnia di amici storica, sempre nello stesso bar, nello stesso buco di venti persone, ad ammazzarmi di Negroni, sigarette e simili. Capivo benissimo che così non si poteva andare avanti, ma non avevo idee migliori, né la forza di inventarmi nuove soluzioni.
Poi una sera d'estate, al solito bar da me frequentato, incontrai Tizio, un vecchio amico che non vedevo da molto tempo.

Edward Bloom

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3/10 - LA SCINTILLA

Io e Tizio eravamo molto amici da piccoli, poi le strade della vita ci avevano divisi, per poi ricongiungersi negli anni del liceo, e bipartirsi nuovamente negli ultimi tempi. Una persona di grande ispirazione per me, un artista, che negli anni mi aprii gli occhi su tanti aspetti della vita non convenzionali. Con lui potevo tirar fuori la mia vena profonda che nella vita reale era sempre coperta da una maschera di humor e brillantezza. Si parlava di tutto: psicologia, consapevolezza, medicina alternativa, musica, viaggi, senso della vita. Si parlava anche di donne, ovviamente. E per entrambi le cose non andavano mai bene, non si batteva chiodo e si tendeva a poeticizzare il tutto.
Quella sera era almeno un anno che non lo vedevo.
Era diverso. Euforico. Vestito strano, eccentrico. Iniziò a raccontarmi di un libro, un prestigiatore, americano, o forse svedese, boh, marcovich, qualcosa del genere, si fa chiamare "mistery", ha scritto la bibbia del rimorchio, capisci, il manuale della figa, ed è facile, è come un gioco, non c'è nulla di reale, un-due-tre, attrazione, comfort e poi te la baci, e ci sono libri, e forum, gruppi di ragazzi, si fanno chiamare "pua", gente che si vede, esce, "chiude".
Lo ascolto parlare per quasi due ore, ha gli occhi che trasmettono entusiasmo. Sulle prime sono un po' scettico. Oddio, non scoperò, però non sono del tutto scemo, e mi rendo perfettamente conto che non può esistere un frasario standard, né una procedura univoca, per rimorchiarsi una ragazza. Ascolto, chiedo, ringrazio.
Due mesi dopo mi arriva una mail da Tizio. In allegato un file, "badboy2007.doc". Ed un messaggio: "leggilo, gay! :-)". Ok, lo faccio. Ma non ora, lo farò domani. Passa una settimana, ne passano due. Mi decido ad aprire il file. Corposo, peraltro.
Lo leggo tutto d'un fiato. Passo la notte in bianco, ma non ho sonno. Mai stato così sveglio in vita mia. Dinamiche su cui mi ero sempre arrovellato finalmente chiare, lampanti. Il concetto di shit test è il primo che mi colpisce. Io che in passato così tante volte mi ero risentito per battute acide. Ora capisco, non devo offendermi. Devo rispondere. E' un gioco. E' tutto un fottuto gioco.
Dopo qualche giorno l'entuasiasmo iniziale scemò. Si placò la componente emotiva, e la mia razionalità iniziò a dubitare che le teorie di un tamarro croato potessero davvero rappresentare la chiave di volta del mio personale sistema.
Pochi giorni dopo andai in libreria con un mio amico, ben lontano da questo mondo e che certamente lo troverebbe ridicolo. Girando tra gli scaffali, lo vedo. "Metodo Mystery - la bibbia dell'artista del rimorchio". caxxo, è un segno del destino. Devo prenderlo. Però che figura ci faccio col mio amico. Se mi vede comprare un libro del genere mi sfotterà a vita. Passo un'altra volta, dai. Anzi no. Devo prenderlo. Devo farlo. E devo farlo ora. Non ci sarà un'altra volta. Non passo spesso di qui, poi mi passa dalla mente, e buonanotte. Ed è anche l'ultima copia. Dai, lo prendo.
Corro alla cassa a pagarlo, esco e subito dopo rientro nel negozio, di modo che il mio amico non si accorgesse del mio acquisto. Mi vergognavo come un ladro, ma ero al tempo stesso orgogliosissimo. Tornando a casa mi sembrava di avere una bomba nello zaino, non vedevo l'ora di chiudermi in camera a leggere.
Ne seguii una nuova notte in bianco: la scintilla era scoccata, e questa volta il fuoco attecchì definitivamente.

Edward Bloom

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4/10 -  I PRIMI ESPERIMENTI

Nelle settimane successive continuai a divorare materiali, forum, articoli, libri. Elaboravo teorie, provavo routine allo specchio. Ero come un bambino in un parco giochi. Tizio era ben felice di questa mia nuova vocazione, e passavamo le ore a parlare di HB, fluff talk, kiss close e social proof. Iniziai a provare tutto quello che potevo provare su amiche, amiche di amiche, amiche di amiche di amiche. Continuavo a non scopare, s'intende, ma cazzeggiavo con raccontini, giochini stupidi, chinoescalescion. Avevo un'energia altissima, tanto che a partire da quel periodo e fino ad oggi sono guarito improvvisamente e senza alcuna spiegazione dall'asma, di cui soffrivo dalla nascita, nonostante il mio medico mi avesse detto, poco tempo prima, che avrei avuto bisogno di medicinali a vita. Mi sentivo Dio. Andavo a ballare, scherzavo. Ma non aprivo ancora sconosciute.
Inevitabilmente si avvicinava la mia prima serata sul campo.
Uscimmo in due, io e Tizio, un giovedì sera universitario nel centro della città.
Ricordo benissimo l'ansia che provai prima di uscire. Gambe di marmo. Faccia tesa. Nel viaggio in macchina cercavo di non pensarci, di alleviare l'ansia cazzeggiando, ma era impossibile. Provai a bere, ma non mi rilassò. Ad ogni modo me l'aspettavo, e non volevo tornare indietro. In tutta la serata parlammo con 5 o 6 gruppetti di ragazze, alcune ci fanculizzarono, altre sembravano simpatiche. Non mordevano. O comunque i morsi non facevano così male. Io ero tesissimo, parlavo quasi a monosillabi, mi sembrava di avere un riflettore sparato in faccia per tutta la serata, ma non m'importava, volevo solo superare "la prima volta". Tornai a casa svuotato, mi sentivo di aver smosso un blocco enorme e pensavo che da lì in poi sarebbe stato tutto più semplice.
Nei mesi successivi alternai le uscite con i miei vecchi amici a quelle con Tizio. Fu un periodo davvero bello, mi divertivo, concepivo tutto come un gioco, le ragazze non erano persone, ma HB, e io vivevo tutto davvero come se fosse un videogioco, proprio perché questo artificio mi permetteva di non sentirmi esposto in prima persona. Passavamo le serate a pomparci il frame, e quando magari in tarda serata tornavo a salutare i miei amici al solito bar, mi sentivo mille chilometri più in alto di loro, più vivo, più vero, più giusto. Tuttavia, continuavo a non chiudere, e le volte che combinavo qualcosa, non era mai con ragazze conosciute "sargiando". Mi rendevo conto di essere troppo "leggero" nel mio modo di fare, scherzoso, non incisivo, simpatico, ma non certo con atteggiamenti da figo, puntavo solo a farle ridere e cercavo approvazione, ma mi andava bene, andava bene così, qualsiasi cosa pur di uscire dalla mediocrità, di fare qualcosa di diverso, di sognare di essere una persona migliore.
Poi una sera il giochino si ruppe.
Ero a ballare con i miei amici nella mia città. Lì non avrei mai sargiato, figuriamoci. Io e Tizio andavamo sempre a fare pratica ad almeno 50 km da casa. E così avevamo fatto la sera prima. Avevamo aperto un set di 5 ragazzine, che era andato malissimo. Il peggiore della mia vita. Eravamo quasi dovuti scappare per le troppe prese per il culo ed i fidanzati incaxxosi in arrivo. Ingestibili. E noi eravamo due inesperti caxxoni. Ma sticazzi. E' un gioco, pensavo. Ma la sera successiva, a ballare, nella mia città, in casa mia, dove tutti mi conoscono, dove non sono un personaggio dei videogame ma una persona reale, proprio quella sera, proprio in quella discoteca, c'erano due ragazze del set che la sera prima avevamo scazzato. Passai accanto a loro con un altro mio amico e iniziarono a indicarmi, ridere e prendermi per il culo. Io le guardai con fare interrogativo come dire: "e voi chi caxxo siete?", ma la recita servì a poco. Mi allontanai mostrando indifferenza mentre mi indicavano ridendo e urlando "sfigatooo". Tornai a casa profondamente scosso. Non era un gioco, no, era vita reale, erano persone, ed era inutile illudersi che non fosse così.
Da quel momento in poi smisi per tantissimo tempo di "sargiare", ovvero di andare a cazzeggiare con sconosciute, con sporadiche eccezioni dettate più dalla voglia di farmi del ridere che altro.

Edward Bloom

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5/10 - I PRIMI PASSI NEL MIGLIORAMENTO PERSONALE

Parallelamente alle mie prime rozze sargiate, iniziai a lavorare fortemente su me stesso. Avevo intuito le enormi potenzialità che ci sono in ognuno di noi, ed ero sicuro che se avessi presentato un prodotto migliore (inner game) sarebbe stato più semplice piazzarlo sul mercato (sarge). La mia miracolosa guarigione dall'asma mi tolse gli ultimi dubbi in merito alle sterminate possibilità che risiedono nel controllo della mente e nella gestione dell'energia. Misi ordine alle mie idee sulla felicità, sull'amore universale e sulla morte, traendone molta serenità e solidità. Mi iscrissi in palestra, e guarii dal mio perenne mal di schiena. Studiai la respirazione consapevole, e iniziai ad usare il respiro circolare per trarne energie e fortificarmi.
Se con le donne non vedevo chissà quali risultati, in tutti gli altri campi feci un salto in avanti inmmaginabile. All'università ero già abbastanza bravo, e divenni eccellente, riuscendo persino a laurearmi con la lode. Con gli altri ragazzi diventai molto più sicuro, non ero più messo in difficoltà dalle battutine da st*onzo e imparai a rigirare la frittata con un sorriso. Mi feci molti più amici, e trassi grandi spunti dal frequentare molti ambienti diversi: dal tamarro palestrato al fighetto universitario. Mi presi qualche soddisfazione con il djing, anche se i treni migliori erano passati qualche anno prima, quando non avevo le palle per salirci. Avevo molti momenti up, ed altrettanti down. Continuavo a perdere occasioni clamorose con ragazze discrete, le quali mi lanciavano segnali che io coglievo senza riuscire però a tradurli in qualcosa di concreto. Mi presi una bella cotta per una mia compagna di università, e andai avanti mesi a provarci, un passettino alla volta, finché lei  si fidanzò con uno che tutti questi problemi non se li fece. Scoprii mesi dopo che lei con me ci sarebbe stata, e pure volentieri. Fanculo.
Iniziai a frequentarmi con un'altra ragazza, non mi piaceva tanto ma era carina e poteva andare. Con lei non ero assolutamente me stesso, recitavo la parte dell'uomo iper-sicuro si sé, pieno di donne e di esperienza. Lei ne rimase affascinata, ma il mio pisello mi tradì alla prima occasione, e da lì non volli più rivederla. Dinamica simile si ripropose pochi mesi dopo, con un'altra ragazza. Questa volta però mi feci furbo, e viste le avvisaglie preoccupanti del mio amico di carne, feci il paraculo e le dissi che avrei preferito evitare di andare a letto con lei, non essendone innamorato.
La palestra nel frattempo iniziava a dare qualche risultato, avevo ancora pochi muscoli ed un po' di  panzetta, ma inziavo a riempire meglio le magliette e la camicie. Mi autoprescrissi una dieta drastica della durata di qualche mese, commettendo un sacco di aberrazioni, ma almeno studiai gli alimenti e mi costruii quelle nozioni che sono fondamentali per stare bene con il cibo.
Finisce l'università, si torna a casa dai genitori, agli orari imposti ed alla cameretta da tenere in ordine, in una città molto più piccola e con meno stimoli e possibilità.

Edward Bloom

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6/10 - L'INCONTRO CON IL T.M. E L'ANNO 2009

Sempre nell'arco del 2008, nel pieno della mia crociata spirituale contro gli evidenti limiti del Mystery Method, m'imbatto con il T.M. Il testo mi piace, scorre, è interessante. E' umano. Le donne sono persone, si parla di emozioni, di carisma. Si parla di seduzione, e non di rimorchio spicciolo. Mi piace la filosofia alla base, mi piace la dinamica e mi affascinano i post dell'autore sul forum. Leggo tutto, e cerco di sperimentare. Di nuovo, anzitutto con le persone che già conosco. Non seguo rigidamente lo schema, ma ne assorbo la filosofia che c'è alla base. Provo soprattutto a fare territori virtuali, a virare la conversazione su un piano emotivo. Mi alleno a controllare il mio body language, le mie espressioni. Tutto bene, funziona tutto. Peccato che davanti a qualsiasi ragazza che mi piace torno ad essere quello che sono sempre stato: simpatico, e basta. Una cosa è avere carisma davanti allo specchio, una cosa è averlo quando sei in scena.
Ad ogni modo non mi preoccupo troppo, perché mi sento comunque in miglioramento, acquisisco sicurezza, e non ho mai avuto fretta: mi sono sempre accontentato di percepirmi in movimento, anche a passo di lumaca in certi momenti. Continuo a leggere anche libri di P.N.L., linguaggio del corpo, psicologia in genere. Miglioro moltissimo le mie capacità di lettura delle situazioni sociali. Della serie: non scopo, ma almeno capisco precisamente perché non scopo. E' già qualcosa, voglio dire. Mi illudo di poter perennemente controllare i miei stati d'animo, di poter essere in certi momenti determinato, in altri simpatico, in altri seducente. Ma è un'illusione, appunto, e anche se a volte i risultati arrivano, sono sempre sfuggenti, come dettati dal caso.
Dopo la laurea inizio immediatamente a lavorare, e l'impatto tutto sommato è abbastanza buono. Certo, una cosa è essere sicuri di sé in mezzo a coetanei e un altro è farlo con professionisti che hanno magari 20 o 30 anni più di te, ma cerco di fare pochi errori, giocare in difesa, e i primi tempi passano abbastanza lisci. Scopro però che lavorare ha un enorme lato negativo: la scomparsa del tempo libero. Mi trovo a dover condensare tutta la mia vita sociale nelle serate di venerdì e sabato. Due sere su sette giorni. Sempre che non si debba lavorare anche al sabato. Un incubo. Cioè, il lavoro mi piace. Però i miei ritmi cambiano drasticamente.
Rinuncio il più possibile alle perdite di tempo, devo ottimizzare il tutto. Sulla palestra sono intransigente, ne ho bisogno. Mi sta venendo un bel fisico e poi è un ottimo posto per conoscere persone nuove, in una città un po' chiusa, in cui non è così semplice fare nuove amicizie. Il mio primo anno di lavoro scorre veloce: lavoro, vado in disco il più possibile, mi faccio un bel po' di amici ed amiche nuove. Continuo a non scopare, ovviamente. Qualche occasione mi capita, ma c'è qualcosa che non riesco ancora a mettere a fuoco che mi blocca. Piaciucchio, e tuttavia non concludo. Sono selettivo, ma apro poco, e chiudo ancora meno. Se una mi piace tanto non ci provo perché mi piace troppo. Se una mi piace poco non ci provo perché mi piace troppo poco. Sogno un angelo di sesso femminile che venga dal cielo a dirmi che mi ama alla follia. Insomma, seghe.
Arriva l'estate 2009. Nel frattempo continuo a sperimentare disordinatamente teorie, P.N.L., e quant'altro. Cerco di modellare chiunque mi sembri figo. Cerco anche di essere me stesso. Cerco di recitare la parte di un figo. Sono in continuo bilico tra l'esigenza di essere apprezzato per quello che sono, e la constatazione che essendo quello che sono continuerò a segarmi. Capisco che devo essere quello che sono, ma continuare a migliorarlo. Belle parole. Inizio a rompermi i coglioni di tutto questo mondo. Inizio a maledire questo percorso. E' frustrante. Trombano i belli, i brutti, i tamarri, i fighetti, i caxxoni, i cazzetti, ed io mai. Neanche per sbaglio. Intuisco che la colpa è mia, ma non so come uscirne. Capisco che aprire a caxxo non è la soluzione. Non per me. Non ero preparato, non ero abbastanza solido, lo sapevo bene. Se non sei preparato è inutile che tenti 50 volte di sostenere un esame. Ne sono tuttora convinto. E poi, aprire a caxxo non mi piaceva, non mi divertiva proprio per niente. Non avevo più quella maschera dei primi tempi che mi consentiva di aprire credendo che fosse tutto uno stupido gioco, ero sguarnito e non abbastanza forte per pigliarmi dei pali. E poi, non lo sentivo giusto, non lo sentivo essere il mio percorso. In quel periodo non avevo neppure persone adatte ad accompagnarmi in questo, ed avrei pertanto dovuto sargiare da solo. Impossibile. Iniziano a starmi sul caxxo la P.N.L., la postura alpha, il frame, le donne, il territorio virtuale, il fascino. Fanculo tutto. Sento un senso di nausea generale ed allento un po' la presa, cerco di non pensare più a queste cose, ma non è facile, perché ormai sono dentro di me. Mi sento quasi condannato. Passo una bella estate 2009, un viaggio avventuroso, qualche ragazza. Così, senza pensarci. Bevevo, sparavo cazzate e limonavo in disco. Facile. Mi andava bene così.

Edward Bloom

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7/10 - IL 2010

Il 2010 è l'anno del teatro. Già da un po' mi girava in testa l'idea di iscrivermi ad un corso di recitazione. Avevo migliaia di nozioni in testa su comunicazione, linguaggio del corpo, emozioni. Ma queste idee spesso erano inespresse, stavano dentro di me. Pensai che un corso di recitazione mi avrebbe costretto ad espormi, a salire sul palco con un riflettore puntato addosso, a osare. E poi, magari al corso di recitazione avrei conosciuto qualche bella ragazza. Nel frattempo studiai da autodidatta la voce, i vari modi di parlare, velocità, timbro. Per lunghi periodi mi sforzavo di parlare con una voce diversa dalla mia naturale, più profonda e calma, poi però alla lunga l'impegno era eccessivo e tornavo sempre ad essere quello che sono sempre stato.
Il corso si rivelò da subito molto utile. Non c'erano fighe, figuriamoci, ma un'insegnante molto preparata ed intensa. All'inizio ero davvero bloccato, molto più di quanto immaginassi. Poi col tempo mi sciolsi, sempre di più. Non sono certo un grande attore, ma recitare aumenta moltissimo la sensibilità e il menefreghismo all'altrui giudizio. Recitando capisci, vivi sulla tua pelle, come la fantasia possa essere pratica, possa essere azione, e non solo esercizio della mente. Mi aiutò molto anche frequentare i miei compagni di teatro, tutte persone diversissime tra di loro e rispetto a me, alcune di una fragilità enorme, altre forti e spavalde, giovani, meno giovani, ognuno con i suoi cazzi ed il suo mondo.
Mi iscrivo anche ad un corso di arti marziali, che mi tira fuori un po' di aggressività e mi rende più sicuro della mia capacità di farmi rispettare anche sul piano fisico, per quanto sino ad oggi non ne abbia mai avuto bisogno.
Verso l'estate 2010 arrivo a capire l'importanza basilare della professione nella vita dell'essere umano di sesso maschile. Percepisco la fragilità del maschio che base tutto su apparenza e comunicazione, e arrivo a pensare che tutto passi dalla testa, dalla preparazione e dalle palle. Lo penso a tutt'oggi. Leggo libri di strategia militare, guerra, potere, che mi aiutano a capire meglio dinamiche con le quali sono comunque a contatto quotidianamente. Con le ragazze la situazione migliora, sono più rilassato, ma il caso gioca ancora un ruolo centrale. Mi taglio i capelli a zero e mi rendo conto dai feedback che il mio aspetto è molto più aggressivo. Bene. Alterno bei numeri (avevo scritto un report in quel periodo) a serate fiacche, alterno momenti in cui mi sento sociale e ho voglia di fare, ad altri in cui vorreri rinchiudermi in un eremo a riflettere sul senso della vita. Capita di rimorchiare ragazze carine, ma anche di spiaggiare balene da ubriaco. Certe sere sono molto sicuro di me, ma altre mi pesa persino parlare con i miei amici. Sono bivalente. Corrente alternata. A o B. Sono quindi sempre contento e sempre scontento. Quando ho A voglio B e viceversa. Quando sono socievole non mi sento me stesso. Quando sono solitario mi deprimo e cerco la gente.
Insoddisfazione.
Vacanze.
Poi si riprende a lavorare, ed a studiare per un esame di abilitazione che avrei avuto a dicembre. Il 2010 finisce a testa bassa, tanto lavoro, tanto studio e poco spazio per altre cose. Trovo comunque il tempo per infatuarmi di una ragazza che viene in palestra con me. Con lei torno ad essere il solito sof, le parole non scorrono, i movimenti sono pochi oliati, i sorrisi fuori tempo. Non mi dichiaro apertamente, cerco di farle capire, forse sperando che lei, una volta intuito, mi sarebbe saltata al collo implorandomi di baciarla. Sfigato, ordinario e frustrato. Ed ovviamente, anche questa volta, seghe.

Edward Bloom

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8/10 - IL 2011

Il 2011 parte bene. Ho dato l'esame, anche se non conosco i risultati. Vado a vivere da solo, ricomincio il corso di recitazione. Ho un po' più tempo libero. Le premesse sono buone. Negli ultimi anni mi sono fatto un sacco di amici e ho sempre qualcosa da fare. Tante belle serate, aperitivi, weekend, nuove conoscenze. Inizio a migliorare concretamente il mio guardaroba. Non che prima mi vestissi male, ma spendo di più e mi presento sempre al meglio, a volte elegante a volte più sportivo, ma sempre curato e con vestiti di un certo tipo.
Poi, la grande crisi.
Un periodo nero, di grande frustrazione e rabbia. Ok, non sarò Casanova. E neppure il mitologico Alphone. Però sono un bel ragazzo, pieno di amici, di interessi, di esperienze, simpatico, faccio un bel lavoro e i soldi non mi mancano, vivo da solo. Ma con le donne c'è ancora qualcosa che mi blocca. Come un muro invisibile. Si certo, qualcosa combino, ma non ci siamo. I miei amici storici si fidanzano. Tutti. Nessuno escluso, anche chi non avrei mai immaginato. Con belle ragazze, tra l'altro. Gli piovono dal cielo. Ed io devo sempre sbattermi come un caimano per prendermi flake da ragazze che neanche mi piacciono davvero. Frustrazione. Le serate con la mia vecchia compagnia diventano un incubo. Siamo sempre in numero dispari, tutte coppie ed io. Si baciano, si amano, fanno finta, si punzecchiano, si sorridono, quelle cose lì, insomma. Come le persone normali. Mi sento condannato a non poter vivere una caxxo di vita normale. Voglio anch'io una ragazza normale. Sogno il grande amore, certo, e lo idealizzo, lo ammetto, ma mi andrebbe bene piazzarmi, sistemarmi, non pensarci più. Non credo più nella seduzione, non funziona, almeno non con me. Eppure io ho dato tanto, penso. Ma i risultati non ci sono. E mi sento solo, anzi, sono solo, in un vortice di pensieri nei quali mi perdo. Non voglio più uscire di casa. Mi stanno tutti sul caxxo. Li odio. Li disprezzo. Esseri banali. Amori ridicoli. Scrivo. Continuo il mio romanzo, scrivo pagine su pagine. Aspetto i risultati dell'esame, e spero tanto di averlo passato, più che altro per avere la scusa per barricarmi in casa tutta l'estate e studiare. Non dover vedere nessuno, non dovermi sentire condannato ad una diversità che avevo sempre precepito come una possibilità, e che improvvisamente mi appariva come una condanna. Smetto di scrivere sui forum, smetto di bere, smetto di fumare, mi cancello da facebook. Lavoro, vado in palestra, esco il meno possibile. Fanculo tutti.
Anche al corso di teatro vado controvoglia. Non me ne frega più nulla. Emozionare, comunicare, esprimere. Ma che si ammazzino tutti. E poi il personaggio che devo interpretare quest'anno mi sta pure sui coglioni, un ricco perververtito che pensa solo a scopare. Ma che palle. Sempre 'sto caxxo di scopare. E' un incubo. Non posso lasciare, però, c'è lo spettacolo a fine anno e devo rimanere. Ho dato la mia parola e quella non la tradisco. Inizio a visitare quasi quotidianamente siti di escort, e a pensare seriamente di chiamarne una.
La mia vita va avanti così qualche mese, finché arriva la notizia: mi hanno bocciato all'esame. A me? Bocciato? Ci dev'essere un errore. Non mi hanno mai bocciato a nessun esame. E poi ho studiato seriamente, molto più di altri. Ero preparato. Hanno bocciato me e hanno promosse gente che non sa neppure scrivere il proprio nome correttamente. Impossibile. Ci dev'essere un errore. E invece è vero. Un anno buttato via.
Seguono giorni di bestemmie, alcol, sigarette. Ho una rabbia dentro che potrei impazzire. Il lavoro era ciò che mi salvava, mi teneva a galla, ora pure quello mi deve voltare le spalle. Non dico che ho pensato di farla finita, sarebbe esagerato, ma diciamo che in quei giorni se accidentalmente fossi scivolato in un burrone non mi sarebbe dispiaciuto poi così tanto. Ma la misura non era ancora colma. C'era ancora spazio. Un giovedì sera esco con amici, nella mia solita città, dove c'è la stessa gente che dice le stesse cose da sempre. Vado a una festa. Non volevo uscire, ma un mio amico insiste. Vuole presentarmi delle ragazze. "Sono carine", dice. Vado, con un barlume di speranza. Fanno schifo, invece. E sono pure fidanzate. Bevo, bevo, bevo, e sono (un po' più) felice. Poi vedo una Dea. Un sogno ad occhi aperti. E questa da dove esce? In questa caxxo di città le facce sono sempre quelle, anno dopo anno, solo invecchiate, meno fresche, rosicchiate dall'insoddisfazione e dal tempo. E' amica di una mia amica. Sorride. Si siede vicino a me e iniziamo a parlare. Due ore. Come se la conoscessi da sempre. Raramente in vita mia ho visto una ragazza così bella. Sono abbagliato, eppure di ragazze ne ho conosciute nella mia vita. Non è perfetta, è di più, perché la perfezione è fredda e lei è colore. E' un'opera d'arte. Ed è qui, con me, ora. Queste cose a me non succedono. Nella mia città, poi. Ed è pure simpatica, interessante. Le parole scorrono naturali, senza pensare, e sono fresche, sono quelle giuste. Ha una testa. Ha pure una testa, caxxo. Non me l'aspettavo, non stasera, non ora, non sono in forma. Sono un po' scarico, sono "leggero", non mi sento seducente, sono solo me stesso, dico quello che mi viene in mente mentre la guardo negli occhi con la faccia da pesce innamorato. Me ne accorgo, vorrei fare di più, vorrei fare il super-seduttore, ma in quel periodo non avevo più energie mentali né fisiche, e sono costretto ad essere solo quello che sono. Mi sento come un bambino sulla giostra. Mi chiede il contatto facebook, ma non ce l'ho. Ci scambiamo i numeri con una scusa. Torno a casa più incredulo che contento. Ma disilluso. Non ci credo, queste cose non succedono, non a me. Ci scambiamo qualche messaggio, poi la cosa finisce lì. Non le piaccio, ho giocato male, non sono stato alpha. Lascio perdere. La vita fa schifo.

Edward Bloom

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9/10 - UN VENERDI'

La sera dopo è venerdì. Esco con i miei amici, festa in piazza. A inizio serata sono carico e positivo. Forse si tratta di un'allegria artificiale, ma è comunque allegria. Voglio solo divertirmi e non pensare a niente. Siamo tutti insieme, come 10 anni fa. Alcuni più grassi, altri con meno capelli, ma siamo sempre noi. O meglio, io sono io. Loro sono coppie. Tutte coppie, ed io. Di nuovo. Vedo le loro facce, le loro espressioni, e penso che il coglione sono io, loro si sono sistemati, io ho voluto giocare con il fuoco, con me stesso, con la mia mente, con le mie emozioni, e mi sono bruciato. Ho voluto migliorare e sono peggiorato, evidentemente. O forse no. Non capisco più nulla. Bevo. Poi la vedo. La ragazza della palestra. Quanto l'ho desiderata, solo pochi mesi prima. Passa davanti a me. Con un ragazzo. Con lei vedo passare un altro dei miei amori non dichiarati, un altro fallimento, un'altra possibilità tramutatasi in sconfitta. Mi saluta con un sorriso. Le sorrido anch'io, serpente, e penso: "muori". Ma il coglione sono io, lo so, non lei, non lui, non i miei amici, solo io. E' tarda serata. Sono in mezzo alla piazza. C'è la musica. Il mare in lontananza. Tutti abbracciati, tutti che si baciano. Ho passato gli ultimi anni della mia vita a studiare la seduzione, a scrivere sull'amore, e mi ritrovo ancora una volta bloccato, perso nelle mie possibilità che non sembrano mai tradursi in qualcosa di concreto, in quello che veramente voglio.
Basta. E' troppo. Saluto. Arrivo a casa, da solo. Sbatto i vestiti per terra e mi butto a letto con una bestemmia. Mi gira la testa. Ho sete. Ho caldo. Mi sento pesante, come se avessi un macigno legato al collo. Bestemmio, sempre più convinto. Non ho neanche voglia di spegnere la luce. Mi addormento così. Mi sveglio dopo un'ora.
Lucidissimo.
E lì è successo qualcosa.
Inaspettatamente.
Come un argine che si è rotto. Come un vaso che per 27 lunghi anni e qualche mese si riempie, goccia dopo goccia, fino a colmarsi, cadere e rompersi. Un vaso pieno di sogni, di poesia, di voglia di amare, di desideri insoddisfatti, di convincersi che andrà tutto bene, che la strada è quella giusta, che bisogna avere pazienza, che le donne vanno capite, sedotte, attirate. Che bisogna essere così, e cosà, e fare questo, e fare quello.
"Da domani me ne sbatto il caxxo di tutto". Punto. E buonanotte.
Il giorno dopo mi alzo, e il mondo mi sembra cambiato.
Anzi, il mondo è cambiato.
La mia postura è diversa. La mia voce è diversa. Mi guardo allo specchio e vedo uno sguardo che non conosco. Nel pomeriggio ho le prove di teatro. Prima di iniziare l'insegnante mi dice che devo essere più porco se voglio fare bene quel personaggio. E va bene. Io guardo le mie compagne di corso come non le ho mai guardate. Le vedo come donne per la prima volta nella mia vita. Non mi erano mai piaciute, non sono granché. Ora aspetto il mio turno e me le immagino a pecorina, provo a immaginarne il sapore, le sento ansimare nella mia testa. Sento un fuoco dentro. Ho gli occhi iniettati di energia. Tocca a me. Faccio la mia parte. Benissimo, per una volta. Mi sento totale, come non lo sono mai stato in vita mia. Mi sento veramente un'energia che neanche immaginavo potessi contenere. La sera vado a ballare. Mi sento guardato, mi sento desiderato. Per anni mi sono sbattuto a cercare di parlare di diaframma, ora lo faccio senza pensarci. Mi sento il centro della serata, quando cammino la gente si sposta e mi lascia passare, quando fumo seduto per i cazzi miei arrivano sconosciuti ad attaccare bottone con me. Sento di avere uno sguardo diverso. Finisco la serata appartato in macchina con una ragazza. Il giorno dopo la liquido senza tanti complimenti. Me ne sbatto il caxxo, dopotutto. "Se volevi i sentimenti potevi passare fino all'altro ieri, ora le regole sono cambiate", penso. Mi accorgo che parlo diversamente con le persone. Mi sparisce quel sorrisino del caxxo che avevo sempre addosso. Se penso "no" rispondo "no". Mi sento completo. Pulito. Come se avessi fatto una doccia, ma dentro. Come se tutto il materiale che ho letto negli anni fosse stato stipato da qualche parte del mio cervello, ed ora uscisse da me perfettamente in ordine. Non sono forse così diverse le cose che dico, ma è radicalmente mutato il sottotesto, il non detto.
Il giorno dopo incontro una mia ex, che dopo 10 minuti inizia a toccarmi e a parlarmi di sesso: la stessa ex che neanche mi rispondeva più ai messaggi.
Il giorno dopo ancora mi cerca un'altra ragazza, e io le dico in bello stile ma senza tanti giri di parole che se vuole un amante ci sono, altrimenti aria. Vieni a casa mia, beviamo un bicchiere di vino e facciamo l'amore. Mi sento Javier Bardem in Vicky Cristina Barcelona. Lei è stupita, ma apprezza. E ci sta. Inimmaginabile fino a solo una settimana prima. In quel momento ho capito che la mia bocciatura era stata una benedizione divina. Mi ha tolto l'aura del bravo ragazzo, di quello perfettino. Mi possono anche bocciare, fanculo. Sono come gli altri. Posso perdere. Però gioco, caxxo, sono vivo, ci provo, e morirò, sì, un giorno lo farò, ma morirò vivendo.
Poi finisce anche questa fase.
Era una fase comunque squilibrata, un picco in alto a compensare il precedente tuffo in basso, un momento che avevo bisogno di vivere, ma pur sempre un momento, una maschera.
Dopo, ho tolto anche quella maschera.
Una bella vacanza, nuovi amici, belle serate. Sono felice, di una felicità tranquilla, positiva, contagiosa. Non me ne frega un caxxo di niente, scopare, non scopare, fare il figo, fare buona impressione, essere pesante. Lascio le cose scorrere. Le persone, le ragazze mi cercano, mi scrivono, mi fanno capire. Io non faccio davvero nulla per piacere, sono spontaneo, non penso più alla seduzione, a niente. Certo, molte cose che ho imparato grazie allo studio della seduzione le faccio inconsapevolemente, ma perché ormai fanno parte di me, non perché voglio sedurre. E quindi seduco. Incredibile. Mi sbucano opportunità da tutte le parti, interessanti e meno interessanti. Ed io non faccio altro se non essere me stesso. Un me stesso molto diverso dal me stesso di quattro anni fa, un me stesso che ha imparato e poi dimenticato la tecnica.
Poi, arriva la giornata più bella della mia vita, quella che chiude tutti i cerchi aperti in questi anni, quella che ho scelto di raccontare per simboleggiare la fine di un percorso, del mio percorso.
Una serata. Un locale bellissimo. E' estate. Sono giovane. Sto bene di salute. Sono circondato da amici veri. Ragazze. Ragazzi. Conoscenti che cercano la mia approvazione. Fa caldo e c'è una bella brezza estiva che arriva dal mare. La mia famiglia è a casa, stanno bene, e con loro vado d'accordo, a differenza di tanti anni fa. Sono vestito bene. Sono abbronzato e nell'aria c'è profumo di sale. Mi sento davvero bene. Faccio amicizia con un gruppo di sconosciuti, un brindisi. Anni fa me lo sarei sognato. Sono in ferie e domani non devo andare a lavorare. Ho un bel lavoro che mi aspetta. Bevo, il giusto. Non fumo più, e fumavo due pacchetti al giorno. Mi diverto. Domani sera ho un appuntamento con una ragazza che mi piace, e sono contento. Ma stasera è una serata speciale. Sto baciando la ragazza che avevo conosciuto qualche mese prima. La Dea, il sogno, l'opera d'arte. Già, quella. Il primo e finora unico colpo di fulmine della mia vita. Respiro il suo sapore e mi sento svenire. Mi sorride. Mi chiede perché non le ho scritto in questi mesi. Sperava d'incontrarmi in giro, dice. Aveva paura di non piacermi. Mi bacia, mi accarezza, mi guarda dentro agli occhi. Io la abbraccio, sorrido.
Torno a casa alle 7 del mattino, e capisco che momenti altrettanto belli nella mia vita ne vivrò pochi.

Edward Bloom

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10/10 - CONCLUSIONI

La vita è fatta di momenti. Non posso sapere cosa succederà ora, come andrà con questa ragazza, se ci sarà un futuro. Ne sto conoscendo anche un'altra, che mi intriga per altri motivi. Spero di fare le cose nel modo giusto. Ma non è importante. Arriveranno altri momenti difficili, certo. Ho fermato il mio racconto in un istante apicale, ben consapevole che non sarà sempre così.
Questo è il mio percorso nel miglioramento personale. Un ragazzo come tanti, che è diventato la persona che voleva diventare. Questo non vuol dire che piaccio a tutti e a tutte, ma significa che piaccio a me stesso. Vuol dire che vivo a testa alta. Vuol dire che ho una vita, frequento delle persone, ho attorno delle ragazze che anni fa non avevo e non immaginavo avrei mai potuto avere. Vuol dire che ho un rapporto bello e diretto con i miei genitori, anche se anni fa quasi non parlavo a mio padre.
Pur avendo cercato di descrivere tutti i passaggi che ci sono stati, non è possibile replicare per iscritto tutta l'infinita mole di pensieri, sfumature, errori che caratterizzano un percorso lungo e complesso. Anche perché sono personali, ed alla stessa meta si può giungere per strade diverse. Auguro a tutti di metterci meno tempo rispetto a quello che ho impiegato io, ed anzi di raggiungere risultati anche migliori. Sono stato anche 3 anni di fila senza scopare. Ho passato ore davanti allo specchio, e a registrare la mia voce. Ho percorso centinaia di chilometri da solo in macchina, parlando ad alta voce con me stesso per cercare di fare chiarezza, di capire, di mettere ordine. Ho letto decine di libri, fatto esperienze di tutti i tipi, non tutte piacevoli ed edificanti.
Ma ne è sicuramente valsa la pena.
Se dovessi sintetizzare ciò che trovo di più importante per sedurre, mi troverei in difficoltà. Non ho le capacità e l'ambizione di insegnare niente a nessuno.Ho seguito un mio percorso. Ad esempio, ho sempre visto con diffidenza l'aprire persone sconosciute. All'inizio l'ho fatto, forzandomi, perché mi sono fidato di chi ne sapeva più di me, ma poi ho capito che non era il percorso giusto, non era il mio percorso. Come puoi pretendere di avere una storia con una sconosciuta se non riesci ad avere delle amiche? Perché i ragazzi "normali" non aprono sconosciute e comunque trombano? Il percorso corretto, a mio avviso, è quello contrario: prima andare d'accordo e imparare a relazionarsi con se stessi, poi con la propria famiglia, parenti, amici più stretti, conoscenti, circoli sociali,  semi-sconosciuti. Dopo tutto questo, allora ha senso aprire a freddo. Perché c'è la solidità dietro. Questa è solo la mia esperienza ed opinione, non voglio aprire un dibattito, solo dire che per me è stato così. Ora che ho completato un percorso, se mi gira apro. Ma apro sollo quando non penso al fatto che sto aprendo. Apro perché è una bella serata, sono felice e mi viene di dire una cazzata alla tipa che ho a fianco, o a quella carina un po' più in là. Se ripenso alle "battute di caccia", camminando per ore a cercare un set da aprire con le solite frasi del caxxo, mi viene quasi la nausea.
Altro concetto pericoloso è quello di alpha, così per come è passato per anni nella community, alla James Bond. Mi limito a invitarvi ad osservare i fidanzati delle belle ragazze che conoscete, e ditemi se mediamente vedete chissà quali alpha. Essere alpha in quel modo vuol dire essere dei narcisisti, egoisti e st*onzetti: questo è un uomo?
La seduzione è una cosa che vive dentro di noi, che diviene parte integrante della personalità, inscindibile dal modo di essere. E' la personalità, appunto, l'unica cosa che conta. A mio avviso, anche qui opinabile, non conta granché cosa fai. Conta chi sei. Se sei sicuro, se sei seducente, se sei forte, automaticamente fai le cose giuste. Altrimenti l'essere umano si sarebbe estinto da secoli. Quindi è sbagliato pensare a cosa fare, a cosa dire, ma occorre creare una personalità che in automatico faccia e dica le cose giuste.
Come ci si crea una personalità?
Le due regole auree, tratte da argomenti ben più importanti rispetto alle donne, sono: chiarezza di percezione e precisione di risposta
La prima regola consiste nell'essere sinceri con se stessi, nell'avere un'autopercezione corretta. Allenarsi a vedere la realtà per quella che è. Non esaltarsi, non denigrarsi. Osservarsi freddamente. Individuare i propri limiti: sei poco espressivo? Brutto fisico? Insicuro? E dove sei insicuro? Quando? Con quale tipo di persone? Perché?
La seconda regola consiste nel compiere le azioni corrette per incidere sui punti deboli. Lavora su quello che ti manca. Ma non (solo) leggendo, bensì facendo. Si migliora facendo. Canto, ballo, recitazione, arti marziali, subacqua, viaggi in solitaria, palestra, scrivere, lavoretti. Ogni esperienza modellerà un pezzo di te. Più ne fai meglio è. Più sono diverse meglio è. Più tipi di persone conosci meglio è. Sii aperto, assorbi dal mondo come una spugna, creando e mantenendo le tue idee.
E infine, sii uomo. Alle donne piacciono gli uomini. Concentrati sull'essere un uomo. E per uomo ovviamente non intendo altro che una persona forte, sicura, maschile, indipendente. Una persona che ha un carattere, non che cambia come una banderuola. Una persona che ha imparato a conoscere bene i propri pregi, i propri difetti, e che non ha bisogno continuamente di qualcosa dagli altri. Una persona che non si lamenta, non rompe i coglioni gratuitamente, che non fa i capricci, che  non è egocentrico, che lascia spazio alla donna, che non si mette in competizione con lei, che sa essere un sostegno, che sa dare senza svendere, che sa valorizzare, che sa fare stare bene una persona insieme a lui, che non ha bisogno di mostrare.
Questo per quanto riguarda il cosiddetto "inner game".
Invece, la mia opinione sul game vero e proprio è molto semplice: trovo sia deleterio concentrarsi sul voler sedurre una ragazza, almeno nella mia esperienza. Non pensare a cosa dire. Pensa al sottotesto. A quello che trasmetti. Puoi trasmettere qualsiasi emozione anche leggendo l'elenco del telefono. Provaci, a casa. Puoi essere erotico avendo una conversazione perfettamente normale. Puoi parlare di università e intanto immaginare di baciare la ragazza che hai davanti graffiandole la schiena. Emetterai vibrazioni completamente diverse. Questa è seduzione. Il contrasto tra quello che dici e come lo dici, il contrasto tra il messaggio superficiale e quello profondo.
Alcune le farai impazzire, altre saranno incuriosite, altre ancora ti sembreranno fredde e poi ti manderanno loro un messaggio un mese dopo. Ma non risulterai indifferente, mai, neanche a quelle ragazze che per qualsiasi motivo non te la daranno.
Perché sarai diverso, potente, vero, pulito, intrigante, sessuale, e quindi seducente sul serio.

ilmaredinemo

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Hai sentito un click nel cervello ;)....... ed è stato il momento della chiarezza.

Grazie per aver raccontato la tua storia.
In bocca al lupo :)

PatrickJane

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L'ho letto tutto d'un fiato, tutti e 10 i post in un attimo, e ora un po' ho paura e un po' sono felice.
Ho paura perchè credo che in questo momento forse sto commettendo alcuni errori che descrivi, sono felice perchè ho visto che alcune cose che hai capito te le ho capite anch'io, e sono più piccolo e inesperto di te.

Mi riferisco soprattutto all'ultimo post, a questi pezzi:
Citazione di: Edward Bloom il 31 Agosto 2011, 18:15:54
10/10 - CONCLUSIONI
[..]
Ad esempio, ho sempre visto con diffidenza l'aprire persone sconosciute. All'inizio l'ho fatto, forzandomi, perché mi sono fidato di chi ne sapeva più di me, ma poi ho capito che non era il percorso giusto, non era il mio percorso. Come puoi pretendere di avere una storia con una sconosciuta se non riesci ad avere delle amiche? Perché i ragazzi "normali" non aprono sconosciute e comunque trombano? Il percorso corretto, a mio avviso, è quello contrario: prima andare d'accordo e imparare a relazionarsi con se stessi, poi con la propria famiglia, parenti, amici più stretti, conoscenti, circoli sociali,  semi-sconosciuti. Dopo tutto questo, allora ha senso aprire a freddo. Perché c'è la solidità dietro. Questa è solo la mia esperienza ed opinione, non voglio aprire un dibattito, solo dire che per me è stato così. Ora che ho completato un percorso, se mi gira apro. Ma apro sollo quando non penso al fatto che sto aprendo. Apro perché è una bella serata, sono felice e mi viene di dire una cazzata alla tipa che ho a fianco, o a quella carina un po' più in là. Se ripenso alle "battute di caccia", camminando per ore a cercare un set da aprire con le solite frasi del caxxo, mi viene quasi la nausea.

Io finora ho aperto praticamente solo in situazioni favorevoli, di socializzazione, in vacanza, comunque poco\niente a freddo.
Pensavo di fare il percorso sbagliato, di usare la scorciatoia, di dover cominciare ad aprire a freddo PER FORZA.
E probabilmente lo farò lo stesso, perchè comunque mi diverte, anche se ci vogliono le palle. Ma lo farò perchè sentirò la voglia di farlo, la necessità interiore di divertirmi o lo schizzo del giorno, non perchè mi sento costretto.

In ogni caso dai post traspare un'altra considerazione che spesso mi trovo a fare e spesso mi rende infelice: tutti si fidanzano ed io no.
Ma leggendo la tua storia, e pensando un po' ai miei amici fidanzati, sono sempre più convinto che la maggior parte di loro per quanto si possa trovare bene, alla fine si è accontentato, e non parlo solo di fisico.

Noi, che aspiriamo a diventare seduttori ma alla fine vogliamo solo una ragazza che ci piaccia davvero e a cui noi piacciamo davvero, probabilmente ci metteremo un po' di più ma il giorno che incontreremo la nostra "dea" sarà esattamente quello che vogliamo, perchè abbiamo chiarito le nostre aspettative, le nostre necessità, e perchè abbiamo qualcosa di speciale da condividere: noi stessi.

+1. E anche Best Of.

ilmaredinemo

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#12
Citazione di: PatrickJane il 31 Agosto 2011, 20:28:12
Mi riferisco soprattutto all'ultimo post, a questi pezzi:
Io finora ho aperto praticamente solo in situazioni favorevoli, di socializzazione, in vacanza, comunque poco\niente a freddo.
Pensavo di fare il percorso sbagliato, di usare la scorciatoia, di dover cominciare ad aprire a freddo PER FORZA.
E probabilmente lo farò lo stesso, perchè comunque mi diverte, anche se ci vogliono le palle. Ma lo farò perchè sentirò la voglia di farlo, la necessità interiore di divertirmi o lo schizzo del giorno, non perchè mi sento costretto.

Invece io credo che all'inizio approcciare a freddo sia di fondamentale importanza, è propio li' che inizialmente risiede il nocciolo della questione, ciò che ti fa fare la differenza. Sarai entusiasta, poi disilluso, poi di nuovo entusiasta, ma è l'unico modo per capire veramente sulla tua pelle cosa significa sedurre e comunicare con le altre persone, imparare a leggere le situazioni sociali. Solo dopo potrai fare un lavoro di sintesi e conoscere le donne che veramente ti piacciono, quando si presenta l'occasione in qualsiasi contesto, forte del lavoro che hai fatto per costruirti una vita che ti piace, e che ti conferisce sicurezza e personalità.

Ma la chiave che apre la porta sul tuo percorso è proprio la seduzione a freddo.
Credo che edward bloom abbia aperto i suoi bei set all'inizio, e neanche pochi.
Ultima modifica: 31 Agosto 2011, 20:59:43 di ilmaredinemo

PatrickJane

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Citazione di: ilmaredinemo il 31 Agosto 2011, 20:57:53
Invece io credo che all'inizio approcciare a freddo sia di fondamentale importanza, è propio li' che inizialmente risiede il nocciolo della questione, ciò che ti fa fare la differenza. Sarai entusiasta, poi disilluso, poi di nuovo entusiasta, ma è l'unico modo per capire veramente sulla tua pelle cosa significa sedurre e comunicare con le altre persone, imparare a leggere le situazioni sociali. Solo dopo potrai fare un lavoro di sintesi e conoscere le donne che veramente ti piacciono, quando si presenta l'occasione in qualsiasi contesto, forte del lavoro che hai fatto per costruirti una vita che ti piace, e che ti conferisce sicurezza e personalità.

Ma la chiave che apre la porta sul tuo percorso è proprio la seduzione a freddo.
Credo che edward bloom abbia aperto i suoi bei set all'inizio, e neanche pochi.
Aprire a freddo all'inizio? Inizio inizio? Per me è pressochè inutile, magari ti fai due risate (se non sei permaloso e orgoglioso), ma non ti aiuta molto. L'ho fatto (poco), ho fatto figure di cacca.

-Nova-

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bello.. vado a chiedere le ferie per leggerlo