Smarrimento dell'identità

Aperto da lucalynch, 27 Giugno 2011, 01:41:14

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lucalynch

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Oggi ho avuto modo di pensare a qualcosa, ossia lo smarrimento dell'identità. E mi sarebbe piaciuto dare lo spunto a voi, convinto della nascita di qualcosa di molto interessante.
Più che una mia visione è un dato di fatto.

Innanzitutto c'è da specificare che per identità intendo, "chi". Ossia le nostre radici, necessarie a capire la meta del nostro vivere. O almeno punto di partenza per dar spazio a un orizzonte.
Scomodando Bene risponderei dicendo che "altro non siamo che carne umana". Ma la realtà è più sottile.

Quindi, analizzando la nostra figura, arriviamo a differenziare due parti fondamentali: il "chi", quindi l'identità, a cui fa capo l'istinto, la tendenza nello scegliere, e il "cosa" ossia quello strato di maschera, che con costanza appoggiamo al "chi", in altre parole: l'apparenza. Ne consegue che il "cosa" deriva dal "chi", o meglio è subordinato ad esso. Insomma il "chi" è un'astrazione del "cosa".
O almeno così pare. Perché in quest'ultimo periodo sto notando la capacità del singolo di annebbiare il "chi", quasi a non curarsene della sua importanza, appoggiando il "che cosa" alle nuvole, al niente.

Ma dico, stiamo friggendo l'aria. A che serve tutto questo? E' una vaga perdita di tempo, è come costruire un castello con le carte di scala40 sulla sabbia del mare, magari può resistere un pomeriggio se il clima è secco, ma il vento prima o poi arriverà e le onde spazzeranno tutta l'apparenza. Tutta l'aria fritta.
Senza le fondamenta non si possono costruire case.

Detto questo, perché lo dico? Da cosa lo deduco?
Da molto tempo internet sta prendendo piede nelle nuove generazioni, non è una novità.
Non è il perder tempo, che mi preoccupa. Ma la tendenza del singolo a valutare alcune cose piuttosto che altre.
In concreto, i colossi del web, quindi youtube ad esempio, hanno la tendenza a far notare alcune cose, quasi ad accentuarne l'importanza. Perché in un inglobulo minimale e legato alle necessità come l'interfaccia di tutti i colossi del web ci sono poche cose, quindi poche cose che contano.

Ad esempio, cosa sono i "mi piace"? Nient'altro che la nostra progressiva abitudine al notare solamente la popolarità di una cosa e non quanto quella cosa ci interessi realmente.
Una brevissima parentesi sul termine "realmente" che ha un'importanza assoluta; per realmente intendo quel che la nostra via maestra ci indica, strettamente legata all'identità, quindi all'affermazione del "chi". L'uomo deve darsi una meta, sulla base delle sua capacità, dei suoi talenti, e impiegare la vita nel raggiungimento di essa.
Roberto, personaggio fantastico inventato da me adesso, dice questo "Sono nato con la passione dell'arte, e sin da piccolo disegnavo i primi piani dei miei genitori, di mio fratello, curavo con attenzione classicista i dettagli, le ombre. A 15 anni mi è stata regalata la mia prima macchina fotografica e da lì la mia vita è stata segnata, ho visto la via maestra illuminarsi. Sapevo che quella sarebbe stata la passione più importante e nessun'altra cosa l'avrebbe sostituita."
Questo è l'avere un'identità, dar essa da mangiare ogni giorno e farla crescere.
Ora il disinteressamento dal percorso porta al seppellimento di essa.

Perché ci disinteressiamo? Più che un disinteressarsi è un tentennare, un prendersi delle pause molto lunghe e quindi non dare il massimo, per le cose veramente importanti, quindi l'identità. Ciò comporta molto spesso una non crescita delle nostre capacità. dei nostri talenti. E' come mangiare a pane e acqua.
Ma sono profondamente convinto di una cosa stupida. Che tutto questo sia derivato dalla disinformazione, ma non solo quella del web, ma pure televisiva, nient'altro che diseducativa.
Nel senso, la nostra tendenza a guardare chi ha successo, chi è popolare, ci porta a porci nelle condizioni di diventare "chi è popolare". Ma realmente, chi è popolare? Ora popolare è gente che non ha alcuna competenza, in nessun ambito, è un semplice maestro del "friggere l'aria". Il grande fratello ne è la prova. gemmadelsud è la prova. Questo è un abituarsi al ridicolo, al grottesco.

E la diseducazione sta qua, la chiave è qui: nel convincersi che per diventare popolari non c'è bisogno di alcuna capacità. L'annebbiamento della mente, il fragoroso perdersi dell'identità. Lo smarrimento dell'identità. L'accontentarsi di quel che si è, come se potesse bastare.

E' giusto tutto questo?

SunBeam

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lucalynch

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#2
Citazione di: SunBeam il 28 Giugno 2011, 04:34:04
Comunque i mi piace servono per collezionare statistiche di mercato sui gusti della gente.
Ti ringrazio per aver risposto :D Sicuramente servono anche a quello.
Ultima modifica: 28 Giugno 2011, 13:47:36 di lucalynch