Problemi di Opener? La guida all'opener di IlPricipiante

Aperto da IlPrincipiante, 26 Novembre 2010, 04:54:07

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Kant

  • CSI-6
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Ma cos'è la bontà?
Temo che la risposta a questa domanda sia difficilissima.
Si può solo dire che essere buoni e giusti significa rispondere alla morale.
Ma..quante "morali" ci sono? Ne esiste una generale che sottende tutte le altre?

Sono d'accordo che non esista nulla di assoluto. Parlare di buono e giusto diventa quindi non possibile se non riferito ad una morale o etica precisa.
Relativamente alle differenze tra i due sessi nel momento più importante dell'unione e della vita di essi, ovvero l'amore, si può sostenere che è il sesso femminile quello che poggia sull'altro, ovvero lo sfrutta facendosi mantenere e proteggere, e alle volte tradendone la fiducia sottobanco.
Le donne sono opportuniste, e relativamente all'amicizia, queste possono socializzare quanto vogliano, ma i loro rapporti sono del tutto superficiali. Lo si capisce al primo banco di prova, ovvero quando c'è un uomo di mezzo.
L'amicizia maschile è invece un patto di vita.
Era questo che volevo dire. Mi pare che sia il genere maschile quello che si prodiga di più, e a questo riconosco una menzione di merito.
Ma è una menzione, e su questo sono in accordo con te che non glorifica un plus di bontà fine a se stesso, ognuno svolge il proprio ruolo che è complementare a quello dell'altro.
Ma in questo senso, esiste la bontà scissa da qualsivoglia interessere personale? Secondo me no.

Naddolo

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se mescoli bontà con interesse personale cadi in un controsenso...se agisco, come è normale che accada, per interesse personale, non si può parlare di bontà... per questo un essere autenticamente buono, che non agisca per tornaconto, ma facendo esclusivamente quello che ritiene moralmente giusto, è un caso raro e pazzesco!

Despotes

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Sulla bontà e sulla cattiveria ideolicamente parlando è molto difficile.
I due termini hanno valenza quasi utopica, dal momento che non tiene conto dalla gamma emozionale estremamente ampia che porta un uomo a compiere un'azione.
Quindi giudicare un'azione buona o cattiva a prescindere è sbagliato, ed altrettanto sbagliato e considerare l'uomo o la femmina cattive o buone.
Poi c'è gente che spaccia i dati carcerari come la sintomatologia di una società dove le donne sono le vittime e spesso e volentieri represse dallo stra-potere maschile, senza anche specificare i dati se siano relativi al livello mondiale o relativi al caso italiano.
Wikipedia:
Le donne sono una percentuale assai bassa della popolazione carceraria italiana: nel 2006 erano 1.670, contro 37.335 uomini (il 4,3% in media della popolazione detenuta, a fronte di una media europea del 5%). Ciò è da attribuirsi fondamentalmente alla possibilità da parte delle detenute di accedere a trattamenti particolari (detenzione domiciliare, custodia attenuata e così via).

Certo la parte in grassetto non cambia molto la situazione, ma c'è anche da ricordare che la violenza domestica spesso e volentieri non vieni denunciata sia dalle femmine, ma soprattutto dai maschi, i quali mai ammetterebbero di essere "picchiati" dalla loro "dolce" metà.

Cito dei documenti che parlano dei rapporti domestici tra uomo e donna che degenerano, relativamente agli USA e Canada, in cui la donna ha raggiunto una maggiore emancipazione rispetto alla totalità del panorama europeo, e rispetto, soprattutto, al mondo arabico e medio-orientale.
Quindi prendendo in considerazione un paese in cui c'è, o quasi, la totale parità giuridica e intellettuale tra uomo e donna, la violenza in ambito domestico( che può essere sintomo di aggressività o cattiveria) è esercitata da entrambi i sessi in modo paritario.

USA Today - 29 giugno 1994

Abusi coniugali reciproci - di Warren Farrell, Ph. D.

Il più grande mito che il caso O.J. Simpson può rafforzare è quello che la violenza in ambiente domestico è una strada a senso unico (uomo-a-donna), e il suo corollario, che la violenza maschile contro le donne è un risultato della mascolinità.

Quando cominciai i 7 anni di ricerca su questi temi in preparazione di "Il mito del potere maschile", iniziai con queste due assunzioni essendo l'unico uomo in USA ad essere stato eletto 3 volte all'ufficio di direttore dell'Organizzazione Nazionale delle Donne di New York City e tali assunzioni erano indiscusse nei circoli femministi.

La mia prima scoperta - che in USA e Canada più del 90% delle denunce di violenze in ambiente domestico alla polizia erano da parte di donne, e non di uomini - sembrava confermare queste assunzioni. Ma in seguito il quadro divenne più complesso.

Circa una dozzina di studi in USA e Canada chiedevano ad entrambi i sessi con che frequenza picchiavano l'altro, tutti scoprivano che le donne picchiavano gli uomini o più frequentemente o tanto spesso quanto gli uomini le donne.

Due degli studi principali - di Suzanne Steinmetz, Murrey Strauss e Richard Gelles - davano per assunto che gli uomini picchiassero le donne in maniera più grave, così divisero la violenza in ambiente domestico in sette diversi livelli di gravità. Essi furono sorpresi dallo scoprire che i livelli più gravi di violenza erano perpetrati da donne ad uomini.

Tuttavia c'è un caveat. Gli uomini che picchiavano le donne procuravano lesioni maggiori del caso contrario. In ogni caso, questo caveat aveva il suo proprio caveat: era proprio perché i colpi degli uomini facevano più male, che le donne ricorrevano a metodi più drastici (es.: versare dell'acqua bollente addosso al marito o scagliare una padella sulla sua faccia). Queste scoperte furono supportate dal rapporto del Census Bureau:

Nel 1977, il Census Bureau americano condusse la Ricerca Nazionale sul Crimine, monitorando 60.000 famiglie ogni 6 mesi per tre anni e mezzo. Venne rilevato che le donne usavano armi contro gli uomini nell'82% dei casi; gli uomini usavano armi contro le donne nel 25% dei casi. Soprattutto si notò che persino le donne riconoscevano di picchiare gli uomini più di quanto gli uomini picchiassero le donne.

L'elemento chiave, quindi, è chi innesca questo ciclo di violenza. Steinmetz, Strauss e Gelles scoprirono che spesso sono le donne ad iniziare. Perché? In parte, quando credono che gli uomini possano prendere l'iniziativa - e per paura quindi di diventare un punching ball e di non poter contrattaccare.

Ero ancora un pò incredulo. Chiesi a migliaia di uomini e donne nei miei workshop di numerare tutte le relazioni in cui avevano picchiato il partner prima che questi avesse fatto mai il contrario, e viceversa.

Circa il 60% delle donne riconosceva di essere stata più spesso la prima a colpire; tra gli uomini circa il 90% dichiarava che il partner femminile era stato il primo a colpire.

Ancora sentivo che la violenza era un risultato della mascolinità. Avevo ragione a metà. Gli uomini sono responsabili per la maggior parte della violenza manifestata fuori casa. Ma, quando scoprii che il 54% delle donne lesbiche ammette la presenza della violenza nella sua attuale relazione, mentre solo l'11% delle coppie eterosessuali registra atti di violenza, io mi resi conto che la violenza in ambiente domestico non è un prodotto della biologia maschil[...]
la continuazione la posterò più avanti chi è interessato


Perché denunciamo con forza la violenza domestica contro le donne e non siamo neppure a conoscenza della violenza contro gli uomini in ambiente domestico?


Riguardo alla questione della violenza maschile, c'è da evidenziare altresì un inconfutabile dato di fatto: le principali vittime della suddetta violenza, sono gli stessi uomini anziché le donne.

Per tutta una serie di motivi (*), le cui origini sono da ricercare anzitutto in Madre Natura, in tutte le culture gli uomini uccidono altri uomini da venti a quaranta volte di più di quanto le donne uccidano altre donne.
Basti dire che anche in Italia, nel 2006, il 92,2% degli uomini assassinati, è stato vittima di altri uomini.

Viceversa, quando le donne uccidono, uccidono quasi sempre degli uomini.
Per esempio, negli USA, nel periodo compreso fra il 1954 e il 2004, le donne hanno ucciso 60.000 persone; di queste, il 90% apparteneva al sesso maschile.
E in almeno la metà dei casi, li hanno uccisi gratuitamente, non per legittima difesa o altro.


Di più. Molto spesso le donne sono solite agire per interposta persona, ovvero sono le mandanti...
Infatti, quante volte gli uomini hanno ucciso e uccidono, perché istigati da una donna...?



Non solo. Quando una madre uccide un/a figlio/a (**), le condizioni psichiche-emotive e l'intenzionalità condizionano il giudizio e la pena molto di più di quanto non avvenga per i padri che di regola vengono giudicati e condannati in base a dati oggettivi: reato compiuto ed effetti prodotti.

Già negli anni Settanta, negli Stati Uniti, Philip Resnick osservava una netta tendenza a considerare "malate" più che "assassine" le donne che uccidevano i propri figli, con il risultato che il 68% finiva in ospedale psichiatrico e solo il 27% in prigione. Per i padri assassini la proporzione era invertita: il 72% in prigione o dal boia e il 14% in manicomio.

Anche in Italia, da uno studio svolto dal Centro Studi Psicologia Applicata sulle perizie psichiatriche disposte per i reati contro la persona nel periodo compreso tra il 1978 e il 1994, emerge l'assoluta prevalenza di femmine (13 contro 5 degli uomini) nell'uccisione dei figli, reato che rappresentava il 54% degli omicidi femminili. In questi casi le femmine non erano mai giudicate capaci di intendere e di volere mentre gli uomini risultavano in possesso delle proprie facoltà, dunque imputabili, nel 40% dei casi.


Stessa violenza, due pesi e due misure.


(*) In tutto il regno animale, quando la femmina deve investire più calorie e rischi in ogni nuovo nato (nel caso dei mammiferi per tutta la gravidanza e l'allattamento), investe anche di più nel suo accudimento dopo la nascita: rimpiazzare un figlio, infatti, è più costoso per la femmina che per il maschio.
La differenza di investimento si accompagna a una maggiore competizione fra i maschi per le occasioni di accoppiamento, perché accoppiarsi con molti partner dà più probabilità di moltiplicare il numero di figli di un maschio che di una femmina. Quando il maschio medio è più grosso della femmina media (come avviene fra gli esseri umani), questo rivela una storia evoluzionistica di maggiore competizione dei maschi per le occasioni di accoppiamento. E a una storia di selezione per competizioni a posta alta rimandano anche altri tratti fisici degli uomini, come la pubertà più tarda, la superiore forza fisica e la vita mediamente più breve.
(**) Studi condotti negli USA, hanno dimostrato che nel 65% dei casi, le madri infanticide uccidono dei neonatI anziché delle neonatE.



Acqua

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Citazione di: kant il 28 Novembre 2010, 19:22:23.
L'amicizia maschile è invece un patto di vita.
Mmm... questa frase è dettata dal fatto che sei maschio, non da una concreta differenza nelle amicizie tra maschi o femmine.

Citazione
Ma in questo senso, esiste la bontà scissa da qualsivoglia interessere personale? Secondo me no.
E qui hai ragione. La bontà è un dare che punta ad un ritorno molto indiretto. Più indiretto il ritorno, maggiore l'illusione di bontà.
Poi si ritorna alla questione: do retta alla biologia o vivo la vita seguendo delle sane emozioni? Sto dando un euro al mendicante perchè sono "buono", o per sentirmi meglio?

C'è un'illusione nel dare che imho va seguita, perchè oltre a dare soddisfazione personale, si finisce per fare concretamente qualcosa di bello. Ho avuto un periodo di cinismo totale, in cui non credevo più in niente. Adesso di fondo pendo lo stesso, ma agisco come se ci fosse altro, anche se la biologia non lo definisce. Cerco di guardare alla big picture, di pensare meno a me e più all'insieme. E un po' ci credo. Le spalle sono meno tese, mi riesce più facile parlare tanto per parlare, sto meglio.
Whenever you find yourself on the side of the majority, it is time to pause and reflect. - M. Twain
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100% Maschio Alphonso

Naddolo

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@ despotes

mi interessa il seguito, posta anche in pvt se vuoi

james.mar

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Citazione di: nad84 il 28 Novembre 2010, 21:38:34


mi interessa il seguito, posta anche in pvt se vuoi
in pvt stocaxxo!

posta qui che è interessante  :D

Despotes

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Va bene, continuo.

Le donne abusano degli uomini: è più diffuso di quanto non si pensi


Estratto da un supplemento speciale del Washington Post, 28 dic. 1993

di Armin A. Brott

"Malgrado l'evidenza circa la violenza femminile sugli uomini, molti gruppi cercano attivamente di impedire che si affronti questo tema. La Steinmetz ricevette minacce verbali e telefonate anonime da parte di gruppi femminili radicali che minacciavano di nuocere ai suoi figli dopo che ebbe pubblicato "The Battered Husband Syndrome" nel 1978. Lei dichiara di trovare ironico che le stesse persone che dicono che la violenza iniziata dalle donne è esclusivamente autodifesa facciano così in fretta a minacciare violenza contro persone che non fanno altro che pubblicare uno studio scientifico.

La storia della Steinmetz non è la sola. Dieci anni dopo questo studio, R.L. McNeely, un professore della School of Social Welfare dell'Università del Wisconsin, e Gloria Robinson-Simpson pubblicarono "The Truth about Domestic Violence: A Falsely Framed Issue". L'articolo esaminava vari studi sulla violenza in ambiente domestico e concludeva che la società deve riconoscere che gli uomini sono vittime "o si starà considerando solo parte del fenomeno".

Poco tempo dopo, McNeely ricevette delle lettere da un'organizzazione femminile della Pennsylvania che minacciava di usare la propria influenza a Washington per bloccare i fondi per la ricerca. Robinson-Simpson, che scoprì alcuni dei dati più importanti, fu lasciata a lungo a sé stessa. Secondo McNeely, "lei, una giovane assistente, fu creduta "raggirata"" dal professore maschio."(fine della citazione)


La ricerca ritiene che i sostenitori dei centri contro gli abusi peggiorano il problema

Washington Times, 31 gennaio 1994

Sezione A, Joyce Price

Murray A. Strauss, un sociologo e co-direttore del Laboratorio di Ricerca sulla Famiglia dell'Università del New Hampshire, accusa "le donne dei movimenti contro gli abusi" di negare che le donne abusino fisicamente dei mariti, degli ex mariti e dei fidanzati, di dare poca importanza a tali abusi. "Esiste questa finzione nei movimenti contro gli abusi, che in ogni caso è lui, non lei" il responsabile delle aggressioni in ambito familiare", ha dichiarato il dott. Strauss in una recente intervista.

Il dott. Strauss ha dichiarato che almeno 30 studi sulla violenza in ambiente domestico - compresi alcuni da lui condotti - hanno dimostrato che i due sessi sono ugualmente imputabili. Ma ha aggiunto che alcune ricerche, come un recente rapporto nazionale canadese, "hanno omesso i dati sulle donne che abusano degli uomini...perché politicamente imbarazzanti." Donne e uomini "sono quasi identici" in termini di frequenza di aggressioni come schiaffi, spinte e calci, ha dichiarato il dott. Strauss.

Usando le informazioni sulle coppie sposate avute da 2994 donne nel Rapporto Nazionale sulla Violenza in Famiglia del 1985, il dott. Strauss ha detto di aver riscontrato una percentuale di aggressioni da parte delle mogli del 124 per mille coppie, contro il 122 per mille di aggressioni da parte del marito.

La percentuale di aggressioni lievi da parte delle mogli era del 78 per mille coppie, e la percentuale di aggressioni lievi da parte dei mariti era del 72 per mille. Per la categoria delle aggressioni gravi, percentuale era del 46 per mille coppie per le aggressioni da parte delle mogli e 50 per mille per le aggressioni da parte dei mariti. "Né la differenza è statisticamente diversa", ha scritto Strauss sulla rivista Issues in Definition and Measurement. "Dato che queste percentuali sono basate esclusivamente su informazioni fornite da intervistati donna, la quasi equivalenza nelle percentuali di aggressioni non può essere attribuita a pregiudizi di genere nel raccontare." (fine della citazione)


L'articolo che segue è stato scritto da Judith Sherven e James Sniechowski di Los Angeles. Lei è una psicologa e lui ha anche un dottorato.

Donne e uomini ugualmente colpevoli di abusi domestici

"Ancora una volta, il mito del malvagio maschio assalitore e della perfetta, innocente donna vittima viene diffuso come vangelo. La discussione è nazionale. La collera e il dolore, palpabili. Solo quando verremo a patti con il fatto che la violenza in ambiente domestico è responsabilità sia di uomini che di donne, potremo mettere fine a questo orribile incubo.

La violenza in ambiente domestico non è una questione di alternative. Non è colpa dell'uomo o della donna. E' un problema di condivisione. Sia l'uomo che la donna sono lanciati nella loro danza di distruzione reciproca, nella loro incapacità di intimità e apprezzamento delle differenze. Essi hanno bisogno l'uno dell'altro per perpetuare i drammi personali e collettivi di inganni e tradimenti, e così, deplorevolmente, non possono nemmeno lasciarsi.

Questa è un'idea molto strana per chi è cresciuto con i film in cui "l'eroe" trionfa sul "malvagio" e salva la dama dal pericolo. Ma per arrestare la piaga della violenza in ambiente domestico, dobbiamo alterare la nostra prospettiva. Fatti:

· La metà degli omicidi coniugali viene commessa da donne.

· Il Rapporto Nazionale sulla Violenza in Famiglia del 1985, finanziato dall'Istituto Nazionale di Igiene Mentale e supportato da molti altri rapporti, rivelò che donne e uomini abusano gli uni degli altri quasi in numero approssimativamente uguale.

· Le mogli hanno dichiarato di essere più spesso gli aggressori. L'uso di armi per superare lo svantaggio fisico, non rientrava solo nel bisogno di difendersi.

· Mentre attualmente 1,8 milioni di donne hanno subito una o più aggressioni da parte del marito o del fidanzato, 2 milioni di uomini sono stati aggrediti dalla moglie o dalla fidanzata, secondo uno studio sulla violenza nelle famiglie americane pubblicato nel Journal of Marriage and Family. Questo studio ha rivelato anche che il 54% delle violenze definite "gravi" sono attribuite a donne.

· Il Journal for the National Association for Social Workers rilevò nel 1986 che tra i teenager che escono assieme, le ragazze erano violente più di frequente dei ragazzi.

· Le madri abusano dei loro figli in una percentuale che è circa il doppio rispetto ai padri, secondo le agenzie statali di protezione dell'infanzia monitorate dalla Children's Rights Coalition.

· A causa dei pregiudizi sugli uomini che si lasciano picchiare dalle donne, le donne che denunciano gli abusi subiti alle autorità sono 9 volte più degli uomini.

Nel 1988, R.L.McNeely, un professore della School of Social Welfare dell'Università del Wisconsin, pubblicò ""The Truth about Domestic Violence: A Falsely Framed Issue" rivelando ancora una volta il livello di violenza contro gli uomini da parte delle donne. Tali fatti, comunque, sono "politicamente scorretti". Anche 10 anni prima, Susan Steinmetz, direttrice del Family Research Institute all'Università dell'Indiana ricevette minacce di danni ai propri figli da parte di gruppi femminili radicali dopo aver pubblicato "The Battered Husband Syndrome".

perché noi, come cultura, siamo restii a svelare la responsabilità delle donne nelle violenze in ambiente domestico? Perché ci aggrappiamo all'immagine pura e verginale della "damigella in pericolo"? Se fossimo sinceri riguardo al cambiamento, dovremmo riconoscere la verità: le donne sono parte integrante della violenza in ambiente domestico. Il movimento femminista reclama eguali diritti per le donne. Se è così, allora le donne dovrebbero assumersi la responsabilità per il loro comportamento e il loro contributo alla violenza in ambiente domestico. Altrimenti resteremmo in una situazione distorta che annebbia la verità. Solo la verità ci mostrerà la via d'uscita dall'epidemia di violenza che sta distruggendo le nostre famiglie e la nostra nazione." (fine della citazione)

TermYnator

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Citazione di: Despotes il 28 Novembre 2010, 20:47:27
Poi c'è gente che spaccia i dati carcerari come la sintomatologia di una società dove le donne sono le vittime e spesso e volentieri represse dallo stra-potere maschile, senza anche specificare i dati se siano relativi al livello mondiale o relativi al caso italiano.
Wikipedia:
Le donne sono una percentuale assai bassa della popolazione carceraria italiana: nel 2006 erano 1.670, contro 37.335 uomini (il 4,3% in media della popolazione detenuta, a fronte di una media europea del 5%). Ciò è da attribuirsi fondamentalmente alla possibilità da parte delle detenute di accedere a trattamenti particolari (detenzione domiciliare, custodia attenuata e così via).

Premesso che sempre più, considero wikipedia una delle peggiori fonti di informazione mondiali, riporto il link alla pagina ISTAT contenente i dati sulle persone denunciate.
I dati, rispecchiano fedelmente la situazione carceraria.
http://www.istat.it/dati/dataset/20080124_00/
Riguardo alla violenza in ambito domestico, faccio notare che gli omicidi on ambito domestico sono di poco superiori al 25% del totale italiano.

Nel 2000 ci siano state 226 vittime di omicidio volontario all'interno della famiglia, mentre nel 2003 si sono censite 201 vittime, nel 2004 il numero si è abbassato a 187 e poi ancora a 174 nel 2005.
Tra gli omicidi che si consumano in famiglia quelli di coppia (tra coniugi, conviventi, partner ed ex coniugi/partner) sono prevalenti. Per 68 uomini che uccidono la propria compagna 12 donne sono pronte a fare altrettanto, spesso in conseguenza delle violenze che subiscono dal marito.

(Fonte ANSA)

Quindi, da noi ( e poi vedremo il perchè specifico questo punto), la statistica americana non vale.
Ma anche considerando la statistica americana valida, rimane il dato comune sulla enorme prevalenza della violenza maschile su quella feminile al di fuori della famiglia.
L'indagine numerica, porta ad ovvie conclusioni: l'ambiente domestico, da un punto di vista sperimentale, è fuorviante, ovvero al fatto che i comportamenti tipici dei sessi, vengono appiattiti, se non annullati nell'ambito del rapporto di coppia (il che, è perfettamente in linea con la complementarietà dei due sessi).

Faccio inoltre notare, che l'istituto governativo sulla salute mentale americano, ha pubblicato un dato piuttosto interessante, secondo il quale il 54% degli americani ha accusato almeno una volta nella vita un disturbo mentale, mentre un americano su tre soffre di patologie che vanno dall'anzia alla schizofrenia passando per tutto il resto.
Detto ciò, non ritengo le statistiche fatte sugli americani un indice valido a livello mondiale:
se vogliamo farlo, dobbiamo considerare tutto il mondo popolato da ciccioni depressi...
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#53
Citazione di: nad84 il 28 Novembre 2010, 19:33:06
se mescoli bontà con interesse personale cadi in un controsenso...se agisco, come è normale che accada, per interesse personale, non si può parlare di bontà... per questo un essere autenticamente buono, che non agisca per tornaconto, ma facendo esclusivamente quello che ritiene moralmente giusto, è un caso raro e pazzesco!

Giustissimo: + :up:
Motivo per il quale ho evidenziato il come prendere leggi naturali non possa che far pendere l'ago della bilancia in una direzione che non necessariamente è quella che cerchiamo.
Ritengo però, che in questa ottica, le donne siano comunque più portate dei maschi all'azione gratuita, caritatevole e quindi senza un ritorno.
Ultima modifica: 29 Novembre 2010, 09:12:14 di TermYnator
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Citazione di: TermYnator il 29 Novembre 2010, 09:00:43
Premesso che sempre più, considero wikipedia una delle peggiori fonti di informazione mondiali...

:'( :mad:



Citazione(Fonte ANSA)
:-? :lol:

non ci siamo... mi denigri Wiki e poi come fonte usi la principale agenzia di stampa di un paese che come libertà di stampa è a pari merito con il Burkina Faso... tra Taiwan (48esima) ed El Salvador (51esima).

n.b. rileggi questa ultima frase con sottofondo di bongo e toncas e capirai cosa intendo  ;D


A.


...ovviamente IMHO
=> Se ti sei sentito infastidito da questa mia risposta,
se pensi che io sia presuntuoso,
saccente o più semplicemente un rompicoglioni...
invece di guaire sterili offese da BETA,
mandami un PM e dai un senso alla tua protesta !!!
Ci conto !!! :) <=

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Citazione di: Kleos il 29 Novembre 2010, 10:05:19
Che i beta (quelli non li chiamo uomini...) siano più violenti delle donne non ci sono dubbi, credo.
Ma allo stesso tempo dire che i maschi siano più "cattivi" delle donne non mi sembra corretto: ci sono molti modi di esercitare la cattiveria che non possono essere riassunti mediante dati numerici.
La mia domanda però è: qual'è il senso di questo discorso? Cioè, a che serve stabilire quali due due sessi è più "cattivo"?

Credo che l'interesse sia di tipo statistico evolutivo, ovvero come sono mutate le cose nel corso degli anni per verificare eventuali cambi di tendenza che potrebbero anche significare (appunto) uno sconvolgimento evolutivo della specie...

pensa infatti se un giorno le galline iniziassero a schierarsi contro il gallo del pollaio, sai quante sberle ?
mi sa che dovrai imparare a cucinare le uova di quaglia  ;D


A.
...ovviamente IMHO
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se pensi che io sia presuntuoso,
saccente o più semplicemente un rompicoglioni...
invece di guaire sterili offese da BETA,
mandami un PM e dai un senso alla tua protesta !!!
Ci conto !!! :) <=

Beeblebrox

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consiglio di dare una lettura a questo pdf, per vedere uno degli argomenti più tabù della nostra società:
http://www.psychomedia.it/pm/grpind/separ/pelizzari.pdf

Maschio Alpha

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Citazione di: Kleos il 29 Novembre 2010, 17:22:10
Bah, non credo che si siano verificati cambi di tendenza nell'animo umano. E non credo a uno sconvolgimento evolutivo della specie. E soprattutto, anche se fosse, non me ne importerebbe niente  ;D
Per cui tolgo il disturbo da questo thread, scusate l'intrusione  :)


Stai scherzando vero ? ... non parla di preistoria... mia nonna è diversa dalla mia ultima ex, e non parlo solo fisicamente ( ;D), intendo proprio come modo di concepire la parità dei sessi e l'attribuzione dei diritti.
Credo che ad ogni generazione muti di poco ma con costanza.
...ovviamente IMHO
=> Se ti sei sentito infastidito da questa mia risposta,
se pensi che io sia presuntuoso,
saccente o più semplicemente un rompicoglioni...
invece di guaire sterili offese da BETA,
mandami un PM e dai un senso alla tua protesta !!!
Ci conto !!! :) <=

Naddolo

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Citazione di: Maschio Alpha il 30 Novembre 2010, 08:54:26

mia nonna è diversa dalla mia ultima ex, e non parlo solo fisicamente ( ;D), intendo proprio come modo di concepire la parità dei sessi e l'attribuzione dei diritti.



stai confondendo gli ovvi cambiamenti dovuti al mutare delle condizioni sociali, storiche, di costume ecc, con dei cambiamenti di struttura dell'essere umano, che per prodursi necessiterebbero di ben più tempo di quanto dici tu (la 60ina di anni tra la tua ex e la nonna); il nostro hardware, passatemi il termine, è ancora sostanzialmente uguale a quello dei nostri progenitori nelle caverne; da qui nascono molti dei problemi del vivere moderno: non siamo affatto tarati per vivere come si vive oggi; con la razionalità si tenta di adattarsi, ma gli scompensi sono molti

Ma, tornando al topic: che gli esseri umani, nei tratti di fondo, siano sostanzialmente invarianti alle culture e ai processi storici (qualcuno potrebbe tirare in ballo quasi un concetto di natura umana, se non fosse ormai stato quasi del tutto lasciato perdere come concetto) te lo dimostra

a) gli studi sui miti; si trovano gli stessi miti anche in popolazioni che non hanno avuto contatti, ed in epoche diverse (leggasi ad es gli studi di Jung)
b) gli studi sulle espressioni facciali di eckman, che dimostrano come pure queste siano invarianti rispetto alle culture

Naddolo

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Citazione di: Kleos il 30 Novembre 2010, 15:14:52

Nessuno si ricorda mai del povero Kerenyi  :(



E' vero! ma personalmente a parte qualche cosetta letta qua e la sono profondamente ignorante circa kerenyi  :(

volendo poi ce ne sono molti altri, da mircea eliade, a levi strauss o a bataille; ho citato jung perchè l'unico di questi su cui posso parlare con un minimo di cognizione