Kurghan's Story III 18) L'insonnia di Kurghan

[TermYnator]

Musica consigliata per l'ascolto:

Kurghan aveva preso una stoica decisione. Prima del compimento dei 200 anni voleva rendere la sua esperienza di dominio pubblico. Aveva a lungo meditato sul media da usare. Un libro non era fattibile, nonostante la sensazione tattile che gli dava la carta gli ricordasse i tempi del Maestro e della sua infanzia.
Kindle 3d v 357.7 era assai complicato da usare.
Decise quindi di usare un formato nato un paio di secoli prima: il video.

Kurghan, tra lazzi e mazzi passò moltissimo tempo a studiare come strutturare il format. Costruì un studio, ci piazzò gli strumenti per memorizzare l'audio e costruì dei meccanismi per muovere il sensore per registrare il video. Poi si recò in mezzo alla gente del suo tempo per fissare il loro pensiero.
Kurghan si trovò infine alle prese con un gigantesco problema: non esisteva un software adatto per unire i tre mondi dell'immagine, della narrazione e dell'audio. Così, iniziò a connettersi con il suo chip neurale ad una memoria esterna, per fissare il software.
Kurghan lavorava incessantemente per 16 ore al giorno. Non c'erano pause, momenti di svago o spazi per se stesso. Quando andava a letto mille idee da realizzare lo tormentavano. E così, prendeva il suo blocco degli appunti ed iniziava a disegnare schemi, strane equazioni o schizzi di oggetti strani.


fig. 1 Gli schizzi di Kurghan

Kurghan iniziava a pensare, a disegnare ed a cercare le cose che servivano per le sue idee su vari lochi di universalcommerce sparsi per il  sistema solare. Il tempo passava, ed il sole, piano piano, iniziava ad affacciarsi ad est. Kurghan incurante del mutare della luce, disegnava freneticamente, scriveva ed ogni tanto chiedeva al suo servo robot di portargli cose da mangiare.

Poi, la stanchezza iniziava a farsi sentire, il blocco notes diventava pesante e finalmente Kurghan guardava dalla finestra della sua stanza da letto il sole che lo guardava come a dirgli:
"Coglione, non hai dormito! E ora che fai?"

L'analisi di Kurghan
Kurghan entrò in un loop di pensieri. Faceva sempre così quando si trovava ad affrontare un problema. Così, la notte dopo, invece di disegnare parti di dolly (1) per muovere meglio il sensore delle riprese o l'attuatore del suo simulatore di aerei della seconda guerra mondiale o ancora l'equalizzatore parametrico 3D che stava progettando, si mise a fare una anamnesi storica di tutti i periodi in cui aveva perso il beneficio della stanchezza e del sonno.
Non era infatti la prima volta che succedeva. Nel corso della sua lunga vita di immortale, Kurghan aveva perso il beneficio del riposo immani volte. E tutte le volte, arrivato alle 8 di mattina senza aver chiuso occhio, si era trovato di fronte ad una difficile decisione: cedere alla fatica spacciandosi per malato o tirare fino a notte, sperando di essere abbastanza stanco alla sera per riuscire a dormire. MA tutte le volte, l'infame blocco di Kurghan prendeva il sopravvento e Kurghan procrastinava il sonno, finendo per dormire una notte si e l'altra no.

Kurghan era affranto. Non riuscire a dormire è un handicap paralizzante che ti impedisce di realizzare i tuoi obiettivi. E così, l'ambito progetto di consegnare la sua esperienza ai posteri veniva anch'esso procrastinato.

Corsi e ricorsi...
Cercando di schematizzare i suoi periodi di insonnia, Kurghan realizzò che c'era una costante. Tutte le volte che aveva perso il sonno, aveva perso i ritmi della vita di un comune mortale. Se Kurghan era motivato, poteva lavorare anche per tre giorni di fila senza mai riposare. Era successo per ben due volte: una volta mentre cercava di personalizzare la sua astrobike, l'altra quando, coscritto, aveva gestito un trasporto di truppe a causa di una catastrofe naturale: una diga aveva divelto un paese intero coprendolo di fango, e per tre giorni c'era da coordinare i mezzi.
Ma dopo quegli eventi, Kurghan aveva sempre ritrovato i suoi ritmi circadiani.
Il problema sorgeva quando Kurghan lavorava 14/16 ore e si metteva a letto. In questi casi, quando si coricava il suo cervello si metteva a percorrere tutti i percorsi che la concentrazione del lavoro aveva bypassato. E così, Kurghan invece di dormire, mangiava e dedicava il suo contorto cervello ai suoi progetti per altre 5/6 ore, finendo così con il ritrovarsi con il sole alto, perchè una giornata dura 24 ore e non 36...

La rivolta di Kurghan
Kurghan capì quindi che se gli servivano 6 ore al giorno da dedicare ai propri progetti, lavorando 16 ore gli serviva una giornata di minimo 32 ore per poter dormire quotidianamente. La soluzione era quindi ridimensionare l'orario di lavoro per avere poi il tempo da dedicare alla progettazione delle sue fantasie.
Kurghan stabilì quindi delle quote fisse: 7 ore di sonno.
massimo 10 ore di lavoro.
1,5 ore per compiti non rinunciabili, quali mangiare e rapportarsi con l'acqua, il sapone ed ogni tre giorni, il rasoio. Rimanevano 5,5 ore per la progettazione, la documentazione e la musica. Kurghan era infatti un appassionato di Boogie Woogie, che suonava malissimo, ma era contentissimo di suonare per 20 minuti al giorno.
Così, per tre notti Kurghan andò a letto ad orari prefissati svegliandosi con una sveglia. La quarta notte, alle 2 di mattina dopo assere andato a letto alle 21:00, Kurghan si addormentò naturalmente.
Poi, pian pianino, riprese un ritmo umano riuscendo a fare tutto.
E fu così, che alla sua veneranda età, Kurghan capì che le regole non servono solo per coordinare gli eserciti, ma anche per i singoli guerrieri, nella battaglia più difficile che si possa combattere:
la vita.

segue...

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