TermYeditoriale: ogni scarrafone è bello a mamma sua.

Aperto da TermYnator, 23 Novembre 2011, 18:24:06

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TermYnator

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Quest'oggi, parlerò di un'altra nutrita categoria di uomini non trombanti, e del loro complesso di inferiorità.
Li definirò goliardicamente scarrafoni.
Analizzando le categorie più ostiche al miglioramento, ho notato che queste persone non hanno la minima umiltà nell'apprendere. Ostentano una immagine di successo (non reale), il possesso di qualità in misura superiore agli altri, e tutti, lamentano il fatto che non capiscono il perchè uomini (a loro dire) molto meno dotati scopano, mentre loro no. Dal momento che il comportamento e l'autostima derivano dall'esperienza, queste persone dovrebbero avere avuto una vita ricca e piena di donne. In realtà, succede l'esatto contrario. E spesso, di donne nella vita di queste persone non ce ne è stata neanche una. Cosa porta gli scarrafoni ad avere una immagine così dissociata dalla realtà?

L'immagine virtuale deviata
Una persona che si autoelogia e decanta le proprie capacità, potrebbe erroneamente essere vista come un megalomane. In realtà, spesso questo atteggiamento è un dire al mondo "io sono così", ripetendo di fatto il ritornello con il quale si è cresciuti.
Se infatti si è cresciuti in un contesto nel quale ci dicevano continuamente "sei il più bello, sei il più intelligente " etc etc, e l'esperienza non ha relativizzato questo feedback alterato, si potrebbe finire con il crederci veramente. L'individuo pensa di essere effettivamente un figo, ed adduce la colpa del non essere riconosciuto come tale alla stupidità degli altri. Lo scarrafone si crea quindi una nicchia fatta di giustificazioni irrazionali al proprio insuccesso, tende a ghettizzarsi con persone che la vedono come lui, e si dissocia definitivamente dal contesto reale.
Il confronto con la realtà, che è doloroso, viene posticipato ad una fase futura, nella quale l'individuo ritiene di poter realizzare le qualità che nella teoria che ha elaborato per difendersi dall'ammettere il proprio fallimento, gli consentiranno il successo. Qualità che spesso fanno parte dei luoghi comuni dell'uomo di successo: potere, danaro etc. L'attenzione al mostrare beni materiali è quindi spesso presente in queste persone: è un voler testimoniare l'appartenenza alla categoria di successo.

Lo scarrafone come leader di beta
La pulsione narcisistica porta queste persone a cercare una cerchia dalla quale ottenere riconoscimento sociale. Non riuscendo ad affermarsi in mezzo ad individui effettivamente validi (nei confronti di questi c'è una pulsione distruttiva), lo scarrafone cerca di imporsi su persone che egli ritiene soggettivamente inferiori a lui. Paradossalmente però, egli arriva a riconoscere questa presunta inferiorità nel colloquio con terzi.
Il gruppo dei beta è però anche l'unico contesto dall quale lo scarrafone ottiene riconoscimento sociale.
In qualche caso, ovvero quello in cui i beta sono effettivamente tali e danno dimostrazioni d'affetto allo scarrafone, lo scarrafone prova un legame intimo con il contesto beta, che legittima il suo rimanervi rinunciando a contesti più competitivi nei quali sa di essere perdente.
Nel caso di contesti "beta", dove in realtà lo scarrafone pensa di essere leader ma viene a sua insaputa considerato una macchietta, lo scarrafone lancia iniziative atte a condividere i suoi motivi per essere contro (cfr il TermYeditoriale sui contro). Lo scarrafone finalizza l'interazione al solo scopo di ottenere riconoscimento sociale: quindi mente sapendo di mentire, purchè questo gli dia credito. Ovviamente non si vergogna di farlo.

Lo scarrafone nel web
I social network, i forum ed i blog, hanno fornito agli scarrafoni uno splendido modo per rimanere autoreferenzianti senza mostrare l'immagine reale, evitando quindi la frustrazione derivante dall'essere riconosciuti per quello che sono realmente. Lo scarrafone eviterà per quanto possibile i confronti in real life,mantenendo però la sua posizione autoreferenziante nel web. Sul web, egli otterrà riconoscimento sociale, alimentando il processo di dissociazione, che prende il nome di narcisismo digitale .

Rimedi
Temo che questa categoria esuli da quelle che possono trarre giovamento da un forum. L'unico sistema che ho visto essere efficace su queste persone è infatti la coercizione.
Intendo con questo termine, uno stravolgimento dell'ambiente che costringa lo scarrafone a prendere contatto con la realtà, abbandonando il maniero di autoconvinzioni nel quale si è trincerato, e con il quale cerca di difendersi dal giudizio altrui. La coercizione può essere un contesto lavorativo, il militare, o una tremenda delusione emozionale, che lo portino a rasentare il fondo del secchio vedendo per la prima volta se stesso. Naturalmente, un professionista della psiche rimane la scelta più saggia e sicura per riportare le cose al loro posto senza rischiare. Ma bisogna volerlo, e per volerlo occorre ammettere a se stessi di avere un problema a livello di personalità. Cosa che gli scarrafoni, difficilmente fanno: al più, si giustificano sostenendo di non conoscere la tecnica di rimorchio, relativizzando quindi il problema nella cerchia delle cose da poter apprendere.






Disclaimer:
I miei post sono frutto delle mie osservazioni, di idee personali, e del mio pensiero. Non hanno pretesa scientifica, ne tantomeno possono essere presi alla lettera, o interpretati come traccia terapeutica.
Se avete un problema con voi stessi, e non riuscite ad uscirne da soli, rivolgetevi sempre ad un bravo psicologo, che saprà schiarirvi le idee su ciò che non vi piace di voi stessi.
Ultima modifica: 23 Novembre 2011, 19:00:00 di TermYnator
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maxcavezzi

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#1
Tutto molto vero.  

Aggiungo solo che comunque per gente troppo cerebrale è sempre difficile avere una donna, questo indipendentemente dal fatto che si credano fighi o meno.
Invece gente molto stupida scopa 10 volte di più, senza ragionarci troppo.

Osservato questo si mette nel conto che troppo ragionamento non aiuta e ci si lascia trascinare dall' istinto, e i risultati cominciano ad arrivare.
Ultima modifica: 01 Dicembre 2011, 10:27:18 di maxcavezzi
Donna de quarant'anni buttela a fiume co' tutti li panni. (proverbio romano)

TermYnator

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Citazione di: maxcavezzi il 01 Dicembre 2011, 10:13:18
Tutto molto vero.  

Aggiungo solo che comunque per gente troppo cerebrale è sempre difficile avere una donna, questo indipendentemente dal fatto che si credano fighi o meno.
Invece gente molto stupida scopa 10 volte di più, senza ragionarci troppo.
Il punto è cosa significa quel "troppo cerebrale", che contrapponi al concetto di "gente molto più stupida".
Altra cosa che non capisco bene, è la contrapposizione fra l'avere una donna, e lo "scopare molto di più", legate al concetto di intelligenza.
Le dinamiche sociali, e fra queste il rimorchio, sono problemi che una persona intelligente dovrebbe saper risolvere al pari di altri. Se quindi ad una persona super-intelligente forniamo gli strumenti culturali per risolvere problemi di carattere sociale, dovremmo ottenere un super-scopatore.
Probabilmente otterremo un superscopatore selettivo, ovvero che privilegierà la qualità al numero (la media intellettuale potrebbe annoiarlo in una relazione a lungo/medio termine), ma comunque un superscopatore.

La realtà (Il forum è uno splendido osservatorio sociale, da questo punto di vista) dimostra invece, che una buona fetta dei "troppo cerebrali", continua a non scopare, pur ricevendo gli stessi elementi che ricevono persone che non fanno sfoggio di cerebralità.
Va da se, che questa osservazione induca a pensare che la mancata soluzione del problema, abbia una spiegazione diversa dal possesso o meno di intelligenza.
I "troppo cerebrali", di fatto, non sono necessariamente più intelligenti: sono invece persone che tendono a chiudersi in se stesse di fronte ad un insuccesso, cercando in maniera ricorsiva una soluzione che li liberi dall'angoscia del fallimento. Questo percorso mentale, li porta a percorrere percorsi speculativi che altri non affrontano minimamente. Tali percorsi vengono rivelati nel momento del dialogo, rivelando il tempo trascorso a riflettere. Questo da l'idea di trovarsi di fronte a persone "molto cerebrali", e spesso ad attribuire erroneamente a queste persone una maggior intelligenza. Intelligenza negata dal fatto di non riuscire però a risolvere il problema che genera il ragionamento, dimostrando la fallacia dello stesso e dell'efficienza speculativa dell'individuo che l'ha prodotto.

Più che di troppo cerebrali che non trombano e di cretini che scopano, sarebbe quindi più corretto parlare di persone che si fanno seghe mentali e persone che non se ne fanno.
L'intelligenza, se c'è, porta inevitabilmente a far più e meglio di chi non ce l'ha.
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Naddolo

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interessante quello che dice il termolo, e si sposa con la definizione che da max, che non a casa non parla di intelligenza, bensì di cerebralismo; il che viene spiegato dal termolo, quando parla di personaggi non più intelligenti di altri, ma di personaggi più predisposti alla pippa mentale, ad infilarsi quindi in cortocircuiti mentali da cui non escono più fuori; il loro è un pensiero che si avvita su se stesso, e che non trova uno sfogo nella realtà dei fatti

quello che accade in personaggi del genere è che vi sia una sorta di sfiducia nelle proprie capacità di incidere sul reale, oltre che una sorta di rifiuto del principio di realtà; il pensiero viene usato per spiegare il perchè dei fallimenti nel passato, e si tende ad esser convinti che quel che è stato sempre sarà; il cerebralismo si accompagna in genere ad una sorta di sensibilità morbosa, che si poggia spesso su echi e rimandi letterari e cinematografici, che porta ad una paralisi, una impossibilità avvertita dal soggetto stesso di tradurre in azione quel che potrebbe esser cogitato sul piano pensato

se si prova a chiedere spiegazione, in genere avremo in risposta discorsi sul "male di vivere" et similia, che in genere servono a rifiutare il collegamento con la realtà, il dire "ma anche se facessi questo e questo, e ottenessi x e y, starei lo stesso male, perchè la mia è una sofferenza a prescindere da tutto, un soffrire di base che non può esser curato..."

un fulgido esempio di questo tipo di sensibilità ce lo offre un celebre sonette baudelairiano, intitolato il nemico:

"Non fu che fosca tempesta la mia giovinezza,
qua e là solcata da rilucenti soli;
il tuono e la pioggia ne han fatto un  tale strazio
da lasciare nel mio giardino solo qualche vermiglio frutto .

Eccomi già all'autunno delle idee,
è tempo del badile e del rastrello
per rassodare le terre inondate
in cui l'acqua ha scavato larghe buche come tombe.

E chissà se i fiori nuovi che vagheggio
troveranno, in un suolo lambito come la riva di un fiume,
il mistico limo che li rinvigorirà...

- O dolore,o dolore! Il Tempo si mangia la vita
e l'oscuro Nemico che ci rode il cuore
cresce e si fortifica del sangue che perdiamo"


notiamo l'oscuro nemico alla fine, quel male inconoscibile dal poeta, che lo costringe alla paralisi, al non fare


quello che a mio avviso si deve(si può) tentare di fare, con enormi difficoltà, certamente, per chi si trovi in condizioni del genere, è provare a ristabilire il collegamento col principio di realtà, riappropriandosi della propria capacità di influire sulla propria realtà; compreso che non siano condannati all'ignavia, bisogna tentare di agire sui nodi, materiali e concreti, che ci causano dolore, e provare a scioglierli

per fare questo, bisognerebbe anche abdicare all'idea di specialità di cui sovente ci si ammanta, quell'idea dell'io unico, solo e inimitabile, che vede e percepisce cose che, per gli altri stupidi e ingnoranti, sono impossibli da percepire; serve un bel bagno di umiltà che riporti con i piedi per terra

maxcavezzi

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Si ho erroneamente tirato in ballo indirettamente l' intelligenza: concordo sul fatto che non ci sia per forza relazione diretta tra cerebralità e intelligenza.

I "troppo cerebrali" sono le persone che tendono a ponderare troppo il da farsi, rinunciando ad occasioni e sottraendo tempo all' azione,eh bene si.. sono spesso affogati dalle loro seghe mentali.
I poco celebrali sono più predisposti all' azione, talvolta avventata, ma alla lunga giocoforza ne escono vincenti, e godono di migliore salute mentale.

Detto questo pero' nella realtà vedi personaggi di basso proflio sociale, scarso acume nella conversazione, tamarraggine alta, un pochetto pure volgari, accompagnati da ragazze di buon valore sulla scala di gradimento maschile, saranno natural, saranno alpha, le sapranno rivoltare come un calzino, ma di sicuro la loro dote è l' acume con cui si muovono.

E vedi tanti con scolarità alta specie nelle materie scentifiche, mestieri ottimi, posizioni economiche invidiabili, menti brillanti, accompagnati pero' da scarse  doti sociali e scarse relazioni sentimentali, trovarsi tra di loro sempre tra uomini.

essere intelligenti aiuta in tutto nella vita, ma in campo seduttivo paga più di altre peculiarità ?
Donna de quarant'anni buttela a fiume co' tutti li panni. (proverbio romano)

Emiliano

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Citazione di: maxcavezzi il 01 Dicembre 2011, 15:52:02
Si ho erroneamente tirato in ballo indirettamente l' intelligenza: concordo sul fatto che non ci sia per forza relazione diretta tra cerebralità e intelligenza.

Detto questo pero' nella realtà vedi personaggi di basso proflio sociale, scarso acume nella conversazione, tamarraggine alta, un pochetto pure volgari, accompagnati da ragazze di buon valore sulla scala di gradimento maschile, saranno natural, saranno alpha, le sapranno rivoltare come un calzino, ma di sicuro la loro dote è l' acume con cui si muovono.


Mi ritengo brillante. Con un Q.I. enormemente superiore alla media. Mi faccio accompagnare spesso da ragazze di ottimo valore sociale. Scopo quasi tutte quelle che mi porto in giro. Scrivo ottimamente. Parlo meglio di come scrivo. Mi sto laureando in giurisprudenza senza ritardo e con una buona media.
Eppure spesso agli occhi di chi non mi conosce passo sempre per uno volgare, con scarso acume nella conversazione, maleducato e coatto.

TermYnator

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#6
Citazione di: Nad il 01 Dicembre 2011, 15:28:58
quello che accade in personaggi del genere è che vi sia una sorta di sfiducia nelle proprie capacità di incidere sul reale, oltre che una sorta di rifiuto del principio di realtà; il pensiero viene usato per spiegare il perchè dei fallimenti nel passato, e si tende ad esser convinti che quel che è stato sempre sarà; il cerebralismo si accompagna in genere ad una sorta di sensibilità morbosa, che si poggia spesso su echi e rimandi letterari e cinematografici, che porta ad una paralisi, una impossibilità avvertita dal soggetto stesso di tradurre in azione quel che potrebbe esser cogitato sul piano pensato

se si prova a chiedere spiegazione, in genere avremo in risposta discorsi sul "male di vivere" et similia, che in genere servono a rifiutare il collegamento con la realtà, il dire "ma anche se facessi questo e questo, e ottenessi x e y, starei lo stesso male, perchè la mia è una sofferenza a prescindere da tutto, un soffrire di base che non può esser curato..."
+ :up:
Evidenzi un aspetto molto particolare di alcuni scarrafoni: il porre l'attenzione sulla propria sofferenza come sistema attrattivo. Non riuscendo ad imporsi in altro modo, tentano di avere attenzioni sfoggiando prima la sofferenza dello spirito, poi quella fisica. Non rare negli scarrafoni incalliti sono le manifestazioni di ipocondria, che in persone che ho conosciuto de visu, era il modo socialmente più sicuro per ottenere una giustificazione al non fare.
Ultima modifica: 01 Dicembre 2011, 18:36:24 di TermYnator
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Kant

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Citazione di: maxcavezzi il 01 Dicembre 2011, 15:52:02

Detto questo pero' nella realtà vedi personaggi di basso proflio sociale, scarso acume nella conversazione, tamarraggine alta, un pochetto pure volgari, accompagnati da ragazze di buon valore sulla scala di gradimento maschile, saranno natural, saranno alpha, le sapranno rivoltare come un calzino, ma di sicuro la loro dote è l' acume con cui si muovono.


Già... ed è un pò che lo dico e lo penso.
La disputa azione-pensiero che ci fu sul forum tempo fa era stata innescata da questa mia affermazione:

"Si pensa per analizzare, al fine di eviscerare i possibili rischi e pericoli.
Quindi si pensa perchè si ha paura.
Chi pensa ha paura.
Chi non pensa, agisce, e lo fa senza paura."


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#8
Citazione di: kant il 01 Dicembre 2011, 20:18:14
Già... ed è un pò che lo dico e lo penso.
La disputa azione-pensiero che ci fu sul forum tempo fa era stata innescata da questa mia affermazione:

Si pensa per analizzare, al fine di eviscerare i possibili rischi e pericoli.
Quindi si pensa perchè si ha paura.
Chi pensa ha paura.
Chi non pensa, agisce, e lo fa senza paura."
Affermazione palesemente fallace Kant...
Si pensa per analizzare, al fine di eviscerare i possibili rischi e pericoli.
Quindi si pensa per evitare di trovarsi in una situazione irreversibile. Ovvero prima di trovarcisi...

Quindi si pensa perchè si ha paura.
Se pensi prima di trovarti nel pericolo, non sei nel pericolo: quindi non puoi aver paura se è il pericolo a destare la paura...
Conseguentemente, non si pensa perchè si ha paura, ma si pensa per non provare paura.

Chi pensa ha paura.
No, chi pensa, pensa perchè non sa come risolvere un problema.

Chi non pensa, agisce, e lo fa senza paura."
Chi non ha paura ha gia pensato, ed ha gia sperimentato positivamente il suo pensiero: per questo non pensa... E' il normale ciclo dell'apprendimento:
Elaborazione->Esperienza->Ricordo.
Ometto la categoria degli psicopatici, cioè quelle persone che non considerano gli effetti delle loro azioni, e quindi non pensano mai prima di far qualcosa.

C'è chi quindi pensa, agisce e perde la paura, e chi invece essendo cosciente della propria inadeguatezza, prova paura al solo pensiero di doversi misurare con la realtà.
Non è quindi la realtà a creare paura, quanto un pensiero profilattico che sostituendo la realtà con la proiezione di un esito negativo, sostituisce l'esperienza e perpetua all'infinito la paura, spezzando il naturale ciclo dell'apprendimento.
Ultima modifica: 01 Dicembre 2011, 21:57:52 di TermYnator
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AlterEgo

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Citazione di: TermYnator il 01 Dicembre 2011, 21:44:20
Non è quindi la realtà a creare paura, quanto un pensiero profilattico che sostituendo la realtà con la proiezione di un esito negativo, sostituisce l'esperienza e perpetua all'infinito la paura, spezzando il naturale ciclo dell'apprendimento.

Aggiungerei che a volte è un pensiero inconscio, che razionalmente può sembrare assurdo, ma il nostro "io" interiore lo sposa pienamente. Un pensiero inoltre che fatica ad andare via se non è bombardato da una miriade di successi (anche piccoli) che costituiscono l'esperienza necessaria a renderci consapevoli che abbiamo le possibilità di farcela.


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Kant

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Citazione di: TermYnator il 01 Dicembre 2011, 21:44:20

Nada termy... nada.
E' inutile discorrerne, siamo su dei livelli logici diversi.
Io sono uno speculatore filosofico e tu un calcolatore scientifico.
Del resto tutto è relativo, e anche ciò che si scrive ha valenze diverse a seconda di come si legge: perfino la legge non è univoca, ma interpretabile.
Ed allora questa disputa non porterà a nulla, perchè è come se un maestro Zen ed un ingegnere nuclerare parlassero di atomi. Uno l'atomo lo indica, e gli basta. L'altro inizia a registrarne il moto, la rotazione, l'energia, poi mette tutto in una tabella e inizia dei calcoli.
Qual'è il modo giusto di parlare di atomi? (dove con giusto = più funzionale). La risposta è dipende. Alle volte basterà indicarlo per capirlo nella sua essenza, alle volte bisognerà analizzarlo per capire che direzione prende.
L'uno non capirà mai la posizione dell'altro, perchè sono su due livelli logici differenti.
E quindi, non mi metto nemmeno a ribaltare frase per frase come hai iniziato a fare tu. Ne abbiamo già parlato ed è finita proprio così, con te che mi richiedevi un teorema che validasse le mie posizioni, chiarendo tramite questo paradosso, la sostanziale differenza tra le due posizioni. (pretendere l'assolutezza in una speculazione filosofica metafisica è un paradosso).
E da parte mia infine, prendo la palla al balzo ed uso questo caso particolare come metafora di un concetto più generale; e quindi mi permetto di dire che in un certo senso questa eccessiva razionalità e questa forma mentis "matematica" sono stati il maggior ostacolo a farti fare quel salto di qualità che ti meriteresti per tutto il resto poichè ti hanno tenuto lontano dall'essenza del cambiamento psicologico: l'emozione.
L'emozione che usa la ragione come strumento, e non il contrario. Far leva quindi sulla ragione per cambiare l'emozione è come cercare di far scorrere l'acqua in salita. L'acqua scorre in discesa, nella direzione opposta.

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#11
Citazione di: kant il 03 Dicembre 2011, 15:26:03
(CUT)
Kant, qua le seghe mentali sull'ineluttabilità dell'irrazionale lasciano il tempo che trovano:
Con le tue speciulazioni filosofiche trombi? Hai ragione tu.
Non trombi? Ho ragione io.
Punto.
Ultima modifica: 05 Dicembre 2011, 19:41:02 di TermYnator
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Citazione di: TermYnator il 05 Dicembre 2011, 19:06:11
Kant, qua le seghe mentali sull'ineluttabilità dell'irrazionale lasciano il tempo che trovano:
Con le tue speciulazioni filosofiche trombi? Hai ragione tu.
Non trombi? Ho ragione io.
Punto.
Totalmente d'accordo sulla tua linea di pensiero.
E' chiaro che probabilmente trombate entrambi, ma tu tendi a fornire una linea di pensiero più efficiente al fine.
Un pò come se due programmatori fornissero due algoritmi, funzionanti entrambi, uno sarà necessariamente più efficiente dell'altro...
Quindi nel confronto Speculatore filosofico Vs Calcolatore scientifico si tratta di capire cosa e perchè funziona meglio.
Mi rendo anche conto però che ogni confronto tra scienza e filosofia è viziato in partenza per "me" perchè non sempre riesco a cogliere bene il senso che vuole dare chi ci parla con accezzione filosofica su qualsivoglia argomento , visto che sono predisposto a pensare con i numeri.

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Citazione di: enzo891 il 06 Dicembre 2011, 00:37:09
Totalmente d'accordo sulla tua linea di pensiero.
E' chiaro che probabilmente trombate entrambi, ma tu tendi a fornire una linea di pensiero più efficiente al fine.
Un pò come se due programmatori fornissero due algoritmi, funzionanti entrambi, uno sarà necessariamente più efficiente dell'altro...

più che altro è come se uno facesse un programma, funzionante seppur con qualche inevitabile bug o possibile ottimizzazione, mentre l'altro continua a girarsi tra le mani la scatola (chiusa) dell'ambiente di sviluppo chiedendosi se è possibile fare un programma perfetto.

:)
questa è una delle due grandi differenze fra ingegneria e filosofia

AlterEgo

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Citazione di: enzo891 il 06 Dicembre 2011, 00:37:09
Un pò come se due programmatori fornissero due algoritmi
.
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visto che sono predisposto a pensare con i numeri.

ne deduco che sei un informatico  :)


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