Essere vendibili sul mercato del lavoro

Aperto da james.mar, 19 Ottobre 2010, 16:36:33

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james.mar

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Citazione di: Beeblebrox il 19 Ottobre 2010, 11:12:53
credi ancora alla favola del voto di laurea alto sia un proxy del tuo valore accettato dal mercato del lavoro, il voto di laurea è uno stimatore distorto della cultura dello studente, soprattutto nell'università italiana estremamente nozionistica, ha una qualche valenza nel caso tu abbia fatto l'università nei 5 anni esatti, ma scarna, visto il gran numero di esami cuscinetto apparsi con il nuovo ordinamento, e la c chiedi agli imprenditori che vogliono, sono loro che ti assumono...questa è la situazione a bs visto che di imprenditori  ne conosco un po' essendo brescia la terza area industriale d'italia.

Proviamo a partire dai concetti di condizione necessaria e sufficiente.

Un voto di laurea alto non è condizione sufficiente perchè una persona abbia una cultura altrettanto alta e/o un valore alto nel mercato del lavoro.
E' però una condizione tendenzialmente (il motivo del tendenzialmente lo vediamo dopo) necessaria, perchè se non sei riuscito a laurearti con un voto alto, io impresa farei una scommessa abbastanza rischiosa nell'assumerti.
Perché è rischiosa?
Perché pur ammettendo che tale laureato con voto basso abbia un potenziale maggiore o uguale del secchione 110L, come posso io impresa rendermene conto?
E'il meccanismo noto come "Adverse selection", dovuto all'asimmetria informativa ex ante.
Per risolvere l'adverse selection, si usano dei segnali.
Se vuoi comprare un auto usata e non sai se è di buona qualità o meno, ti basi sulla garanzia.
Se invece non sei in grado di valutare un tuo futuro dipendente, ti basi su voto di laurea, università di appartenenza, tempo di laurea e così via.
Ragionamento a maggior ragione valido oggi, visto che parli di bassa offerta di posti da parte del mercato di lavoro e alta domanda: è abbastanza ovvio che una prima, necessaria scrematura operata dalle imprese debba partire a monte dei colloqui e basarsi su numeri di facile interpretazione, ovvero voto di laurea e tempo impiegato per conseguire la stessa.
E questo vale soprattutto in assenza di attività extra-accademiche di particolare valore aggiunto, su cui torneremo in seguito.

Passiamo oltre.
Università nozionistica, esami cuscinetto ecc.
Stavamo parlando di ingegneria gestionale, in particolare io mi st(av)o rifacendo alla mia realtà, ovvero quella del Politecnico di Milano che ha nel corso di gestionale uno dei suoi fiori all'occhiello o, vedendola dall'altro lato, gestionale al Poli è indiscutibilmente la migliore in Italia.
Questo per dire che non si può generalizzare parlando di esami cuscinetto, nozionismo e nuovo ordinamento.
Infatti considerando il valore del brand, se a parità di tutte le altre variabili un'impresa dovesse valutare il curriculum di un economista 110L all'Università di Catania e un economista 110L in Bocconi, parlare di voto di laurea come stimatore distorto lascia un attimo il tempo che trova.
Ma ho preso due estremi, quindi andiamo avanti.


Che tu sia pessimista lo hai già ammesso altrove, però stai concedendo troppo potere (contrattuale) a chi ti deve assumere.
Il potere devi anche guadagnartelo investendo sulle tue competenze, pre e post laurea.
Pre laurea:
visto che affermi che la favoletta del voto di laurea ce l'ha raccontata Esopo e non il mercato, sarebbe dunque logico agire su altre determinanti e avere un curriculum che spicchi su quello degli altri. Ma, a parità di curriculum accademico (105++ in 5 anni per chi punta in alto), per spiccare bisogna vendersi e dimostrare di avere il valore che offriamo. Come?

- Esperienze all'estero
- Conoscenza delle lingue, specie quelle dei mercati emergenti
- Esperienze lavorative, di che tipo, in che settore, per quanto tempo
- Sport praticati a livello agonistico
- Altre attività


Un buon curriculum è infatti come un buon seduttore. Bisogna perseguire un miglioramento a 360° partendo dall'idea che "Tutto fa brodo, nulla è necessario".

Gli elementi di cui sopra presi di per sé hanno un valore aggiunto relativamente basso, ma è il loro cocktail che può risultare fondamentale.
E' dunque fondamentale creare un cocktail giusto.
Va da sé che, in caso uno punti veramente in alto (società di consulenza come McK, Bain o BCG, oppure banche come Jp Morgan, Goldman, Deutsch et altera, o altre importanti società nel mondo dell'Industry come IBM, Volkswagen ecc.), allora dovrà partire da un curriculum accademico alto/eccellente e presentare un altrettanto alto curriculum extra-accademico.

Tornando dunque agli elementi di cui sopra, e facendo ancora un paragone con la seduzione, può essere utile ad esempio sfruttare il principio del contrasto.
Mi colpì molto il racconto di un partner di Mc Kinsey che disse come nelle risorse umane furono a loro volta colpiti dal curriculum di un ingegnere elettrico laureato con 110 che suonava il pianoforte (e già qui si pensa a un individuo con alte tendenze nerdistiche) e che faceva il modello per un importante marchio di moda. Contrasto notevole.
Stessa cosa, ma in Bain: questa volta il contrasto fu evidenziato solo in fase di colloquio. Individuo dall'aspetto abbastanza nerdeggiante che aveva passato 2-3 estati in Brasile facendo il Dj.


Oppure bisogna saper vendere le proprie esperienze non accademiche.
Esperienza di un'engagement manager di McK che aveva iniziato a fare dei braccialetti particolari con non mi ricordo cosa (perline, conchiglie, robe simili) ed erano tanto piaciute ad amiche e amiche di amiche che aveva iniziato a venderli. Un'amica svizzera era interessata e iniziò a farli e venderli anche lei.
Risultato: lei fece un pochino di soldini (pochi eh) ma presentò tale attività come "Creazione e gestione di un network operante nella produzione di articoli di bigiotteria de stocaxxo".
In quanti ci penserebbero?


Ma c'è dell'altro.
Per avere un alto valore sul mercato del lavoro, è anche importante investire nella formazione post laurea.
Tu mi parli di piccole e medie realtà imprenditoriali della tua provincia, in cui l'imprenditore ti assume.
Ma come la mettiamo con chi investe sul proprio futuro e sulle proprie competenze lavorando per un paio di anni in una società di consulenza (e non parliamo del cane che si morde la coda visto che non esistono solo McK, Bain, BCG ecc., ma ce ne sono altre di medio livello in cui entrare non è cosa impossibile), con uno stipendio magari anche minore, ma con un tempo di percorrenza della curva d'apprendimento ridotto di 3-4 volte?
Non sarebbe male come idea.




A questo punto, ma solo a questo punto, possiamo dire che la favoletta del voto di laurea (e tutto ciò che ne consegue) non l'ha inventata Esopo, ma le leggi di mercato.
Perché se non hai null'altro da offrire, allora l'unica cosa che possono valutarti è proprio il voto di laurea.
E se in assenza di valore aggiunto extra-accademico il voto di laurea è basso, allora mio caro neolaureato (generico, non parlo di te) in cerca di lavoro "Che caxxo ti lamenti a fare parlando di crisi, mercato del lavoro, imprenditori e cazzate varie? In 5 anni non hai fatto nulla (né all'università né al di fuori) per costruirti un futuro, ORA non lamentarti che fai fatica a trovare un impiego decente"











james
Ultima modifica: 19 Ottobre 2010, 17:04:49 di james.mar

GuyMontag

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Acqua

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Citazione di: james.mar il 19 Ottobre 2010, 16:36:33
Proviamo a partire dai concetti di condizione necessaria e sufficiente.

Un voto di laurea alto non è condizione sufficiente perchè una persona abbia una cultura altrettanto alta e/o un valore alto nel mercato del lavoro.
E' però una condizione tendenzialmente (il motivo del tendenzialmente lo vediamo dopo) necessaria, perchè se non sei riuscito a laurearti con un voto alto, io impresa farei una scommessa abbastanza rischiosa nell'assumerti.
Perché è rischiosa?
Perché pur ammettendo che tale laureato con voto basso abbia un potenziale maggiore o uguale del secchione 110L, come posso io impresa rendermene conto?
E'il meccanismo noto come "Adverse selection", dovuto all'asimmetria informativa ex ante.
Per risolvere l'adverse selection, si usano dei segnali.
Se vuoi comprare un auto usata e non sai se è di buona qualità o meno, ti basi sulla garanzia.
Se invece non sei in grado di valutare un tuo futuro dipendente, ti basi su voto di laurea, università di appartenenza, tempo di laurea e così via.
Ragionamento a maggior ragione valido oggi, visto che parli di bassa offerta di posti da parte del mercato di lavoro e alta domanda: è abbastanza ovvio che una prima, necessaria scrematura operata dalle imprese debba partire a monte dei colloqui e basarsi su numeri di facile interpretazione, ovvero voto di laurea e tempo impiegato per conseguire la stessa.
E questo vale soprattutto in assenza di attività extra-accademiche di particolare valore aggiunto, su cui torneremo in seguito.

Passiamo oltre.
Università nozionistica, esami cuscinetto ecc.
Stavamo parlando di ingegneria gestionale, in particolare io mi st(av)o rifacendo alla mia realtà, ovvero quella del Politecnico di Milano che ha nel corso di gestionale uno dei suoi fiori all'occhiello o, vedendola dall'altro lato, gestionale al Poli è indiscutibilmente la migliore in Italia.
Questo per dire che non si può generalizzare parlando di esami cuscinetto, nozionismo e nuovo ordinamento.
Infatti considerando il valore del brand, se a parità di tutte le altre variabili un'impresa dovesse valutare il curriculum di un economista 110L all'Università di Catania e un economista 110L in Bocconi, parlare di voto di laurea come stimatore distorto lascia un attimo il tempo che trova.
Ma ho preso due estremi, quindi andiamo avanti.


Che tu sia pessimista lo hai già ammesso altrove, però stai concedendo troppo potere (contrattuale) a chi ti deve assumere.
Il potere devi anche guadagnartelo investendo sulle tue competenze, pre e post laurea.
Pre laurea:
visto che la favoletta del voto di laurea ce l'ha raccontata Esopo e non il mercato, sarebbe dunque logico agire su altre determinanti e avere un curriculum che spicchi su quello degli altri. Ma, a parità di curriculum accademico (105++ in 5 anni per chi punta in alto), per spiccare bisogna vendersi e dimostrare di avere il valore che offriamo. Come?

- Esperienze all'estero
- Conoscenza delle lingue, specie quelle dei mercati emergenti
- Esperienze lavorative, di che tipo, in che settore, per quanto tempo
- Sport praticati a livello agonistico
- Altre attività


Un buon curriculum è infatti come un buon seduttore. Bisogna perseguire un miglioramento a 360° partendo dall'idea che "Tutto fa brodo, nulla è necessario".

Gli elementi di cui sopra presi di per sé hanno un valore aggiunto relativamente basso, ma è il loro cocktail che può risultare fondamentale.
E' dunque fondamentale creare un cocktail giusto.
Va da sé che, in caso uno punti veramente in alto (società di consulenza come McK, Bain o BCG, oppure banche come Jp Morgan, Goldman, Deutsch et altera, o altre importanti società nel mondo dell'Industry come IBM, Volkswagen ecc.), allora dovrà partire da un curriculum accademico alto/eccellente e presentare un altrettanto alto curriculum extra-accademico.

Tornando dunque agli elementi di cui sopra, e facendo ancora un paragone con la seduzione, può essere utile ad esempio sfruttare il principio del contrasto.
Mi colpì molto il racconto di un partner di Mc Kinsey che disse come nelle risorse umane furono a loro volta colpiti dal curriculum di un ingegnere elettrico laureato con 110 che suonava il pianoforte (e già qui si pensa a un individuo con alte tendenze nerdistiche) e che faceva il modello per un importante marchio di moda. Contrasto notevole.
Stessa cosa, ma in Bain: questa volta il contrasto fu evidenziato solo in fase di colloquio. Individuo dall'aspetto abbastanza nerdeggiante che aveva passato 2-3 estati in Brasile facendo il Dj.


Oppure bisogna saper vendere le proprie esperienze non accademiche.
Esperienza di un'engagement manager di McK che aveva iniziato a fare dei braccialetti particolari con non mi ricordo cosa (perline, conchiglie, robe simili) ed erano tanto piaciute ad amiche e amiche di amiche che aveva iniziato a venderli. Un'amica svizzera era interessata e iniziò a farli e venderli anche lei.
Risultato: lei fece un pochino di soldini (pochi eh) ma presentò tale attività come "Creazione e gestione di un network operante nella produzione di articoli di bigiotteria de stocaxxo".
In quanti ci penserebbero?


Ma c'è dell'altro.
Per avere un alto valore sul mercato del lavoro, è anche importante investire nella formazione post laurea.
Tu mi parli di piccole e medie realtà imprenditoriali della tua provincia, in cui l'imprenditore ti assume.
Ma come la mettiamo con chi investe sul proprio futuro e sulle proprie competenze lavorando per un paio di anni in una società di consulenza (e non parliamo del cane che si morde la coda visto che non esistono solo McK, Bain, BCG ecc., ma ce ne sono altre di medio livello in cui entrare non è cosa impossibile), con uno stipendio magari anche minore, ma con un tempo di percorrenza della curva d'apprendimento ridotto di 3-4 volte?
Non sarebbe male come idea.




A questo punto, ma solo a questo punto, possiamo dire che la favoletta del voto di laurea l'ha inventata Esopo e non le leggi di mercato.
Perché se non hai null'altro da offrire, allora l'unica cosa che possono valutarti è proprio il voto di laurea.
E se in assenza di valore aggiunto extra-accademico il voto di laurea è basso, allora mio caro neolaureato (generico, non parlo di te) in cerca di lavoro "Che caxxo ti lamenti a fare parlando di crisi, mercato del lavoro, imprenditori e cazzate varie? In 5 anni non hai fatto nulla (né all'università né al di fuori) per costruirti un futuro, ORA non lamentarti che fai fatica a trovare un impiego decente"




james
Io ci aprirei un 3d a parte in "miglioramento personale"  ;)
(e poi imho lo si mette nel Best Of)
Whenever you find yourself on the side of the majority, it is time to pause and reflect. - M. Twain
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http://pieroit.org/blog
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james.mar

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#3
Citazione di: GuyMontag il 19 Ottobre 2010, 16:54:47
Gran bel post james.  :up:

Grazie guy :)
Money never sleeps   :D


Quoto Water, sarebbe utile spostare questo pezzetto di 3d in un altro apposito in Miglioramento personale :up:
Ultima modifica: 19 Ottobre 2010, 17:17:09 di james.mar

-eFFe-

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Citazione di: james.mar il 19 Ottobre 2010, 17:09:08
Quoto Water, sarebbe utile spostare questo pezzetto di 3d in un altro apposito in Miglioramento personale :up:

si', e anche nel best of :up:
"ti avverto: stasera non ho intenzione di fare niente"
fclose ;-)
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"Le conferme di effe sono come la panna sulle tette, sempre graditissima" - sfigatto

JBGrenouille

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Gran bel post james! +1 :up:

Ero convinto che scrivessi cose sensate solo riguardo ad alcool & svezia ma evidentemente mi sbagliavo   ;D

PS: concordo con lo spostamento

Beeblebrox

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Citazione di: james.mar il 19 Ottobre 2010, 16:36:33
Proviamo a partire dai concetti di condizione necessaria e sufficiente.

Un voto di laurea alto non è condizione sufficiente perchè una persona abbia una cultura altrettanto alta e/o un valore alto nel mercato del lavoro.
E' però una condizione tendenzialmente (il motivo del tendenzialmente lo vediamo dopo) necessaria, perchè se non sei riuscito a laurearti con un voto alto, io impresa farei una scommessa abbastanza rischiosa nell'assumerti.
Perché è rischiosa?
Perché pur ammettendo che tale laureato con voto basso abbia un potenziale maggiore o uguale del secchione 110L, come posso io impresa rendermene conto?
E'il meccanismo noto come "Adverse selection", dovuto all'asimmetria informativa ex ante.
Per risolvere l'adverse selection, si usano dei segnali.
Se vuoi comprare un auto usata e non sai se è di buona qualità o meno, ti basi sulla garanzia.
Se invece non sei in grado di valutare un tuo futuro dipendente, ti basi su voto di laurea, università di appartenenza, tempo di laurea e così via.
Fai un po' confusione tra il lemon market di Akerlof 1970 e il Job Signalling problem di spence 1973, il primo non vale nei giochi ripetuti e presenta adverse selection, il secondo non presenta adverse selection,il modello di spence in breve dice che la richiesta monetaria elevata implica una qualità intinseca, mal si adatta a quanto sostieni.


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Passiamo oltre.
Università nozionistica, esami cuscinetto ecc.
Stavamo parlando di ingegneria gestionale, in particolare io mi st(av)o rifacendo alla mia realtà, ovvero quella del Politecnico di Milano che ha nel corso di gestionale uno dei suoi fiori all'occhiello o, vedendola dall'altro lato, gestionale al Poli è indiscutibilmente la migliore in Italia.
Questo per dire che non si può generalizzare parlando di esami cuscinetto, nozionismo e nuovo ordinamento.
Infatti considerando il valore del brand, se a parità di tutte le altre variabili un'impresa dovesse valutare il curriculum di un economista 110L all'Università di Catania e un economista 110L in Bocconi, parlare di voto di laurea come stimatore distorto lascia un attimo il tempo che trova.
Ma ho preso due estremi, quindi andiamo avanti.

Lo stesso ragionamento del migliore in italia ne l'han fatto gestionali provenienti da Brescia e da Padova riguardanti la propria università. Certo il MIP ha ottimi master, il fatto che abbia ottimi master post laurea non significa però che abbia la medesima elevata qualità, visto che i docenti non sono sempre gli stessi.

Citazione
Che tu sia pessimista lo hai già ammesso altrove, però stai concedendo troppo potere (contrattuale) a chi ti deve assumere.

mi ritengo una persona con i piedi per terra ;D e non mi piace che le persone prendano bastonate sui denti grazie alla grandi 'credenze' che gli hanno instillato in università, cissome mi è capitato in passato ora tengo la guardia alta.
Citazione
Il potere devi anche guadagnartelo investendo sulle tue competenze, pre e post laurea.
Pre laurea:
visto che affermi che la favoletta del voto di laurea ce l'ha raccontata Esopo e non il mercato, sarebbe dunque logico agire su altre determinanti e avere un curriculum che spicchi su quello degli altri. Ma, a parità di curriculum accademico (105++ in 5 anni per chi punta in alto), per spiccare bisogna vendersi e dimostrare di avere il valore che offriamo. Come?

- Esperienze all'estero
- Conoscenza delle lingue, specie quelle dei mercati emergenti
- Esperienze lavorative, di che tipo, in che settore, per quanto tempo
- Sport praticati a livello agonistico
- Altre attività


Un buon curriculum è infatti come un buon seduttore. Bisogna perseguire un miglioramento a 360° partendo dall'idea che "Tutto fa brodo, nulla è necessario".

Gli elementi di cui sopra presi di per sé hanno un valore aggiunto relativamente basso, ma è il loro cocktail che può risultare fondamentale.

Concordo certamente, ma in ITALIA l'esperienza lavorativa ha comunque un valore superiore a parità o meno di titolo di studio e di votazione (fonte Carlo Scarpa, uno dei migliori economisti italiani e residenti in italia), le aziende Italiane continuano a non fidarsi del voto di laurea che sia alla bocconi, alla cattolica, al politecnico, a brescia, a catania o a roma, il voto di laurea può essere un segnale al'estero ma non in italia, come hanno un valore superiore le lingue conosciute ceteri paribus

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E' dunque fondamentale creare un cocktail giusto.
Va da sé che, in caso uno punti veramente in alto (società di consulenza come McK, Bain o BCG, oppure banche come Jp Morgan, Goldman, Deutsch et altera, o altre importanti società nel mondo dell'Industry come IBM, Volkswagen ecc.), allora dovrà partire da un curriculum accademico alto/eccellente e presentare un altrettanto alto curriculum extra-accademico.

Se punti in alto ti serve quanto meno un mba in un università ad alto rank rank o un phd



Citazione
Stessa cosa, ma in Bain: questa volta il contrasto fu evidenziato solo in fase di colloquio. Individuo dall'aspetto abbastanza nerdeggiante che aveva passato 2-3 estati in Brasile facendo il Dj.
questa gira da anni prima era un estate 3 mesi a fare il dj a Rio in futuro diventerà i pua a san francisco? :idiot:

Citazione
Risultato: lei fece un pochino di soldini (pochi eh) ma presentò tale attività come "Creazione e gestione di un network operante nella produzione di articoli di bigiotteria de stocaxxo".
In quanti ci penserebbero?

confermi ancora una volta che conta l'esperienza, anche non in un analoga mansione, ricordiamoci però che fin ad ora siamo quasi sempre stati in fasi espansive del ciclo economico e questa è una cosa da non tralasciare, in fase espansiva si è più propensi a rischiare in investimenti in capitale umano e probabilmente cose del genere sono avvenute negli USA ove i costi di transazione per il licenziamento sono bassi, o meglio nulli

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Ma c'è dell'altro.
Per avere un alto valore sul mercato del lavoro, è anche importante investire nella formazione post laurea.
Tu mi parli di piccole e medie realtà imprenditoriali della tua provincia, in cui l'imprenditore ti assume.
Ma come la mettiamo con chi investe sul proprio futuro e sulle proprie competenze lavorando per un paio di anni in una società di consulenza (e non parliamo del cane che si morde la coda visto che non esistono solo McK, Bain, BCG ecc., ma ce ne sono altre di medio livello in cui entrare non è cosa impossibile), con uno stipendio magari anche minore, ma con un tempo di percorrenza della curva d'apprendimento ridotto di 3-4 volte?
Non sarebbe male come idea.

Qui comunque si parlava di quello che fai dopo esserti laureato non della formazione post laurea.

BBX

james.mar

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#7
Citazione di: Beeblebrox il 19 Ottobre 2010, 20:42:03
Fai un po' confusione tra il lemon market di Akerlof 1970 e il Job Signalling problem di spence 1973, il primo non vale nei giochi ripetuti e presenta adverse selection, il secondo non presenta adverse selection,il modello di spence in breve dice che la richiesta monetaria elevata implica una qualità intinseca, mal si adatta a quanto sostieni.
Lol!
Rifarsi a modelli di 40 anni fa e usare citazioni per dare un tono a quanto si dice mi sembra un tantino capzioso.
Bisogna essere semplici per capire le cose.
Adverse selection: problema per cui non so se ex-ante qualcosa che acquisto mi dia ciò che afferma di darmi.
Soluzione: ci vuole una garanzia di qualche tipo.
Adattiamo il tutto al nostro problema: come posso sapere se un tizio che mi dice di saper fare una determinata cosa sa effettivamente farlo? Con un titolo di studio che riporta dei numeri che, teoricamente, mi chiariscono anche quanto questo tizio sia in grado di fare ciò che chiedo.

Questa la teoria di partenza. Ma nel mio post l'ho ampliata.

E cmq non c'era alcuna confusione nel mio post, ma ho restituito il quaderno di Economia industriale al mio compagno, quindi ora non potrei riprendere le fonti Azn

Citazione di: Beeblebrox il 19 Ottobre 2010, 20:42:03

Lo stesso ragionamento del migliore in italia ne l'han fatto gestionali provenienti da Brescia e da Padova riguardanti la propria università. Certo il MIP ha ottimi master, il fatto che abbia ottimi master post laurea non significa però che abbia la medesima elevata qualità, visto che i docenti non sono sempre gli stessi.

se i tuoi amici padovani o bresciani se la menano, sono cazzi loro.
Gestionale a padova (vicenza) è anch'essa una delle migliori d'italia quindi stare ancora una volta a essere pignoli su prima o seconda posizione mi sembra altrettanto esagerato.
Pur ammettendo che il polimi non sia la migliore (tsk Azn ), sta di fatto che è una delle 3? 4? 5? migliori. Così va bene? Cambia VERAMENTE qualcosa?
No. Non cambia nulla.

Citazione di: Beeblebrox il 19 Ottobre 2010, 20:42:03

Concordo certamente, ma in ITALIA l'esperienza lavorativa ha comunque un valore superiore a parità o meno di titolo di studio e di votazione (fonte Carlo Scarpa, uno dei migliori economisti italiani e residenti in italia), le aziende Italiane continuano a non fidarsi del voto di laurea che sia alla bocconi, alla cattolica, al politecnico, a brescia, a catania o a roma, il voto di laurea può essere un segnale al'estero ma non in italia, come hanno un valore superiore le lingue conosciute ceteri paribus

ok, quindi stai escludendo l'assunzione dei neo laureati visto che non si fidano di nulla se non dell'esperienza.
Peccato che io continuo a vedere amici neolaureati essere assunti in Accenture, KPMG, Ernst&Young, Nomura, McK  :-\
D'altronde chissà perchè nelle loro presentazioni le società di consulenza e le banche dicono sempre "Cerchiamo giovani, non ci interessa l'esperienza lavorativa perchè la curva d'apprendimento la si percorre all'interno dell'azienda, noi cerchiamo menti brillanti".
E, pensa un po', non sono parole al vento visto che poi le assumono pure!

Inoltre tu citi il buon Carlo Scarpa dicendo IN ITALIA e scrivendolo in maiuscolo.
Peccato che io e te stiamo parlando di ingegneria gestionale ed economia.
E quindi il dominio dell'affermazione di Scarpa viene automaticamente ridimensionato.

Per la cronaca, all'estero il sistema di voti è tale per cui esso diventi una determinante relativa.
La scala dei voti è infatti ristretta (bocciato - 3 - 4 - 5, oppure le famose lettere A++ ecc.), pertanto rientrare nella fascia massima è 100 volte più facile che prendere 110 (fascia massima) da noi.
E allo stesso tempo RICHIEDERE una votazione massima diventa un parametro più stringente sennò assumi veramente uno che non ha fatto un caxxo per 5 anni.
Senza contare che, in base alla mia esperienza diretta e indiretta, anche le più blasonate università internazionali hanno una difficoltà nettamente inferiore alle più difficili università italiane.
Vuoi esempi?
Bene:
- London Business School, ranking 1 nel mondo per gli MBA, un mio amico ha fatto lì la specialistica e ha detto che studiava 3 volte meno rispetto al poli dove ha sgobbato come un negro per prendere un 108 in gestionale)
- MIT: ingegnere informatico del poli, laureato con 105. Commento suo: mmazza oh quando mi hanno preso pensavo che me sarei suicidato, invece qua sgobbo meno che al poli.
E ne ho altri, specie nelle tanto decantate università del Nord Europa.

Citazione di: Beeblebrox il 19 Ottobre 2010, 20:42:03

Se punti in alto ti serve quanto meno un mba in un università ad alto rank rank o un phd
aridaje io continuo a vedere (qua ovviamente un po'di meno) neolaureati assunti in alto e tu te ne esci con sta storia.
Fonti?
E come mai moltissimi consulenti di McK o Bain vanno a fare l'MBA dopo 2 anni? Come sono stati assunti se non l'avevano?


Citazione di: Beeblebrox il 19 Ottobre 2010, 20:42:03

questa gira da anni prima era un estate 3 mesi a fare il dj a Rio in futuro diventerà i pua a san francisco? :idiot:
forse gira da anni perchè risale ad alcuni anni fa?
Inoltre passare 2-3 estati in brasile a fare il dj è ovviamente TOTALMENTE differente da passare 3 mesi (aspè, quanto dura l'estate? 8 mesi?) a Rio (che, si sa, è in Nigeria e non in Brasile) a fare il dj.

Citazione di: Beeblebrox il 19 Ottobre 2010, 20:42:03

confermi ancora una volta che conta l'esperienza
Balle
questo è sapersi vendere, infatti quella non è assolutamente l'esperienza lavorativa che richiedono a tuo parere le imprese (2 anni in impresa tot, uno stage nell'impresa xyz a fare cazzi e mazzi), ma la dimostrazione di una flessibilità e di una capacità di adattare ciò che si è studiato alla vita reale e farlo in modo autonomo.
Che a sua volte è precisamente ciò che serve nel mondo del lavoro (specie in questi tipi di lavori).


Citazione di: Beeblebrox il 19 Ottobre 2010, 20:42:03
ricordiamoci però che fin ad ora siamo quasi sempre stati in fasi espansive del ciclo economico e questa è una cosa da non tralasciare, in fase espansiva si è più propensi a rischiare in investimenti in capitale umano
già, ora c'è la crisi, siamo tutti spacciati.


Citazione di: Beeblebrox il 19 Ottobre 2010, 20:42:03

Qui comunque si parlava di quello che fai dopo esserti laureato non della formazione post laurea.



Mi sembrava scontato che la parola formazione andasse intesa in senso lato poichè ho parlato di percorrimento della curva d'apprendimento. E' questa la formazione.

Pertanto, ancora una volta, vedere una differenza tra quello che fai DOPO esserti laureato e formazione POST laurea intesa come farsi ASSUMERE in una società di consulenza, mi fa realmente pensare che tu abbia totalmente frainteso il mio post.

Comunque questi sono i fatti. Il resto è solo un cercare di confutare affermazioni contrarie alla propria (peraltro in modo alquanto approssimativo) per poter continuare a piangersi addosso che, a differenza di impegnarsi per migliorare la propria condizione, è assolutamente gratuito e non comporta sacrificio.





Ultima modifica: 19 Ottobre 2010, 22:36:50 di james.mar

Beeblebrox

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#8
Va bene bravo james hai ragione, ti auguro ogni bene, il politecnico forma le menti migliori del mondo(Mentra il MITe la LBS e altre università blasonate sono facili). Ti auguro sinceramente che quello che dici sia vero, e che ti assumano facilmente dopo...ora chiudo e non riaprirò sto topic visto che discussioni del genere ruban tempo e non portano a nulla...

Ultima modifica: 20 Ottobre 2010, 00:30:50 di Beeblebrox

Naddolo

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Bee, e che caxxo  ma sei di un pessimismo che leopardi ti fa una sega, scusa eh!  ;D

Concediamo al buon james mar che se è una persona in gamba, con un buon titolo di laurea è un po' di esperienza internazionale un diavolo di lavoro se lo troverà, no?

Cioè, cazzarola, se non lo trova lui, io da buon economista che devo fare, aprire la finestra e buttarmi dritto di sotto?

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Yessir, corso di laurea in Economia Politica

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Citazione di: nad84 il 20 Ottobre 2010, 16:52:43
Yessir, corso di laurea in Economia Politica

Ma quando ti laurei? E che attività extra accademiche vanti? Ma lo prendi il 110L? E poi ti lamenterai pure se non trovi lavoro?(autocit.)
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