perchè evitare la competizione.

Aperto da johnny, 08 Gennaio 2009, 19:03:19

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johnny

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Alcune convenzioni si insinuano nella nostra mente e la corrodono come dei tarli malefici. L'idea della competizione è una di queste, secondo me e ho almeno tre motivi per sostenerlo.
Questo tarlo viene vissuto dalla maggior parte delle persone come una cosa positiva (perchè funziona da stimolo, dicono); e quando non apertamente positiva, è considerata perlomeno inevitabile. Invece non è né positiva né inevitabile. Non è positiva perchè incanala i nostri sforzi lungo traiettorie prestabilite impedendoci di trovare la NOSTRA strada, la nostra voce. Ed è perfettamente evitabile perchè è sufficiente compiere un'operazione mentale molto, molto semplice:

RIENTRARE IN SE STESSI.

La competizione è utile alla società ma meno utile a noi. Forse viviamo meglio in un società competitiva, con maggiori agi, ma al prezzo di allontanarci da noi stessi: la competizione richiede un continuo confronto, e la nostra traiettoria viene quindi continuamente corretta in base a ciò che gli altri fanno. Quindi alla fine viviamo meno vicini a noi stessi.

La competizione ha spesso anche poco senso logico. Quando competiamo o ci confrontiamo con gli altri, lo facciamo in base ad uno STANDARD, il quale spesso altro non è che uno stato di un carattere posto come modello comparativo in virù della sola frequenza colla quale è già stato accettato da altri. In altre parole, lo standard è tale non perchè "vero", ma perchè è "tanto". Lo so, sembra assurdo, ma pensateci.

La competizione alimenta infine forme narcisistiche, dove conta più l'applauso del pubblico che la coerenza con noi stessi.

Dove voglio arrivare? E' molto semplice. Leggi qua di seguito:



Il senso di inferiorità nasce in noi per una sola ragione: Noi giudichiamo e misuriamo noi stessi non sul nostro 'modello' o sulla nostra 'scala' ma sul 'modello' di qualche altro individuo.

M. Maltz


Credo che l'assurdità della logica competitiva moderna emerga completamente anche solo leggendo la frase sopra riportata. Quello che voglio dire è

SOTTRAETEVI AD OGNI LOGICA COMPARATIVA O COMPETITIVA

fatelo volontariamente. Ma dentro di voi dovete sentire che lo fate non per codardia, ma per fede. Per fede nel vostro modo di essere.

Vi dico un'altra cosa. All'interno della logica competitiva, il vincitore della competizione è colui che riceverà gli applausi, l'approvazione e gli elogi. Ma voi mettetevi AL DI FUORI di essa. Fate qualcosa di veramente vostro ed originale, fatelo senza paura. Ora, al di fuori di essa, siete voi a vincere.

Cazzate? Pensate ad un Roberto Benigni... gli ascolti che fa in tv sono pari a quelli di una finale di Champions League. Ma lui non compete contro nessuno. Lui è LUI, e viene apprezzato per ciò che E', non per quell'effetto chiaro-scuro che emerge da una sfida, da una competizione. Se vinci una sfida, sei grande *rispetto a* la persona sulla quale hai vinto. Se invece "balli da solo", tu sei grande in assoluto...c'è una bella differenza.

In seduzione, e nella vita in generale, non ponetevi mai in una prospettiva comparativa. Ballate da soli. Trovate la vostra danza.



Lavora come se non avessi bisogno dei soldi

Balla come se nessuno ti stesse gurdando

Ama come se non fossi mai stato ferito

Madre Teresa
Ultima modifica: 08 Gennaio 2009, 19:08:23 di johnny

falco

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La competizione l'ho sempre presa come una sfida per potersi migliorare, in qualunque campo io avessi voglia di farlo, come hai detto anche per gloria e credo che sia la base dell'evoluzione.

Con essa ho fatto molte cose che ritenevo impossibili.


falco
"Un uomo può essere felice con qualsiasi donna purché non ne sia innamorato"  (O. Wilde)

pler

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leggevo che in realtà  il senso di inferiorità è soltanto verso se stessi, cioè la differenza fra l'Io reale e quello sognato e immaginato

johnny

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Citazione di: falco il 08 Gennaio 2009, 19:18:22
La competizione l'ho sempre presa come una sfida per potersi migliorare, in qualunque campo io avessi voglia di farlo, come hai detto anche per gloria e credo che sia la base dell'evoluzione.

Con essa ho fatto molte cose che ritenevo impossibili.


falco

Hai ragione anche tu. Però l'evoluzione è fatta da competizione + soluzioni geniali che si pongono all'esterno di una prospettiva comparativa. Mentre tutti competevano in maniera molto pessante per accaparrarsi territori sulla terraferma, specializandosi sempre di più in tal senso, a qualcuno venne in mente che anche il cielo poteva essere un territorio da esplorare...  O0

Quando competi, certo che crsci, ma cresci in base ad un modello esterno. Certo è meglio che rimanere con le mani in mano, ma quello he voglio dire io, se riesci a costruirti qualcosa da solo e trovare un TUO modo realizzi quello che credo sia lo scopo di oni essere umano su questa terra: quello di trovare la PROPRIA voce  ;)

falco

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Non credo di aver compreso bene il tuo pensiero...forse intendi come un modo da poter fuggire alle regole sociali che ti spingono verso ciò che non vuoi competere?


falco
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johnny

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#5
La competizione e le sfide si basano sul presupposto che ogni interazione sia un "gioco a somma zero". Un gioco a somma zero è quello in cui puoi o vincere o perdere, e non esiste una terza possibilità ("tertium non datur"). Si chiama "a somma zero" perchè sommando la vincita con la perdita si ottiene zero.
Questo è *uno dei modi* di interpretare un confronto, uno dei modi più limitati e che lasciano meno libertà d'azione.

Un gioco "a somma diversa da zero" è invece un gioco nel quale la soluzione non è contenuta nelle premesse, cioè dove esiste una terza possibilità (chiaramente, non c'è nessun motivo logico per cui la vita reale dovrebbe contemplare solo due soluzioni e non tre o quattro, anche tra loro equivalenti). Questa terza possibilità può emergere come invenzione di uno dei due contenenti che esula dalla competizione stessa e che quindi non si basa sulla traiettoria già tracciata dall'altra persona. E' in pratica un esercizio di libertà.

Il problema in tutto ciò è che il potere dei "giochi a somma zero" è quello di imporre le proprie regole anche agli altri, sia che lo vogliano sia che non lo vogliano. Se cioè io, del tutto arbitrariamente, decido che tra di noi c'è una competizione, una soluzione "terza" da parte tua verrebbe vista come una TUA SCONFITTA, anche se tu non avevi nessuna intenzione di prendere parte alla competizione. In altre parole, nell'ottica di un gioco a somma zero, cioè di una competizione tradizionalmente intesa, la possibilità di non giocare non è contemplata ed anzi assimilata alla perdita. Inoltre le soluzioni del gioco sono stabilite come dicotomiche e biunivoche, sebbene non ci sia nessuna necessità logica per non considerare una terza o quarta possibilità.   

Per questo io considero la competizione un tarlo che corrode la libertà individuale.

Citazione di: falco il 08 Gennaio 2009, 19:39:58
Non credo di aver compreso bene il tuo pensiero...forse intendi come un modo da poter fuggire alle regole sociali che ti spingono verso ciò che non vuoi competere?


falco
Ultima modifica: 09 Gennaio 2009, 12:45:46 di johnny

johnny

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Citazione di: johnny il 09 Gennaio 2009, 12:41:02
La competizione e le sfide si basano sul presupposto che ogni interazione sia un "gioco a somma zero". Un gioco a somma zero è quello in cui puoi o vincere o perdere, e non esiste una terza possibilità ("tertium non datur"). Si chiama "a somma zero" perchè sommando la vincita con la perdita si ottiene zero.
Questo è *uno dei modi* di interpretare un confronto, uno dei modi più limitati e che lasciano meno libertà d'azione.

Un gioco "a somma diversa da zero" è invece un gioco nel quale la soluzione non è contenuta nelle premesse, cioè dove esiste una terza possibilità (chiaramente, non c'è nessun motivo logico per cui la vita reale dovrebbe contemplare solo due soluzioni e non tre o quattro, anche tra loro equivalenti). Questa terza possibilità può emergere come invenzione di uno dei due contenenti che esula dalla competizione stessa e che quindi non si basa sulla traiettoria già tracciata dall'altra persona. E' in pratica un esercizio di libertà. Al contrario, accettando di pendere parte ad un gioco a somma zero, decidi di autolimitarti relativamente alle possibili soluzioni o alle possibili vie di crescita e di sviluppo, in base a quella che è la regola autodefinita del gioco.

Il problema in tutto ciò è che il potere dei "giochi a somma zero" è quello di imporre le proprie regole anche agli altri, sia che lo vogliano sia che non lo vogliano. Se cioè io, del tutto arbitrariamente, decido che tra di noi c'è una competizione, una soluzione "terza" da parte tua verrebbe vista come una TUA SCONFITTA, anche se tu non avevi nessuna intenzione di prendere parte alla competizione. In altre parole, nell'ottica di un gioco a somma zero, cioè di una competizione tradizionalmente intesa, la possibilità di non giocare non è contemplata ed anzi assimilata alla perdita. Inoltre le soluzioni del gioco sono stabilite come dicotomiche e biunivoche, sebbene non ci sia nessuna necessità logica per non considerare una terza o quarta possibilità.   

Per questo io considero la competizione un tarlo che corrode la libertà individuale.


falco

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Citazione di: johnny il 09 Gennaio 2009, 12:41:02
La competizione e le sfide si basano sul presupposto che ogni interazione sia un "gioco a somma zero". Un gioco a somma zero è quello in cui puoi o vincere o perdere, e non esiste una terza possibilità ("tertium non datur"). Si chiama "a somma zero" perchè sommando la vincita con la perdita si ottiene zero.
Questo è *uno dei modi* di interpretare un confronto, uno dei modi più limitati e che lasciano meno libertà d'azione.

Un gioco "a somma diversa da zero" è invece un gioco nel quale la soluzione non è contenuta nelle premesse, cioè dove esiste una terza possibilità (chiaramente, non c'è nessun motivo logico per cui la vita reale dovrebbe contemplare solo due soluzioni e non tre o quattro, anche tra loro equivalenti). Questa terza possibilità può emergere come invenzione di uno dei due contenenti che esula dalla competizione stessa e che quindi non si basa sulla traiettoria già tracciata dall'altra persona. E' in pratica un esercizio di libertà.

Il problema in tutto ciò è che il potere dei "giochi a somma zero" è quello di imporre le proprie regole anche agli altri, sia che lo vogliano sia che non lo vogliano. Se cioè io, del tutto arbitrariamente, decido che tra di noi c'è una competizione, una soluzione "terza" da parte tua verrebbe vista come una TUA SCONFITTA, anche se tu non avevi nessuna intenzione di prendere parte alla competizione. In altre parole, nell'ottica di un gioco a somma zero, cioè di una competizione tradizionalmente intesa, la possibilità di non giocare non è contemplata ed anzi assimilata alla perdita. Inoltre le soluzioni del gioco sono stabilite come dicotomiche e biunivoche, sebbene non ci sia nessuna necessità logica per non considerare una terza o quarta possibilità.   

Per questo io considero la competizione un tarlo che corrode la libertà individuale.


Probabilmente potrei anche fare un esempio sbagliato, ma ti voglio racconatare una cosa che mi è successa.

Nella mia città va molto di moda chi sa menare o picchiare, e chi lo sa fare viene molto rispettato, se invece ti caghi sotto ti prendono per zimbello della situazione.
In poche parole se scappi davanti al pericolo sei un cagasotto, se rimani puoi rischiare anche di prenderle, ma uscire almeno con un po' di stile.

Una sera mi ritrovo con amici davanti ad un pub e a poca distanza da me intravedo due HB che guardavano verso di me, talché decido di aprirle, dopo una breve chiacchierata e reso chiaro il mio intendimento di conoscenza, mi fanno notare che i loro fidanzati che erano dietro di loro non sarebbero stati d'accordo.
Infatti me li vedo arrivare con aria non certo diplomatica, il primo impulso ad avere come dice l'evoluzione è combatti o fuggi.
Ho deciso di non agire in nessuno dei due modi, e mentre loro mi dicevano "ci prendi le mazzate" o "qua caschi brutto", ho messo in azione tutto quello che avevo imparato fino a quel momento, con il risultato di farmeli amici.

Quindi credo che ognuno di noi può uscire dal contesto sociale che il mondo ci oppone contro le nostre forze.

falco
"Un uomo può essere felice con qualsiasi donna purché non ne sia innamorato"  (O. Wilde)

johnny

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Citazione di: falco il 09 Gennaio 2009, 17:45:52
Probabilmente potrei anche fare un esempio sbagliato, ma ti voglio racconatare una cosa che mi è successa.

Nella mia città va molto di moda chi sa menare o picchiare, e chi lo sa fare viene molto rispettato, se invece ti caghi sotto ti prendono per zimbello della situazione.
In poche parole se scappi davanti al pericolo sei un cagasotto, se rimani puoi rischiare anche di prenderle, ma uscire almeno con un po' di stile.

Una sera mi ritrovo con amici davanti ad un pub e a poca distanza da me intravedo due HB che guardavano verso di me, talché decido di aprirle, dopo una breve chiacchierata e reso chiaro il mio intendimento di conoscenza, mi fanno notare che i loro fidanzati che erano dietro di loro non sarebbero stati d'accordo.
Infatti me li vedo arrivare con aria non certo diplomatica, il primo impulso ad avere come dice l'evoluzione è combatti o fuggi.
Ho deciso di non agire in nessuno dei due modi, e mentre loro mi dicevano "ci prendi le mazzate" o "qua caschi brutto", ho messo in azione tutto quello che avevo imparato fino a quel momento, con il risultato di farmeli amici.

Quindi credo che ognuno di noi può uscire dal contesto sociale che il mondo ci oppone contro le nostre forze.

falco

Lo credo anche io. Il tuo è un ottimo esempio di come si possa riuscire ad uscire dalla logica di un gioco a somma zero, trovando il "tertium" in una situazione che prevedeva un solo modo per vincere, e un solo modo per perdere.  :up:

Acqua

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Il "tertium" mi ha sempre affascinato, soprattutto perchè nutro una certa ammirazione per il dubbio, l'incertezza e l'insicurezza. Questi ultimi tre valori sono spesso ritenuti negativi, ma più a lungo vengono sopportati, più accrescono la comprensione del mondo.

Resta il fatto che troppo spesso, il non voler entrare in competizione è solo un modo per non ammettere che ci caghiamo sotto a partecipare alla bagarre.

Mi spiego: se ti piace una figa, e piace anche ad altri, hai dei competitori. Uscire dalla competizione vuol dire lasciar stare la figa; agire in modo originale invece, vuol dire semplicemente COMPETERE per la suddetta figa in maniera alternativa... ma pur sempre competere.

Best regards,
Acqua
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io sono perennemente in competizione con me stesso e con gli altri. cio' genera continua insoddisfazione, continua ansia, continua sotto-stima delle mie capacita'. il tutto funge pero' da stimolo per la ricerca continua del miglioramento (attenzione, che poi non e' detto si migliori davvero)